sabato 24 novembre 2012

Da Scampia a Gaza, storia di nani e giganti


Gaza, bambini

Un po’ sono arrabbiato con me stesso perché mi sono accorto di questa storia molto tardi. Ma dato che l’attualità ci ricorda che il martirio del popolo di Gaza non accenna a finire, è il momento giusto per parlarne e riparare al non detto.

Questa storia comincia il 7 ottobre 2010, quando la deputata PDL Fiamma Nirenstein organizza a Roma la manifestazione “Per la verità, per Israele” che ha lo scopo di:
tornare alla verità, quella di Israele assediata da nemici che lo circondano d'odio, terrorismo e missili, quella di una società democratica invisa a Paesi e gruppi per cui l'oppressione contro i propri popoli è pari alla determinazione di distruggere lo Stato Ebraico, l'unica democrazia dell'area mediorientale. 
Il sito dell’organizzazione è questo.

Partecipa alla serata, tra gli altri, Roberto Saviano, che nel suo intervento di cinque minuti “elogia lo stato ebraico come luogo di libertà e civiltà. Nel suo discorso, lo scrittore ha parlato delle sue origini semite e ha dichiarato che Israele è una «democrazia sotto assedio», Tel Aviv è «una città che non dorme mai, piena di vita e soprattutto di tolleranza, una città che più di ogni altra riesce ad accogliere la comunità gay» e che «i profughi del Darfur, ad esempio, vengono accolti in Israele»” (da Wikipedia).
Ecco il video dell'intervento di Saviano, alzate il volume perché la ripresa è pessima:


Il 10 ottobre 2010 Vittorio “Vik” Arrigoni, il gigante combattente per i diritti umani a Gaza, risponde a Saviano:


Vittorio sarà ucciso a Gaza il 15 aprile 2011. All'inizio del 2012, a chi chiede una risposta per Vittorio, Saviano dice

"Non mi ha fatto un invito. Non mi ha fatto nessun invito."
 
Un nano e un gigante, ma il gigante muore.
Doppia delusione da Saviano: primo perché uno scrittore come lui che ha avuto il dono di saper tradurre la sua sensibilità in parole e che ha raccontato la perdita della speranza a Scampia, dando una risonanza enorme all'illegalità e alla violazione dei diritti, ha anche i mezzi intellettuali per capire davvero che succede a Gaza.
Ma non li usa.
Secondo, perché proprio per le sue origini in parte semite, aveva la possibilità di dire “fratelli, state sbagliando”.
Ma non lo ha fatto.
Non è la tragica attualità di Gaza che mi ha portato a parlare di questa vicenda, ma un libro:


Da questo libro, scritto dalla mamma di Vittorio, ho imparato tanto. Da Vittorio, che ha dato tutto se stesso per la difesa dei più elementari diritti umani a Gaza, e da Egidia, che come madre ha sostenuto l'opera di Vittorio fino alla fine, anche quando sapeva che un giorno sarebbe arrivata una telefonata. Ma non di Vittorio.
Restiamo umani.*


* “Restiamo umani”: con queste due parole Vittorio terminava ogni suo scritto da Gaza e ogni suo intervento in voce. Lo usava ripetutamente anche quando un suo compagno, esasperato, minacciava di prendere le armi contro Israele. 
E' stato fatto proprio da tutti gli attivisti per i diritti umani che operano nella striscia di Gaza. Con questo nome è nata un'organizzazione che ha prodotto un “reading movie” di cui alcuni spezzoni sono disponibili on line: qui.

sabato 17 novembre 2012

Perché ciò che sembra democrazia diretta non lo è.



Prendo spunto da un'intervista a Gustavo Zagrebelsky, per fare qualche riflessione sulla situazione italiana e soprattutto sul Movimento 5 Stelle, in vista delle non lontane elezioni politiche che ne vedranno sicuramente l'affermazione. 

È un fatto che il popolo è disgustato, e ne ha tutte le ragioni.
È un altro fatto che questo popolo ha bisogno di speranza, penso soprattutto a chi non lavora ancora, a chi non lavora più, a chi è abbandonato dallo Stato. E penso anche a chi, come me, vorrebbe vedere un paese sempre più arretrato finalmente evolvere, che sappia investire sulla conoscenza.
È ancora un fatto che gli italiani hanno tutto il diritto di non votare più nessuno della vecchia guardia. E nel “vecchio” annovero anche i rottamatori che si travestono da nuovo ma che non farebbero altro che perpetuare le scellerate logiche di bottega.

Con queste premesse, sembrerebbe logico arrivare a tre sole possibili alternative:
- non votare;
- votare per chi garantirà la continuità del governo tecnico;
- votare per il Movimento 5 Stelle.

Ho detto "sembrerebbe" perché nessuna delle tre è cosa buona e giusta.

1 - Non votare.
E' un'ipotesi che escludo, perché non posso convivere con il pensiero di aver delegato ad altri quello che viene chiesto a me.
Le elezioni politiche sono un “parlare ora o tacere per sempre”, perché purtroppo il partito del non-voto non ha rappresentanti in parlamento. Se poi mi fanno una legge che non mi va con chi me la prendo? Prendo a testate il muro?
La decisione di non votare ha due soli possibili sbocchi: pentirsene o essere condannati al "Non ragioniam di lor, ma guarda e passa".   

2 - Votare per la continuità del governo tecnico.
Non si può continuare ad assumere i farmaci che andavano bene quando il paese era in coma (non che ora stia bene, ma l'encefalogramma non è più piatto). Dopo la tragica esperienza B, la cura da cavallo era obbligatoria, ma, a lungo andare, ucciderebbe.
La vittima sarebbe la dialettica tra i partiti, che non servirebbero più. “Fantastico!” obietterà qualcuno, ma questo qualcuno ha studiato poco la storia: è inesorabile scivolare verso la concezione del popolo caprone che “non vuol governare, ma esser governato, e avere la sua pace”.
E ancora:
"Governare gli italiani non è difficile, è inutile".
Già, Eia! Eia! Alalà.


3 - Votare per il Movimento 5 Stelle.
Il pilastro dell'M5S è la democrazia diretta, ma dobbiamo ragionarci un po' su. Nell'intervista Zagrebelsky afferma:

la democrazia del M5S vuole essere, attraverso l'uso della rete, una forma di democrazia diretta. Ma si dovrebbe sapere che la sola via per la democrazia diretta come regola è il plebiscito. L'idea della sovranità del singolo, il quale versa la sua voce nel calderone informatico, è un'ingenuità, un inganno. Su questo punto, il movimento di Grillo dovrebbe essere incalzato. Invece di scagliare vuote parole come "antipolitica", si dovrebbe spiegare che cosa è una forza politica basata sulla rete: democrazia diretta, sì; ma diretta da chi? La rete informatica può facilmente essere una rete nelle mani di uno o di pochissimi”.

Ha ragione. Se poi andate a leggere questa intervista a Beppe Grillo di Gian Antonio Stella, superato il primo momento del “cavolo, ha ragione Grillo” (il populismo fa presa su chiunque) vi resterà in mano una serie eccessiva di “vedremo”, in risposta alle domande “Sì, ma come?”. Per non parlare dei paventati “tribunali del popolo”. 
 
Una buona dose di democrazia diretta va benissimo, complementare alla democrazia rappresentativa. Invece dall'intervista io ho capito che l'M5S vuole pressoché sostituire la democrazia rappresentativa con quella diretta. Impossibile, come sarebbe impossibile anche in Svizzera, modello molto citato dall'M5S, spessissimo a sproposito.
Se andate a leggere il forum dell'M5S, dove cittadini e candidati avanzano le loro proposte, c'è da rimanere davvero perplessi sull'ignoranza del modello svizzero. Ecco un paio di corbellerie riprese da molti: 
 
Tutte le leggi sono sottoposte a consultazione popolare”. Balle. Anche se è vero che gli svizzeri votano spesso, solo una piccola parte delle leggi è sottoposta a referendum. Se v'interessa conoscere le regole andate a leggere gli articoli 140 e 141 della costituzione svizzera, qui.
La Svizzera è un paese neutrale e non fa guerre grazie alla democrazia diretta”. Balle. La neutralità della Svizzera deriva dalla secolare vocazione mercenaria del suo esercito. Se vuoi mercato, non puoi prendere le parti di nessuno. Inoltre, le questioni di sicurezza nazionale sono escluse dalla possibilità di referendum.

Idee ben confuse, mi pare, nel Movimento 5 stelle. L'assoluta necessità di cambiare tutto, insieme a quella di svecchiare un Paese che non evolve, è sacrosanta. Il salto nel buio è un'altra cosa.
Sarebbe un salto nel buio perché, tornando a Zagrebelsky:

La logica parlamentare consiste nel dialogo e nel compromesso. Quando una spina di - si dice - centocinquanta deputati diretti dal web sarà piantata in Parlamento, che ne sarà di questa logica? La nostra democrazia rappresentativa già fatica, anche a causa dei tanti "vincoli di mandato" che legano i deputati a lobbies e corporazioni. Che cosa succederà in presenza d'un gruppo consistente che, per statuto, deve operare irrigidito dalla posizione che è in rete: o sarà ridotto all'impotenza, o ridurrà all'impotenza l'istituzione parlamentare.

E ora leggete queste parole:
"Ci accusano di non accettare il dialogo con le altre parti politiche. Chi ci accusa ha ragione, perché le altre parti politiche devono solo scomparire".  
Chi le ha pronunciate non è Beppe Grillo ma Adolf Hitler, subito prima delle elezioni del 1932.


E allora? E allora tiro in ballo il mio amato “non lo so”, il più potente motore dei nostri neuroni. Io aspetto; decidere adesso rischia di escludermi dall'esame di nuove proposte e soggetti che potrebbero arrivare prima delle elezioni. A un certo punto i soggetti politici lo capiranno che o ci si presenta con idee veramente nuove o la strada per l'M5S è spianata. Per esempio mi sembra probabile che Monti decida di scendere in campo, a me non interesserebbe ma è un'alternativa. Per esempio potrebbe succedere qualcosa di veramente nuovo a sinistra, e quello m'interessa. Sto in campana.

sabato 13 ottobre 2012

100.000 e non è finita. Speriamo.

Lo stadio Camp Nou di Barcellona (clicca per ingrandire)

Di questi tempi è meglio che pensiamo ad altro.
Io sto pensando che il 7 dicembre sarò a Barcellona e lì devo assolutamente fare una cosa: visitare il mitico stadio Camp Nou.
Passione calcistica? Non è per quella. 

Io allo stadio Camp Nou devo andarci per fare un gioco: devo immaginare.
Guarderò com'è fatto un luogo dove possono stare sedute 100.000 persone, scorrerò il mio sguardo su centomila sedie vuote e poi...
E poi comincerò a riempire le sedie; quanto a immaginazione non sono secondo a nessuno e mi riuscirà facile.
Immaginerò che le sedie siano numerate da 1 a 100.000 e io mi siederò al penultimo posto, n. 99.999. Alla mia sinistra, all'ultimo posto, n. 100.000, sarà seduto uno dei miei figli. Alla mia destra, n. 99.998, sarà seduto uno dei miei genitori. A sua volta, il mio genitore avrà alla sua destra un suo genitore, uno dei miei nonni, e così via, di generazione in generazione fino al posto n. 1.
Sapete quanto tempo fa si è seduto qualcuno al posto n. 1? Circa tre milioni di anni, quella che sembra essere più o meno l'età della specie umana.
Guarderò lo stadio gremito di tutta la nostra storia, so già che mi commuoverò e poi farò alcune considerazioni:
  • solo le persone sedute agli ultimi 2 posti sanno cos'è un telefonino;
  • solo quelle agli ultimi 4 posti sanno cos'è un'automobile;
  • agli ultimi 7 posti sanno cos'è un'industria;
  • agli ultimi 14 posti sanno che la Terra non è piatta;
  • agli ultimi 67 posti sanno chi è Gesù;
  • agli ultimi 86 posti sanno cos'è la piramide di Cheope;
  • agli ultimi 250 posti sanno cos'è la scrittura;
  • agli ultimi 1300 posti sanno cos'è un graffito.
    Delle persone sedute dal posto n. 1 al posto n. 98.700 non sappiamo nulla.
    Solo pochissime evidenze ci dicono che intorno al posto 46.000 qualcuno aveva imparato a controllare il fuoco, ma tutto il resto lo possiamo solo ipotizzare, e sì che si tratta del 99% delle generazioni che ci hanno preceduto! 
     
    E poi c'è il posto n. 1. Chi era costui?
    Se lo vedessimo oggi, non potremmo fare a meno di pensare che si tratta di uno scimmione e mai lo comprenderemmo nella cerchia degli umani.
    Eppure lo era. Anche se non parlava, aveva fatto il passo più grande della nostra storia: si era alzato in piedi e aveva guardato avanti. Poi aveva alzato un braccio e indicato l'orizzonte a suo figlio, il primo insegnamento.
    A quell'orizzonte, alla fine del mondo, bisognava arrivarci, andare a vedere. Perché?
    Perché era nata la più meravigliosa e pericolosa creatura della storia della Terra, con la capacità di scegliere se essere meravigliosa o pericolosa.

    Da un po' abbiamo scelto di essere pericolosi ma possiamo sempre usare il nostro libero arbitrio per ravvederci.
    MI viene di pensare a volte che abbiamo ricominciato a guardare a terra, non più avanti. Andare al Camp Nou potrebbe far bene a tutti.
    Vogliamo costruire uno stadio più grande o la finiamo qui?

    mercoledì 1 agosto 2012

    Il futuro accade lunedì


    Come qualcuno sa, “io su Marte ci abito”, e quindi non sto nella pelle per ciò che accadrà lunedì 6 agosto, quando il più grande, pesante e attrezzato laboratorio che sia mai stato realizzato per l’esplorazione planetaria atterrerà su Marte: è il Mars Science Laboratory, affettuosamente battezzato “Curiosity”.

    Diciamo subito perché è importante questa missione: lo scopo è quello di cercare acqua e tracce organiche di una vita passata. Ci aspettiamo risposte che solo questo strumento ci potrà dare, almeno per molti anni a venire. La missione è costata due miliardi e mezzo di dollari, e sarà l’ultima “ricca” per molto tempo, dati i tagli al budget imposti dalla lunga crisi che stiamo vivendo.   

    Curiosity ha a bordo una serie senza precedenti di strumenti: una trivella, quattro spettrografi, tre telecamere di cui una in HD che ci regalerà le immagini dell’atterraggio, un laboratorio chimico automatizzato, un laser, un rivelatore di radiazioni e uno di neutroni (per la ricerca dell’acqua) una stazione di analisi dei dati ambientali e una per quelli atmosferici. Se v’interessano i dettagli sull’incredibile attrezzatura di Curiosity, andate qui.   Il tutto è grande come un’automobile e pesa 900 Kg; per questo ha bisogno di procedure di atterraggio completamente nuove.  

    Curiosity avrà il primo impatto con l’atmosfera marziana intorno alle 6.30 di lunedì, dopo un viaggio di poco più di otto mesi per coprire i circa 200 milioni di Km che ci separano da Marte. A quel punto inizieranno sette minuti drammatici in cui nulla deve andare storto, dato che nessun impulso inviato dalla Terra potrà intervenire a correggere alcunché, a causa della distanza. Un segnale radio terrestre, infatti, impiega quattordici minuti per arrivare su Marte.      
    In sette minuti la velocità di Curiosity dovrà scendere da 22.000 Km/h a zero, facendolo posare dolcemente sulla superficie.
    Il tutto, che adesso vedremo nei passi principali, sarà governato da un programma di 500.000 righe di codice installato nel computer di bordo. Margine di errore ammesso: nessuno.

    Prima di entrare in maggior dettaglio, godetevi questo filmato di 11 minuti (HD a pieno schermo, mi raccomando!) che simula tutto ciò che avverrà. Vi ricordate di “Wall-E”? Beh, invece qui sarà tutto vero:


    Non è fantastico?
    Dunque avete visto che la capsula contenente Curiosity si surriscalderà all’impatto con l’atmosfera e sarà questo attrito a ridurre la sua velocità fino a circa 2.000 Km/h. A questa velocità, a circa 7.000 metri dal suolo marziano, si aprirà il più grande paracadute supersonico mai costruito, questo (cliccate per ingrandire):


    Il paracadute è progettato per resistere a una spinta di 30.000 Kg e causerà una decelerazione pari a 6G, una roba che ucciderebbe qualunque essere umano.
    Subito dopo lo scudo termico si staccherà, consentendo alla telecamera e al radar di discesa di entrare in funzione. Il computer di bordo, in base alle informazioni ricevute dai due strumenti, sceglierà il punto esatto di atterraggio, che sarà nell’area del cratere Gale, questa:

    Area di atterraggio, clicca per ingrandire

    A circa 1.800 metri di altitudine il modulo di discesa si staccherà dall’involucro e i suoi retrorazzi rallenteranno ancora Curiosity fino all’altezza di 20 metri dal suolo. Qui succederà il bello: dato che la polvere sollevata dai razzi del modulo di discesa potrebbe danneggiare gli strumenti, il modulo lascerà cadere Curiosity che vi resterà agganciato per mezzo di un cavo lungo 6 metri, finché le ruote, che nel frattempo si saranno dispiegate in configurazione di atterraggio, non toccheranno la superficie marziana.

    Il modulo di discesa ha sganciato Curiosity che resta appeso ai cavi. Le ruote stanno per dispiegarsi, siamo a 20 m dal suolo.

    Appena toccato il suolo, delle cariche esplosive faranno staccare i cavi di sospensione e il modulo di discesa accelererà con i suoi razzi per allontanarsi e andare a cadere da qualche parte lontana da Curiosity.
    Il tutto, in 7 minuti, dovrà svolgersi in maniera perfetta e senza nessun possibile intervento umano. Ci sono in gioco due miliardi e mezzo di dollari e tanta aspettativa scientifica.  
    Un segnale, uno dei più attesi nella storia dell’esplorazione spaziale, partirà da Curiosity: “atterrato, tutto bene”. Ma il segnale ci metterà quattordici minuti per arrivare. Che suspence.  

    Il tutto in diretta TV, a partire dalle 6.30 del mattino (ora nostra) di lunedì 6 agosto, qui oppure qui.

    Non so se possiamo aspettarci delle immagini in diretta da Marte (sempre differite di quei fatidici quattordici minuti). In ogni caso, la NASA ci metterà a disposizione i filmati in un momento successivo. Io, che su Marte ci abito, sarò sul posto.    

    Poi comincerà il lavoro di Curiosity, che durerà circa due anni. Speriamo che la risposta attesa arrivi in tempo per farci diventare un po’ più umili e saggi.

    sabato 28 luglio 2012

    E a noi chi ci salverà?



    Sono molto contento del salvataggio dei beagle dalla barbarie farmaceutica e cosmetica, ma vorrei sapere chi salverà 20.000 famiglie che dipendono dall’ILVA di Taranto dalla barbarie del profitto senza scrupoli.
    Tutti, anch’io, abbiamo pensato “Ma come, proprio adesso?” alla notizia del sequestro dei reparti a caldo dell’acciaieria.
    In qualche modo abbiamo avuto dei dubbi sul tempismo dei magistrati; cosa vogliono, far saltare una polveriera già innescata?
    Per inquadrare in mano a chi è l’acciaieria, che produce il 92% della diossina emessa nell’atmosfera in Italia, vi invito a leggere questo estratto da Wikipedia (originale qui):

    Impianto di Taranto
    Nel 2001 il Tribunale di Taranto ha dichiarato Emilio Riva, il figlio Caludio ed altri dirigenti ILVA colpevoli di tentata violenza privata, per avere demansionato un gruppo di impiegati dell'ILVA nel 1998. La sentenza è stata confermata nel 2006 dalla corte di Cassazione.
    Nel febbraio del 2007 Emilio Riva è stato condannato a tre anni di reclusione e Claudio Riva a 18 mesi per omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro e violazione di norme antinquinamento, con riferimento alla gestione della cokeria dell'impianto di Taranto. Tale condanna è stata confermata in secondo grado: il 10 ottobre 2008 la sezione distaccata di  Taranto della Corte d'Appello di Lecce ha condannato alla pena di due anni di reclusione il presidente dell’ILVA, Emilio Riva, e ad un anno e otto mesi il direttore dello stabilimento tarantino, Luigi Capogrosso. I due erano accusati di getto pericoloso di cose, danneggiamento aggravato, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro nel reparto cokerie.

    Impianto di Genova
    Nel 2006 un processo di primo grado condanna Emilio Riva e i figli Fabio, Arturo e Claudio ad un anno e 4 mesi d’arresto (pena condonata) e al risarcimento delle parti civili Legambiente, l'"Associazione per Cornigliano" e il partito della Federazione dei Verdi (da definire con un giudizio separato), per l’inquinamento ambientale provocato dagli impianti. Il 19 gennaio 2009 la Corte d'Appello dichiara prescritti i reati relativi all'inquinamento dovuto alla cokeria, mentre rimanda alla procura gli atti relativi all'altoforno, a causa di un "vizio giuridico" (reati questi ultimi che comunque risulterebbero prescritti nel 2010). Assolti in appello anche il figlio Nicola e altri dirigenti dello stabilimento (di cui alcuni per prescrizione), mentre sono stati negati i rimborsi alle parti civili, a due delle quali (Legambiente e Associazione per Cornigliano) sono state riconosciuti 2500 euro come rimborso per le spese legali.

    E tutto questo prima dei drammatici fatti odierni.
    Pluri-pregiudicati alla guida del più importante gruppo siderurgico italiano, con l’impianto di Taranto che è il più grande d’Europa.
    Il 4 marzo 2011 la ministra Prestigiacomo (a pensar male si fa peccato) concede all’ILVA di Taranto la certificazione AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale): l’impianto rispetta le norme europee sull’inquinamento.
    La perizia del tribunale smonta completamente la certificazione: i requisiti non sussistono, al punto che l’impianto “fa finta” emettendo diossina solo di notte. Chi se lo sarebbe mai aspettato da questi stinchi di santo? Solo noi malpensanti.

    E adesso il sequestro, perché? Da quello che ho letto la decisione della magistratura non è stata facile: li facciamo morire di disoccupazione o di malattia? Ma a notizia di reato scatta l’obbligo dell’azione penale, soprattutto quando l’indagine appura che sono in corso tentativi d'inquinamento e falsificazione delle prove, comprese le bustarelle ai periti.    
    Attendiamo la pronta reazione dei “tecnici” di Monti, sperando che tengano ben lontana la Fornero (non vorranno mica i lavoratori di Taranto accampare il diritto al lavoro?).
    Ma resta il fatto che tutto questo si sarebbe dovuto evitare decenni prima, se questo fosse stato un paese sano. Cerchiamo di tenerlo bene a mente quando andremo a votare. 
    Chi salverà i beagle di Taranto?

    mercoledì 4 luglio 2012

    Bosone Day - Edizione straordinaria


    Dato che hanno speso 8 miliardi di € per trovarlo, allora uno si dice: “dovrà pure servire a qualcosa ‘sto bosone, sennò in galera, cari scienziati!” Allora ho cercato di capirci qualcosa di più prima di partire con un forcone alla volta di Ginevra.

    Innanzitutto il nome: “particella di Dio” è sbagliato ma fa presa.
    In inglese è “the God particle”, cioè la “particella-Dio”, senza “di”. Così ha un senso (poi vediamo perché), anche se ai fisici, giustamente, non piace.
    Ma, a sua volta, il nome inglese arriva da un libro di fisica divulgativa di Leon Lederman del 1993, in cui è presentata per la prima volta al grande pubblico l’ipotesi del bosone.
    Il titolo del libro è “La particella-Dio: se l’Universo è la risposta, qual è la domanda?” Ma l’autore l’aveva chiamata “the goddamn particle”, “la particella maledetta”, riferendosi alla difficoltà di avere la prova della sua esistenza. Questa “maledizione” non era piaciuta all’editore, che chiese all’epoca di cambiarla con il riferimento a Dio. Bravo editore, se avesse messo il copyright sul nome sarebbe ricco.
    Il bosone invece, deve il suo nome al fisico indiano Satyendra Nath Bose, che ha collaborato con Einstein in diverse ricerche di fisica atomica.
    Ecco la storia del nome; faremmo bene tutti a riferirci alla particella semplicemente come bosone di Higgs, i fisici ce ne saranno grati e i giornalisti vadano al diavolo.

    E adesso ecco quello che ho capito, sperando di aiutare anche voi e sperando anche che nessun fisico legga le stupidaggini che seguono.
    Siamo nel campo della particelle più piccole che esistano, molto molto più piccole di un atomo. Ma proprio moltissimo, se pensiamo che in un atomo ce ne possono stare alcuni miliardi. Tutte queste particelle (ne sono stati scoperti, fino a ora, una ventina di tipi) vanno come matte, tutte alla velocità della luce, non rallentano mai.
    Però sappiamo per certo che sono queste particelle che compongono tutti gli atomi i quali però, come possiamo sperimentare da soli, non vanno alla velocità della luce. Almeno i miei, non so i vostri. Io al massimo riesco a farli correre abbastanza solo quando sto per perdere l’autobus. Perché le particelle a un certo punto rallentano, si mettono insieme e formano gli atomi? Che cosa le costringe a farlo e come?   
    E non solo: tutte le particelle sono talmente piccole da non avere una massa. Com’è possibile che i miei atomi invece pesino fin troppo, come dice la mia bilancia?

    Ecco le due domande dette in maniera meno colorita: come si spiega la formazione della materia “lenta” a partire da particelle che fino a un microsecondo prima andavano come schegge? Come si spiega l’esistenza della massa?
    Se partiamo dalle particelle scoperte fino a ieri, non riusciamo a trovare nessuna spiegazione. Tant’è che il fisico Peter Higgs, quasi cinquant’anni fa, ha fatto un’ipotesi: secondo lui doveva esistere un’altra particella, più pesante delle altre, che aveva la funzione di aggregare le altre particelle tra di loro, rallentarle, formare la materia e la sua brava massa. Questa particella avrebbe dovuto formarsi, come tutte, dalla collisione delle altre, ma molto più raramente.

    Calcola che ti ricalcola, è risultato evidente che per avere qualche speranza di “vedere” il bosone sarebbe stato necessario produrre in laboratorio almeno 500 milioni di collisioni di particelle al secondo, naturalmente alla velocità della luce.
    Detto fatto. Ecco a voi l’LHC (Large Hadron Collider) del CERN di Ginevra:


     Il perimetro dell'LHC nella pianura ginevrina

    Qualche miliarduccio di €, e i fisici hanno realizzato il loro sogno. Un tunnel circolare di 27 chilometri costellato da 1600 giganteschi magneti che accelerano le particelle e le fanno scontrare.
    Qualcosa come duemila fisici da tutto il mondo (molti dagli USA, tiè) sono arrivati a Ginevra per giocare con l’LHC.
    E adesso l’hanno visto, Higgs aveva ragione. Eccolo, il bosone che scaturisce da una collisione, attrae le altre particelle, crea un ingorgo che le costringe a rallentare, l’ingorgo diventa sempre più fitto, si forma il primo atomo…

    Che cosa cambierà? Non credo che in fila alla posta per pagare le bollette avremo molti benefici dal bosone, però sono contento perché la scienza ha fatto davvero un gran passo.
    I fisici avevano catalogato tutte le particelle componenti la materia in un cosiddetto “modello standard” che stava in piedi solo se si fosse riempita l’ultima casella del modello, quella del bosone. Ora non si lavora più su ipotesi; tutti gli sviluppi futuri nel campo della fisica delle particelle non potranno essere minati alla base dal dubbio della correttezza del modello standard. E chissà quante altre cose sarà possibile fare con l’LHC…

    Dicevo prima che “particella-Dio” ha un suo senso. Se fosse esistito un Creatore, secondo voi a quale particella si sarebbe rivolto per creare la materia?

    “ ’a boso’, famme ‘n atomo d’idrogeno…”
    E la luce fu.

    In realtà, adesso sappiamo “come” ma siamo sempre lontanissimi dal “perché”, la risposta che tutti cercano pur sapendo che non ci sarà mai.
    Almeno lo spero, che ne sarebbe altrimenti della mia voglia di sapere? Perché mai dovrei scrivere su un blog se avessi la risposta alla domanda delle domande?    

    sabato 30 giugno 2012

    Noi bambini vogliamo sapere tutto


    Io parlerei sempre dell'Universo, perché anche un ignorante come me scopre che in fondo è solo poco più ignorante di chi indaga scientificamente: sappiamo quasi niente e supponiamo tanto. 

    Anche il più razionale degli scienziati che lavorano in questo campo ammette che per parlare di Universo una dote indispensabile è l’immaginazione, accompagnata da tanta curiosità.
    I punti fermi sul passato e il futuro dell’Universo sono pochi, e tra l’uno e l’altro quasi ogni cosa è possibile; basta immaginarla, verificare che possa stare in piedi senza violare le leggi della fisica, ed ecco una teoria. La maggior parte delle intuizioni crolla immediatamente: magari si sta svegli di notte, ti viene un’idea che potrebbe spiegare un fenomeno inspiegato, il giorno dopo fai quattro calcoli, non regge, getti tutto nel cestino, e ti auguri che un’altra notte ti venga un’idea altrettanto bella.

    E’ scienza questa? Certamente.
    Tenta e ritenta, alla fine capita che quei quattro calcoli stanno in piedi. Si va avanti, ci si rimette il cappello dello scienziato dopo essere partiti da un’idea che è frutto dell’immaginazione di un bambino. Un bambino cresciuto, curioso e immaginifico, ecco cos’è uno scienziato che percorre vie inesplorate.
    Lo è stato per sua stessa ammissione Einstein quando ha intuito la relatività (vedi qui), lo è stato Lemaître quando ha ipotizzato il Big Bang, lo è stato Bojowald quando ha immaginato il Big Bounce (ne abbiamo parlato qui).       

    Recentemente tre "bambini", José Senovilla, Marc Mars e Raül Vera delle Università di Bilbao e Salamanca, ne hanno pensata una davvero elegante sull’espansione dell’Universo.

     
    Fino ad oggi, le evidenze di cui siamo in possesso ci dicono che l’espansione dell’Universo è in accelerazione, ma non abbiamo la minima idea di quale sia la fonte di energia per quest’accelerazione.
    Se pensiamo al Big Bang, possiamo immaginare che tutte le componenti dell'Universo sono state scagliate verso l'esterno come miliardi di proiettili. Ma noi sappiamo che un proiettile, una volta scagliato, può solo rallentare, non accelerare.
    Le prove, molte prove, invece ci dicono che i proiettili (noi, le galassie e tutto il resto), stanno accelerando. Ovviamente è impossibile, a meno che non esista una forza invisibile.
    Per questo si parla di “energia oscura”, una roba che deve esserci per forza ma nessuno sa cosa sia.
    E’ un enigma tra i più indagati, per il quale i dati a disposizione sono un nulla di fronte all’enormità dell’ignoto. Perché ogni scienziato che si rispetti sa bene cosa vuol dire diventare sempre più ignoranti man mano che si acquisisce il sapere.   

    I tre meravigliosi bambini hanno sviluppato un’affascinante teoria: l’energia oscura potrebbe non esistere affatto se l’accelerazione dell’espansione dell’Universo fosse un inganno. Noi la vediamo, la constatiamo, ne abbiamo le prove ma non sta accelerando un bel nulla. Perché è il tempo che sta rallentando.
    E’ come dire che stiamo accelerando con l’automobile, il nostro tachimetro lo prova inequivocabilmente, ma in realtà facciamo sempre più Km orari solo perché le ore si stanno allungando.
    E, rallenta rallenta, arriverà il momento in cui il tempo si fermerà completamente. Se ci pensate, perfino le parole "eternità" e "sempre" acquistano significato: nessun orologio ticchetta più, tutto diventa una fotografia.

    Stavolta i calcoli stanno in piedi, la teoria è compatibile con tutto quello che sappiamo. Con, in più, il vantaggio di non dover più pensare all’energia oscura che non c’è.
    E questa teoria eliminerebbe anche un paradosso: se l’accelerazione fosse continua e inarrestabile, che ne sarebbe dell’Universo? Si arriverebbe al “Big Rip”, la frantumazione e il progressivo annullamento di tutto ciò che esiste. Game over.   

    Credo che sentiremo parlare molto in futuro del rallentamento del tempo. E’ una teoria elegante e sufficientemente intrigante da trovare nuovi adepti che si dedicheranno a studiarla.
    E poi l’ho potuta capire anch’io, è alla portata di tutti, almeno di quelli che fanno parte della seconda categoria di Einstein: 

    Ci sono due modi di vivere la tua vita. Una è pensare che niente è un miracolo. L'altra è pensare che ogni cosa è un miracolo.”

    domenica 24 giugno 2012

    A cavallo di una palla di cannone


    Appassionati di fantascienza e missioni spaziali, questa è per noi. 
    Come sapete nel 2011, dopo trent'anni di onorato servizio, lo Space Shuttle ha cessato la sua attività per finire nei musei di astronautica. 
    Ho trovato su youtube uno splendido filmato realizzato montando le immagini di due missioni dello Shuttle, la prima del 2007 dell'Atlantis e la seconda del 2009 dell'Endeavour, ambedue dirette alla Stazione Spaziale Internazionale, che ora ci godremo insieme. 
    Il filmato è realizzato a partire da due telecamere fissate ad uno dei booster, i due razzi laterali di spinta che portano lo Shuttle fino a una cinquantina di Km di altezza per poi sganciarsi e ricadere in mare.  
    Questa immagine ci ricorda il posizionamento dei booster, i due razzi bianchi tra i quali si trova il gigantesco serbatoio di propellente:

    (clicca per ingrandire le immagini) 

    La sequenza delle operazioni è riassunta in questo schema, i due booster sono gli SRB (Solid Rocket Booster):


    Bene, ora mettiamoci comodi a cavallo di un booster, accompagniamo lo Shuttle fino al distacco e poi ricadiamo sulla Terra, godendoci gli autentici rumori registrati dal booster. 
    Dicevo fantascienza perché il risultato è degno di un film, ma è tutto vero. Essendo il collage di due missioni, avremo la fortuna di vedere il distacco dello Shuttle due volte. 
    Il tutto dura 8 minuti e mezzo, mettete il filmato a pieno schermo e portate la definizione a 720p. 
    Addio Space Shuttle, ci hai fatto sognare! 


    venerdì 15 giugno 2012

    Just love: semplicemente amore

    Suor Margaret A. Farley

    Margaret A. Farley è una suora molto ascoltata nel mondo cattolico americano, membro delle Suore della Misericordia e già insegnante di etica cristiana alla Yale Divinity School.
    Nel 2006 ha pubblicato un libro: Just Love. A Framework for Christian Sexual Ethics.   

    Vi riporto tre piccoli brani dal libro e, le rispettive prese di posizione della Congregazione della Dottrina della Fede (CDF), presieduta fino al 2005 dal Pastore Tedesco e oggi dal cardinale William Joseph Levada:

    Farley:
    La masturbazione generalmente non comporta alcun problema di carattere morale. Si è certamente verificato che molte donne abbiano trovato un gran bene nel piacere ricercato con se stesse, e forse proprio nella scoperta delle loro proprie possibilità in rapporto al piacere, qualcosa che molte non avevano sperimentato e nemmeno conosciuto al riguardo nelle loro relazioni sessuali ordinarie con mariti o amanti. In questo senso, è possibile affermare che la masturbazione favorisce realmente i rapporti più di quanto non li ostacoli. La mia osservazione conclusiva è perciò che i criteri della giustizia, così come sono venuta presentandoli, sembrerebbero applicabili alla scelta di provare piacere sessuale autoerotico solo in quanto tale attività può favorire o danneggiare, mantenere o limitare, il benessere e la libertà di spirito. E questa rimane ampiamente una questione di carattere empirico, non morale.  

    CDF:
    Queste affermazioni non sono conformi alla dottrina cattolica: sia il Magistero della Chiesa, nella linea di una tradizione costante, sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato. Qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità. Il godimento sessuale vi è ricercato al di fuori della relazione sessuale richiesta dall’ordine morale, quella che realizza, in un contesto di vero amore, l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana.

    Farley:
    Dal mio punto di vista, le relazioni e gli atti omosessuali possono essere giustificati, conformemente alla stessa etica sessuale, proprio come le relazioni e gli atti eterosessuali. Perciò, le persone con inclinazione omosessuale, così come i loro rispettivi atti, possono e devono essere rispettati, sia che abbiano o non abbiano l’alternativa di essere altrimenti.

    CDF:
    Tale posizione non è accettabile. La Chiesa Cattolica, infatti, distingue tra persone con tendenze omosessuali e atti omosessuali. Quanto alle persone con tendenze omosessuali, il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che esse devono essere accolte con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Quanto agli atti omosessuali, invece, il Catechismo afferma: “Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati”.

    Farley:
    Le legislazioni sulla non-discriminazione degli omosessuali, ma anche sulle coppie di fatto, le unioni civili e i matrimoni gay, possono svolgere un ruolo importante nella trasformazione dell’odio, dell’emarginazione e della stigmatizzazione di gay e lesbiche, che vengono tuttora rafforzati da insegnamenti circa il sesso "contro natura", il desiderio disordinato o l’amore pericoloso. Una delle questioni al momento più urgenti, davanti all’opinione pubblica degli Stati Uniti, è il matrimonio tra persone dello stesso sesso, vale a dire la concessione di un riconoscimento sociale e di una qualifica giuridica alle unioni omosessuali, sia maschili che femminili, paragonabile alle unioni tra eterosessuali.

    CDF:
    Tale posizione è opposta all’insegnamento del Magistero: “La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società. A sostegno della legalizzazione delle unioni omosessuali non può essere invocato il principio del rispetto e della non discriminazione di ogni persona. Una distinzione tra persone oppure la negazione di un riconoscimento o di una prestazione sociale non sono infatti accettabili solo se sono contrarie alla giustizia. Non attribuire lo statuto sociale e giuridico di matrimonio a forme di vita che non sono né possono essere matrimoniali non si oppone alla giustizia, ma, al contrario, è da essa richiesto”.

    Trovo quest’ultimo richiamo alla “ingiustizia” dei matrimoni gay uno splendido esempio di capriola tripla con avvitamento, della quale solo la Santa Sede è capace, come quando Ratzinger scrisse alla Conferenza Episcopale americana affermando che un uomo che avesse irrogato o eseguito la pena di morte avrebbe potuto comunque essere ammesso ai sacramenti, ma non certo chi avesse eseguito un aborto. E certo, avrebbe mai potuto inimicarsi quei cattolici americani per i quali la pena di morte è sacra? Di questo abbiamo parlato qui.  

    Tornando alla grande Suor Margaret, la CDF le ha chiesto nel 2010 “spiegazioni”, per finire nel 2011 con l’esplicita richiesta di correggere le affermazioni incriminate.
    Non solo Suor Margaret non ha modificato nulla, ma ha anche ricevuto l’appoggio della Conferenza americana delle donne religiose, organizzazione a sua volta sotto indagine da parte della CDF per il suo “femminismo radicale”.
    Costretta dalla grave insubordinazione, il 4 giugno di quest’anno la CDF ha pubblicato la “notifica” di cui prima avete avuto un assaggio (testo integrale qui) che bolla come inaccettabile il contenuto del libro, perché:

    Qualora, poi comunque rese pubbliche, emergessero dottrine e opinioni contrarie ai principi della fede e della morale e i loro autori, benevolmente invitati a correggerle, non vogliano provvedere, la Santa Sede userà del suo diritto-dovere di riprovare anche pubblicamente tali scritti, per provvedere con proporzionata fermezza al bene delle anime. (Notificazione della CDF riguardante l’abolizione dell’Indice dei libri proibiti, 14 giugno 1966.)

    E adesso che la Congregazione ha diligentemente provveduto al bene delle nostre povere anime, non ve la prendete. Ricordatevi che la Santa Sede ci ha messo 350 anni a riabilitare Galileo Galilei (1992), una volta accortasi, pur con leggero ritardo, che effettivamente era la Terra a girare intorno al Sole e non viceversa.
    Perciò, tra qualche secolo Suor Margaret avrà ragione. Portate pazienza e nel frattempo siate casti...