sabato 24 novembre 2012

Da Scampia a Gaza, storia di nani e giganti


Gaza, bambini

Un po’ sono arrabbiato con me stesso perché mi sono accorto di questa storia molto tardi. Ma dato che l’attualità ci ricorda che il martirio del popolo di Gaza non accenna a finire, è il momento giusto per parlarne e riparare al non detto.

Questa storia comincia il 7 ottobre 2010, quando la deputata PDL Fiamma Nirenstein organizza a Roma la manifestazione “Per la verità, per Israele” che ha lo scopo di:
tornare alla verità, quella di Israele assediata da nemici che lo circondano d'odio, terrorismo e missili, quella di una società democratica invisa a Paesi e gruppi per cui l'oppressione contro i propri popoli è pari alla determinazione di distruggere lo Stato Ebraico, l'unica democrazia dell'area mediorientale. 
Il sito dell’organizzazione è questo.

Partecipa alla serata, tra gli altri, Roberto Saviano, che nel suo intervento di cinque minuti “elogia lo stato ebraico come luogo di libertà e civiltà. Nel suo discorso, lo scrittore ha parlato delle sue origini semite e ha dichiarato che Israele è una «democrazia sotto assedio», Tel Aviv è «una città che non dorme mai, piena di vita e soprattutto di tolleranza, una città che più di ogni altra riesce ad accogliere la comunità gay» e che «i profughi del Darfur, ad esempio, vengono accolti in Israele»” (da Wikipedia).
Ecco il video dell'intervento di Saviano, alzate il volume perché la ripresa è pessima:


Il 10 ottobre 2010 Vittorio “Vik” Arrigoni, il gigante combattente per i diritti umani a Gaza, risponde a Saviano:


Vittorio sarà ucciso a Gaza il 15 aprile 2011. All'inizio del 2012, a chi chiede una risposta per Vittorio, Saviano dice

"Non mi ha fatto un invito. Non mi ha fatto nessun invito."
 
Un nano e un gigante, ma il gigante muore.
Doppia delusione da Saviano: primo perché uno scrittore come lui che ha avuto il dono di saper tradurre la sua sensibilità in parole e che ha raccontato la perdita della speranza a Scampia, dando una risonanza enorme all'illegalità e alla violazione dei diritti, ha anche i mezzi intellettuali per capire davvero che succede a Gaza.
Ma non li usa.
Secondo, perché proprio per le sue origini in parte semite, aveva la possibilità di dire “fratelli, state sbagliando”.
Ma non lo ha fatto.
Non è la tragica attualità di Gaza che mi ha portato a parlare di questa vicenda, ma un libro:


Da questo libro, scritto dalla mamma di Vittorio, ho imparato tanto. Da Vittorio, che ha dato tutto se stesso per la difesa dei più elementari diritti umani a Gaza, e da Egidia, che come madre ha sostenuto l'opera di Vittorio fino alla fine, anche quando sapeva che un giorno sarebbe arrivata una telefonata. Ma non di Vittorio.
Restiamo umani.*


* “Restiamo umani”: con queste due parole Vittorio terminava ogni suo scritto da Gaza e ogni suo intervento in voce. Lo usava ripetutamente anche quando un suo compagno, esasperato, minacciava di prendere le armi contro Israele. 
E' stato fatto proprio da tutti gli attivisti per i diritti umani che operano nella striscia di Gaza. Con questo nome è nata un'organizzazione che ha prodotto un “reading movie” di cui alcuni spezzoni sono disponibili on line: qui.

sabato 17 novembre 2012

Perché ciò che sembra democrazia diretta non lo è.



Prendo spunto da un'intervista a Gustavo Zagrebelsky, per fare qualche riflessione sulla situazione italiana e soprattutto sul Movimento 5 Stelle, in vista delle non lontane elezioni politiche che ne vedranno sicuramente l'affermazione. 

È un fatto che il popolo è disgustato, e ne ha tutte le ragioni.
È un altro fatto che questo popolo ha bisogno di speranza, penso soprattutto a chi non lavora ancora, a chi non lavora più, a chi è abbandonato dallo Stato. E penso anche a chi, come me, vorrebbe vedere un paese sempre più arretrato finalmente evolvere, che sappia investire sulla conoscenza.
È ancora un fatto che gli italiani hanno tutto il diritto di non votare più nessuno della vecchia guardia. E nel “vecchio” annovero anche i rottamatori che si travestono da nuovo ma che non farebbero altro che perpetuare le scellerate logiche di bottega.

Con queste premesse, sembrerebbe logico arrivare a tre sole possibili alternative:
- non votare;
- votare per chi garantirà la continuità del governo tecnico;
- votare per il Movimento 5 Stelle.

Ho detto "sembrerebbe" perché nessuna delle tre è cosa buona e giusta.

1 - Non votare.
E' un'ipotesi che escludo, perché non posso convivere con il pensiero di aver delegato ad altri quello che viene chiesto a me.
Le elezioni politiche sono un “parlare ora o tacere per sempre”, perché purtroppo il partito del non-voto non ha rappresentanti in parlamento. Se poi mi fanno una legge che non mi va con chi me la prendo? Prendo a testate il muro?
La decisione di non votare ha due soli possibili sbocchi: pentirsene o essere condannati al "Non ragioniam di lor, ma guarda e passa".   

2 - Votare per la continuità del governo tecnico.
Non si può continuare ad assumere i farmaci che andavano bene quando il paese era in coma (non che ora stia bene, ma l'encefalogramma non è più piatto). Dopo la tragica esperienza B, la cura da cavallo era obbligatoria, ma, a lungo andare, ucciderebbe.
La vittima sarebbe la dialettica tra i partiti, che non servirebbero più. “Fantastico!” obietterà qualcuno, ma questo qualcuno ha studiato poco la storia: è inesorabile scivolare verso la concezione del popolo caprone che “non vuol governare, ma esser governato, e avere la sua pace”.
E ancora:
"Governare gli italiani non è difficile, è inutile".
Già, Eia! Eia! Alalà.


3 - Votare per il Movimento 5 Stelle.
Il pilastro dell'M5S è la democrazia diretta, ma dobbiamo ragionarci un po' su. Nell'intervista Zagrebelsky afferma:

la democrazia del M5S vuole essere, attraverso l'uso della rete, una forma di democrazia diretta. Ma si dovrebbe sapere che la sola via per la democrazia diretta come regola è il plebiscito. L'idea della sovranità del singolo, il quale versa la sua voce nel calderone informatico, è un'ingenuità, un inganno. Su questo punto, il movimento di Grillo dovrebbe essere incalzato. Invece di scagliare vuote parole come "antipolitica", si dovrebbe spiegare che cosa è una forza politica basata sulla rete: democrazia diretta, sì; ma diretta da chi? La rete informatica può facilmente essere una rete nelle mani di uno o di pochissimi”.

Ha ragione. Se poi andate a leggere questa intervista a Beppe Grillo di Gian Antonio Stella, superato il primo momento del “cavolo, ha ragione Grillo” (il populismo fa presa su chiunque) vi resterà in mano una serie eccessiva di “vedremo”, in risposta alle domande “Sì, ma come?”. Per non parlare dei paventati “tribunali del popolo”. 
 
Una buona dose di democrazia diretta va benissimo, complementare alla democrazia rappresentativa. Invece dall'intervista io ho capito che l'M5S vuole pressoché sostituire la democrazia rappresentativa con quella diretta. Impossibile, come sarebbe impossibile anche in Svizzera, modello molto citato dall'M5S, spessissimo a sproposito.
Se andate a leggere il forum dell'M5S, dove cittadini e candidati avanzano le loro proposte, c'è da rimanere davvero perplessi sull'ignoranza del modello svizzero. Ecco un paio di corbellerie riprese da molti: 
 
Tutte le leggi sono sottoposte a consultazione popolare”. Balle. Anche se è vero che gli svizzeri votano spesso, solo una piccola parte delle leggi è sottoposta a referendum. Se v'interessa conoscere le regole andate a leggere gli articoli 140 e 141 della costituzione svizzera, qui.
La Svizzera è un paese neutrale e non fa guerre grazie alla democrazia diretta”. Balle. La neutralità della Svizzera deriva dalla secolare vocazione mercenaria del suo esercito. Se vuoi mercato, non puoi prendere le parti di nessuno. Inoltre, le questioni di sicurezza nazionale sono escluse dalla possibilità di referendum.

Idee ben confuse, mi pare, nel Movimento 5 stelle. L'assoluta necessità di cambiare tutto, insieme a quella di svecchiare un Paese che non evolve, è sacrosanta. Il salto nel buio è un'altra cosa.
Sarebbe un salto nel buio perché, tornando a Zagrebelsky:

La logica parlamentare consiste nel dialogo e nel compromesso. Quando una spina di - si dice - centocinquanta deputati diretti dal web sarà piantata in Parlamento, che ne sarà di questa logica? La nostra democrazia rappresentativa già fatica, anche a causa dei tanti "vincoli di mandato" che legano i deputati a lobbies e corporazioni. Che cosa succederà in presenza d'un gruppo consistente che, per statuto, deve operare irrigidito dalla posizione che è in rete: o sarà ridotto all'impotenza, o ridurrà all'impotenza l'istituzione parlamentare.

E ora leggete queste parole:
"Ci accusano di non accettare il dialogo con le altre parti politiche. Chi ci accusa ha ragione, perché le altre parti politiche devono solo scomparire".  
Chi le ha pronunciate non è Beppe Grillo ma Adolf Hitler, subito prima delle elezioni del 1932.


E allora? E allora tiro in ballo il mio amato “non lo so”, il più potente motore dei nostri neuroni. Io aspetto; decidere adesso rischia di escludermi dall'esame di nuove proposte e soggetti che potrebbero arrivare prima delle elezioni. A un certo punto i soggetti politici lo capiranno che o ci si presenta con idee veramente nuove o la strada per l'M5S è spianata. Per esempio mi sembra probabile che Monti decida di scendere in campo, a me non interesserebbe ma è un'alternativa. Per esempio potrebbe succedere qualcosa di veramente nuovo a sinistra, e quello m'interessa. Sto in campana.