venerdì 16 agosto 2013

A Niccolò che compie zero anni oggi



Caro Niccolò,
a poco più di dodici ore di vita, tuo nonno già rompe.
Io vorrei dirti subito una cosa semplice, poi ti lascio crescere come solo la natura saprà fare, ci risentiremo più in là (un bel po’ più in là…).  

Innanzitutto vorrei farti vedere dove ti trovi; guarda questa foto e cliccaci su:


Guarda la grande palla di Saturno, poi guarda meglio: proprio sotto l’anello c’è una stellina luminosa, la più luminosa. Anche quella è una palla, ma molto più piccola di Saturno, si chiama Terra e tu sei lì. Siamo tutti lì, ci siamo da molto molto tempo. Se si potesse ingrandire all’infinito la foto, scopriresti che quella stellina è una palla fatta di oceani e continenti, e che su un continente c’è una città con tanti tetti e sotto uno di quei tetti ci sei tu.


I tetti sono una gran bella cosa, ti riparano dal sole e dalla pioggia ma a volte bisogna alzare gli occhi al cielo aperto, perché sotto un tetto non riesci a immaginare molto. Perché questo è il più grande augurio che ti faccio, di scatenare la tua immaginazione senza tetti che tengano. Poi imparerai a immaginare anche sotto un tetto, ma prima devi guardare bene il cielo, lasciarti succhiar via dall’immensità.

Quando avrai imparato, guarderai quella foto con occhi molto diversi. Viaggerai con la fantasia dalla stellina alla grande palla misurando l’incredibile distanza, poi di nuovo dalla grande palla alla stellina. Allo stesso tempo ti allontanerai tantissimo, uno zoom all’indietro vertiginoso, e vedrai quanto è piccolo il viaggio che hai compiuto rispetto all’immensità. 

Poi ti domanderai: ma chi ha scattato quella foto? Come ha fatto? La risposta è semplice: ci sono molte persone che hanno imparato a sognare l’immensità anche sotto un tetto, e la loro immaginazione li ha spinti a studiare tanto per poter inventare macchine che volano tanto lontano, e che durante il viaggio si voltano indietro per scattare foto incredibili come quella.   

“Ah, va bene”, ti dirai, “ma che ce ne facciamo di queste cose che sulla Terra non servono?” Se avrai imparato a far volare la tua mente, ti risponderai da solo: “Io voglio conoscere! Io voglio sapere! Io voglio volare più lontano ancora!” Sarai un granello dell’Universo, non più un cittadino della Terra. 
Poi alcuni ti diranno che sei un po' "fuori". Ma sono loro troppo "dentro", si liberino dei tetti e guardino all'insù. 

Non so dirti come sarà il mondo quando sarai grande, come saranno le persone, quali desideri e bisogni saranno più forti. Però posso dirti che, da sempre, c’è stato qualcuno che ha saputo guardare il cielo e il mare, alzare il dito verso l’orizzonte, viaggiare nel tempo e nello spazio fino al limite assoluto, là dove resta solo un’immensa domanda senza risposta. 
Qualcuno c’è stato e ci sarà sempre, finché esisterà l’Uomo.

E se tu sarai uno di loro, non sarai mai infelice, qualunque cosa ti succeda, perché la tua enorme curiosità sarà più forte di ogni difficoltà. Avrai la certezza di far parte di qualcosa tanto più grande di te, di una natura che può essere indagata per tutta la tua vita, senza mai accontentarti delle risposte facili. Quello che scoprirai lo aggiungerai a quello che è stato scoperto prima di te, e servirà ad altri come te che verranno dopo.

Ecco, questo è quello che voglio augurarti: di avere sempre voglia di portare un po’ di malta, ne basta pochissima, al cantiere della conoscenza. Ma senza sogni il cantiere non lo vedrai neanche se ce l’hai a un palmo dal naso.

Ne parleremo quando sarà il momento. Ora dormi, mangia, cresci, sogna, diventa forte, abbiamo tutti bisogno di te. 

Tuo nonno.       


P.S. Era tanto tempo che non scrivevo. Non hai che un giorno e già hai fatto qualcosa per me!

domenica 23 giugno 2013

JP Morgan dixit: i diritti sono un problema


Il 28 maggio 2013 sarà da ricordare: per la prima volta il potere economico ci comunica, nero su bianco, dove andremo a finire.
JP Morgan, il colosso finanziario sotto accusa negli Stati Uniti per essere stata la causa scatenante della crisi dei mutui sub prime, ha pubblicato una ricerca (testo integrale qui) sull'integrazione economica europea, che analizza le ragioni dell'attuale stato di disintegrazione, auspicando quella che ormai possiamo chiamare la "soluzione finale".
L'analisi giunge alla considerazione che sempre di più l'Europa si sta convincendo che i suoi problemi, prima che economici, sono politici, e che è necessario risolvere prima questi ultimi. E, per farlo, i paesi dell'Europa meridionale devono liberarsi dal fastidiosissimo retaggio antifascista, nonché di alcuni inconcepibili diritti che non è più il caso di garantire.    
Il passo fondamentale a pagina 12:

Le costituzioni mostrano una forte influenza socialista, riflettendo la forza dei partiti di sinistra all'indomani della caduta del fascismo. I sistemi politici della periferia tipicamente mostrano le seguenti caratteristiche: 
- esecutivi deboli;
- stato centrale debole verso le regioni;
- protezione costituzionale dei diritti dei lavoratori;
- sistema di ricerca del consenso che foraggia il clientelismo   politico;
- il diritto di protestare se avvengono cambiamenti sgraditi che modificano lo status quo politico.  

E conclude affermando che l'Italia sarà un importante banco di prova dei necessari cambiamenti. 

Non so se avete anche voi fatto un salto sulla sedia, ma almeno ora è tutto chiaro, nero su bianco: il fascismo va restaurato, i diritti eliminati, soprattutto quello odiosissimo di protestare. Zitti e buoni, che è grasso che cola se ogni tanto vi concediamo un tozzo di pane e, se fate i bravi, anche una partita di pallone. Se poi ci fate pure il piacere di morire, ve ne saremmo grati.
Ora si capisce bene perché "i 40 saggi" devono mettere mano alla Costituzione, con un risultato che sarà di gran lunga peggiore di quello che otterrebbero se prendessero 40 persone qualunque dalla strada. 

Il rapporto di JP Morgan precede di pochi giorni quello di Mediobanca Securities che prevede il default dell'Italia entro sei mesi, articolo qui. Le banche italiane sono alla frutta, una gigantesca crisi dei mutui è alle porte e, se il governo dell'inciucio non si dà una mossa (trovare 75 miliardi subito, indovinate dove) la Grecia in confronto sarà una passeggiata.  
Cercasi volontario che spieghi la situazione ad Alfano, purché supportato da una flebo di neuroni liofilizzati.

Sarà un caso, ma proprio in questi giorni la mia banca italiana mi ha comunicato una deliziosa "proposta unilaterale" (la chiamano proprio così) di riduzione di dieci volte del tasso creditore: da 0.25% a 0.025%. Ma naturalmente è solo una proposta, se voglio posso recedere dal contratto. Carini, no? Se per caso non ci credete vi allego la comunicazione:

Clicca per ingrandire 

Io, uomo della strada, non mi chiedo più dove andremo a finire: ormai lo so.
Mi rimane da capire una cosa: fino a quando si potrà trattenere un popolo bello incazzato dal posare il telecomando per impugnare una mazza da baseball? 
Urge una rivoluzione: campionato di calcio su 12 mesi, mondiali permanenti e festival di San Remo mensile. Se poi vogliamo addirittura un lavoro, impariamo a cantare e a tirar di pallone, chissà. 

sabato 20 aprile 2013

Mars One: follia, business, o sogno? Tutt'e tre.


Questi fanno maledettamente sul serio. Non sono vaneggiamenti, tra soli dieci anni inizierà la colonizzazione umana di Marte.
La mia prima reazione alla notizia è stata "hahaha".
La seconda reazione, a una lettura più attenta: "ma è orribile!".
La terza reazione, leggendo la fattibilità tecnica: "questi sono pazzi".
Quarta reazione, dopo aver letto tutto ma proprio tutto il sito del progetto, ascoltato tutte le interviste e aver raccolto altre informazioni da fonti terze: "porca vacca, funziona!". E poi non ci ho dormito.

Il progetto è olandese, la NASA non c'entra come non c'entrano altri enti governativi e stati, è tutto privato.
Quattro uomini raggiungeranno Marte nel 2023, e ogni due anni saranno raggiunti da altri quattro, per raggiungere il numero di 20 coloni nel 2033.
Per nessuno è previsto il ritorno sulla Terra, il che, sorvolando su alcune minuzie etiche e filosofiche, abbatte enormemente i costi. Questi ammontano, per il setup dell'insediamento su Marte e l'arrivo dei primi quattro astronauti-coloni, a 6 miliardi di dollari.
La parte principale del finanziamento arriverà dalla diffusione del più grande reality della storia della televisione: la selezione degli astronauti, l'addestramento, le prove in un insediamento gemello realizzato in qualche deserto terrestre, il viaggio verso Marte e i primi anni di vita della colonia.
So che state pensando "orribile", ma aspettate un attimo a scandalizzarvi, siete solo alla seconda reazione.
A questo punto guardate il breve video di presentazione (se cliccate sull'icona Youtube e vi partono i sottotitoli in italiano):


Poi potete andare sul sito del progetto (vi consiglio vivamente la sezione FAQ), oppure accontentarvi del modesto riassunto che segue.

"Mars One", il cui ispiratore, fondatore e pazzo principale è Bas Lansdorp, un ingegnere olandese, è una fondazione senza scopo di lucro, che possiede il 90% della "Interplanetary Media Group" (IMG) che a sua volta ha l'esclusiva sui diritti di diffusione del reality. Questo vuol dire che il 90% dei proventi, pubblicitari e non, andrà a finanziare la missione.


Bas Lansdorp

Diffidente, sono andato a cercare il sito della IMG e ho scoperto che non esiste, ma è stato registrato il dominio a nome di Bas Lansdorp, potete verificarlo qui. Questo vuol dire che eventuali immondizie berluscomorfe non hanno messo le grinfie sul reality. Io mi sento un po' meno scandalizzato. 

Tutta la tecnologia necessaria per il progetto, che è partito in segreto nel 2011 per poi svelarsi solo quando è risultato fattibile sia tecnicamente che finanziariamente, è già disponibile; lo studio di fattibilità è completo e ci sono già le lettere d'intenti dei fornitori, tra i quali l'Alenia che realizzerà i moduli abitativi. Ecco in breve le tappe:

2013:
selezione dei primi 40 astronauti e costruzione del modello in scala della colonia per l'addestramento.
2014:
produzione del primo satellite per le comunicazioni.
2016:
lancio verso Marte di una capsula con rifornimenti contenente 2500 kg di cibo.
2018:
lancio di un veicolo che determinerà la migliore posizione dell'insediamento.
2021:
lancio di altre sei capsule: due unità abitative, due di supporto vitale e due di rifornimenti, insieme a un secondo veicolo.
2022:
lancio del primo gruppo di quattro coloni.
2023:
sette mesi dopo, i primi coloni atterrano su Marte.
2025:
lancio del secondo gruppo di quattro coloni.
2033:
la colonia sarà ormai di 20 persone.

Come faranno a vivere? Molte risposte sono sul sito ma ve ne riassumo qualcuna: l'acqua sarà estratta dal suolo per evaporazione; l'ossigeno sarà ottenuto per elettrolisi dell'acqua e miscelato con l'azoto di cui l'atmosfera marziana è ricchissima, per ottenere aria. Il cibo sarà prodotto in serre a coltivazione idroponica e l'energia sarà ottenuta da pannelli solari srotolati sul suolo. Li vedete in quest'immagine, sono quelle strisce che sembrano coltivazioni:

   
I coloni vivranno nelle unità abitative gonfiabili che vedete espandersi dietro alle sei capsule principali:

(clicca per ingrandire)

dove avranno a disposizione 50 mq a testa e potranno muoversi liberamente con un normale abbigliamento terrestre. Per uscire all'esterno, dovranno indossare la tenuta astronautica che, oltre a fornire ossigeno, li proteggerà dalle radiazioni e dalla temperatura di -60° in media.

Al momento in cui scrivo, la raccolta delle candidature degli astronauti inizierà tra due giorni; ne saranno selezionati 40 e il loro addestramento durerà 8 anni. E' prevista la partecipazione del pubblico nella selezione finale del primo equipaggio.
Piccolo giallo: su Wikipedia in inglese si dice che sono state già raccolte 40.000 candidature, mentre sul sito ufficiale è detto che l'inizio della raccolta è imminente.
Comunque sia, quanti potranno desiderare di lasciare la Terra per sempre, con prospettive rischiosissime? Tantissimi, di pazzi è pieno il mondo e io sarei uno di quelli se avessi quarant'anni di meno e se non abitassi già su Marte da un pezzo.

Parliamo dei rischi. L'intero progetto è basato su una sequenza di operazioni tecnologiche, di cui non ne può fallire nessuna: rischio alto ma noto.
La salute fisica e mentale dei coloni: rischio alto e in parte ignoto. E se i coloni danno fuori di matto? Che ci facciamo qui? Andiamocene! Dove? Come? Suicidio.
Le radiazioni: sia durante il viaggio di sette mesi verso Marte, sia durante la permanenza sul pianeta, non sappiamo con certezza a che intensità di radiazioni saranno sottoposti i coloni. Sono possibili danni al sistema immunitario e tumori? C'è un ampio margine d'incertezza.
Infortuni: anche se un'attrezzatura di base sarà disponibile e due dei coloni riceveranno un'approfondita istruzione medica, un incidente che sarebbe banale sulla Terra può condannare un colono.     
La gravità: su Marte è il 38% di quella terrestre, i muscoli si inflaccidiscono, le ossa perdono densità, l'intero organismo deve adattarsi e probabilmente ci riuscirà, semplicemente per il fatto che passa da una gravità terrestre a una gravità più "facile".
E' molto probabile invece che i coloni non potrebbero, dopo anni di vita su Marte, riadattarsi alla gravità terrestre. Anche se fosse tecnicamente possibile tornare (ma per ora non lo è), non sopravviverebbero al 100% di gravità: non potrebbero muoversi e il loro cuore non riuscirebbe più a pompare.

Quindi è un viaggio sicuramente senza ritorno e con prospettive oscure.
Forse ricordate che abbiamo già parlato in passato di un'ipotetica colonizzazione di mondi molto più lontani, a proposto del progetto della "Astronave dei cento anni": affascinante e visionario ma al momento non c'è nessuna concretezza, mancano totalmente le basi tecnologiche che sono di là da venire. Però quel progetto avrà lo scopo di cercare mondi vivibili, mentre Mars One porterà l'uomo in un ambiente totalmente ostile. Perché? A fare cosa?

Una risposta è che la sete di conoscenza non può essere placata se non bevi, anche se sai che l'acqua potrebbe essere avvelenata. Mi viene in mente Marie Curie, che ben sapeva a cosa sarebbe andata incontro e non si fermò (lo sapete che tutti i suoi appunti sono ancora radioattivi?).
Un'altra è che abbiamo bisogno di stimoli per progredire nella ricerca e nell'apertura delle nostre menti; il nostro mondo è diventato ormai troppo piccolo.
Ma la risposta più importante non è razionale: quando abbiamo un sogno, niente può fermarci se lo vediamo realizzabile. Questo è sempre stato e sempre sarà il principale motore e la principale minaccia per l'avventura umana.

sabato 13 aprile 2013

In attesa della grande cometa: spettacolo o flop?


La grande cometa Donati del 1858 nel cielo di Firenze

Nell'aprile del 1997 ebbi una grande fortuna: fui chiamato al lavoro per un'emergenza alle tre del mattino. Era una notte ancora fredda, il cielo era limpidissimo e senza luna. Uscendo di casa ebbi la percezione che qualcosa di strano, lassù in cielo, stava richiamando la mia attenzione; ricordo che mi caddero le chiavi della macchina dalle mani e un brivido di paura mi percorse, perché vidi esattamente questo:

Hale-Bopp, aprile 1997
(Clicca per ingrandire)

L'avevo cercata tanto nei giorni precedenti, senza successo. Non mi spiegavo perché invece in quel momento fosse così evidente; come avevo fatto a non vederla prima?
Con le comete è così, ci vuole un po' di fortuna per trovarsi nelle condizioni ideali di osservazione. Un giorno niente, e il giorno dopo è lì, luminosissima, elegante, da mozzare il fiato. Era la Hale-Bopp, una delle comete più brillanti del secolo scorso.
Ma la natura ci promette qualcosa di ancora più straordinario per la prossima fine d'anno.

Prima di parlarne, però, diciamo facile facile cosa sono le comete. Palle di roccia e ghiaccio, soprattutto ghiaccio, che orbitano intorno al Sole con delle traiettorie perlopiù fortemente ellittiche e periodicità che va da qualche anno a milioni di anni. Quando si avvicinano al Sole i materiali volatili di cui sono composte, cioè acqua, metano e anidride carbonica, sublimano e formano una coda di lunghezza variabile da centinaia di migliaia a milioni di chilometri.

La lunghezza della coda dipende dal diametro del nucleo della cometa (da pochi metri a decine di chilometri) e dalla distanza che raggiunge dalla nostra stella. Più sono grandi e più passano vicine al Sole, più lunga sarà la coda. Le code in realtà sono due: una bianca, la più visibile, formata dalla sublimazione di cui dicevo prima e una blu, molto meno visibile, formata da ioni che si sprigionano dalla cometa per effetto delle tremende forze elettromagnetiche solari. Nella foto della Hale-Bopp qui sopra sono visibili ambedue le code. 

Ogni volta che una cometa periodica passa accanto al Sole, perde un po' di materia che finisce volatilizzata nella coda. Quindi dopo un certo numero di passaggi la cometa "muore", avendo perso tutte le sostanze volatili, e si riduce in un pezzo di roccia vagante nello spazio. 

Esistono poi le comete non periodiche, che percorrono orbite paraboliche o iperboliche e quindi sono destinate a farsi vedere una sola volta. Questo è il caso di ISON, che verrà a trovarci sul finire del 2013 promettendo uno spettacolo senza precedenti. Ma se il diavolo ci mette la coda, potrebbe anche non mantenere la promessa.

ISON, che deriva il nome dal programma di ricerca che l'ha scoperta nel 2012, l'International Scientific Optical Network, è una cometa con orbita iperbolica di tipo radente (cioè passerà molto vicina al Sole), probabilmente proveniente dalla Nube di Oort (ne abbiamo parlato qui). Il fatto che sia la prima volta che andrà incontro al Sole ne fa una cometa "vergine": i suoi materiali volatili sono ancora intatti, il che dovrebbe assicurare lo sviluppo di una coda molto lunga e spettacolare, assumendo una luminosità superiore a quella della luna piena e mostrandosi visibile anche di giorno.

Ecco un'ipotesi su come ci si presenterà:


Il momento di maggior vicinanza alla Terra sarà il 26 dicembre, a "soli" 60 milioni di chilometri, per poi proseguire verso il Sole che rasenterà ad appena 1.100.000 Km dalla sua superficie. Attualmente è un puntino visibile solo dai telescopi delle sonde; ecco un filmato girato dalla sonda Deep Impact il 17 gennaio, quando ISON si trovava a 793 milioni di chilometri da noi:


Dicevamo della possibilità che ISON ci deluda: il suo passaggio vicinissimo al Sole comporta il rischio che la cometa si disintegri privandoci dello spettacolo. Questo potrebbe accadere se le spaventose forze gravitazionali solari l'avessero vinta sulla forza di coesione del nucleo della cometa. Per il momento gli astronomi non si sbilanciano sulla probabilità che ciò accada, tra qualche mese ne dovremmo sapere di più.
Se invece andrà tutto bene, lo spettacolo sarà tra lo straordinario e lo stratosferico, forse al di sopra di qualunque altra apparizione di cometa a cui abbia assistito il genere umano.

Una cosa è invece già certissima: con l'avvicinarsi della data si moltiplicheranno le tesi catastrofiste e complottiste. Leggeremo che "I Maya si sono sbagliati solo di un anno", che "La NASA non dice tutta la verità", che "L'umanità sarà cancellata da un meteorite che si nasconde dietro a ISON". Aspettiamoci un numero speciale di Kazzenger.
Personalmente c'è un solo evento astronomico che aspetto con ansia: la comparsa della cometa selettiva, quella capace di far fuori solo gli imbecilli.

domenica 31 marzo 2013

Mammuth Park: è cosa buona e giusta?


Il numero di aprile di National Geographic presenta un bel servizio sui progetti presenti e futuri per riportare in vita alcune specie animali estinte, grazie all'ingegneria genetica.
Alcuni di questi progetti sono molto avanzati, per esempio la "risurrezione" della rana australiana a gestazione gastrica, estinta nel 1983, che ingoiava le uova fecondate per poi partorire i piccoli dalla bocca:


Essendo una specie estinta pochi anni fa, questo è un caso "facile" perché il DNA della rana è integro negli esemplari congelati, tant'è che alcuni embrioni sono già stati "fabbricati" e sono pronti per l'impianto nell'uovo di una rana "ospite".
Ciò non toglie che la procedura tecnica sia molto complessa. Ed è ancora più complessa nei casi, i più frequenti, in cui il DNA di partenza è più o meno danneggiato, per esempio quello del mammut lanoso.

Per cominciare occorrono dei tessuti della specie estinta nelle migliori condizioni possibili, tali da poterne estrarre un DNA quasi integro. Questo è possibile per gli esemplari conservati in laboratorio oppure nell'ambiente naturale, grazie al permafrost siberiano:

Cucciolo di mammut estratto dai ghiacci siberiani 

Milioni e milioni di molecole vengono assemblate per formare il nuovo DNA, in parte "letto" dall'esemplare conservato e in parte ricostruito per le parti mancanti da specie geneticamente molto vicine. Il risultato sarà un DNA fedele all'originale, tale da "codificare" un animale del tutto identico a quello estinto. Questo DNA andrà a sostituire quello presente in una cellula uovo dell'animale che ospiterà la gestazione.

Come dicevo, non c'è dubbio che sarà fatto; e lo sarà a cominciare già da questo decennio. Dopo la rana seguiranno il Piccione migratore (estinto nel 1914), il Tilacino (1934), il Dodo (1662), il Mammuth lanoso (3.700 anni fa) e la Tigre dai denti a sciabola (10.000 anni fa). Sono tutte specie il cui DNA è già esistente completo o ricostruibile da specie affini. Ed ecco lo zoo de-estinto che ci aspetta: 

 Piccione migratore

Tilacino o Tigre della Tasmania, marsupiale. Filmato del 1933.

Dodo

Mammut lanoso

Tigre dai denti a sciabola

E' cosa buona e giusta? Non lo so, sono combattuto tra entusiasmo infantile e matura riflessione.  

Entusiasmo infantile:
- Mi mancano le specie estinte, voglio vedere un mammut vivo!
- E' stata colpa nostra, dobbiamo riparare.
- Sviluppiamo e manteniamo la bio-diversità.
- Da queste tecniche impareremmo molto per la cura delle malattie.
- Questa è scienza!

Matura riflessione:
- Sapendo di poterle far rivivere, avremo meno cura nel mantenimento delle specie.
- Le biosfere di riferimento non esistono più, come vivranno?
- Pericolo di sfruttamento commerciale (brevetti delle specie). Orrore!   
- Basta un solo errore per generare un mostro.
- E, soprattutto, dove possiamo arrivare con queste tecniche? 

Pro: 5; contro: 5 = stallo intellettuale.
Però forse dovremmo fare una più profonda riflessione sull'ultima domanda: dove arriveremo con queste tecniche? C'è una possibile risposta davvero inquietante:

 Un Neanderthal come apparirebbe oggi

Il DNA del Neanderthal, estinto circa 30.000 anni fa, è noto al 70%. Da quello che finora è noto, è uguale al nostro per circa il 99.5%. Prima o poi conosceremo il completo genoma del nostro cugino estinto, il resto viene da sé. 
A quel punto, se diventa fattibile, si farà. Sarebbe troppa la curiosità scientifica, non riusciremmo a fermarla.
Questo era l'uomo europeo, era già qui quando noi siamo arrivati dall'Africa, abbiamo convissuto con lui per decine di migliaia di anni, forse ci siamo ibridati con lui, forse lo abbiamo costretto noi a estinguersi.
Era un vero uomo, era intelligente, ma viveva solo di caccia mentre noi eravamo anche agricoltori, sfruttavamo meglio le risorse e modificavamo i biotopi, sottraendo ambiente alle prede del Neanderthal. E questo potrebbe averlo finito.
Qualche scienziato in buona fede si sentirebbe troppo in colpa per non provarci.
E qualcun altro, mosso da meno nobili intenti, potrebbe brevettare una razza di schiavi per assemblare a costi ridicoli le nostre scarpe di moda. 
Forse è meglio che ci fermiamo prima?