Le notizie sono due, ma fatte l’una per l’altra. Eccole in ordine di tempo:
Aprile 2016: è stato annunciato il progetto
“Breakthrough Starshot” per raggiungere Proxima Centauri, la stella più vicina
a noi, con delle sonde in un tempo di viaggio ragionevole (più o meno 20 anni).
Luglio 2016: proprio intorno a Proxima Centauri, è stato scoperto un pianeta nella zona abitabile. E questa, consentitemi un'espressione elegante, è una botta di culo mostruosa, e ci voleva. Ma procediamo per gradi.
Prima notizia, il progetto: veicoli spaziali grandi
come un francobollo che, spinti da energia luminosa scaturita da raggi laser,
raggiungeranno il 20% della velocità della luce, dirigendosi verso la stella
più vicina a noi, appunto Proxima Centauri.
I micro-veicoli, dal peso di pochi grammi, saranno
equipaggiati con tutto il necessario per fotografare, filmare, e rispedire i
segnali sulla Terra.
L’idea è del fisico super-visionario Stephen
Hawking, i soldi sono del fisico e magnate russo Yuri Milner e di Mark
Zuckerberg. Finalmente l’inutile e dannoso FessBuc serve a qualcosa.
Il 20% della velocità della luce equivale a circa
216 milioni di chilometri orari. Per dire, a quella velocità vai da casa tua
alla Luna in circa 6,3 secondi. Per arrivare a Proxima Centauri circa
vent’anni, più circa quattro anni per rimandare le foto sulla Terra; un tempo
del tutto ragionevole, soprattutto se paragonato ai circa 30.000 anni necessari
con i sistemi di propulsione tradizionali.
Ma come funziona? La spinta cinetica per
l’accelerazione del veicolo sarebbe fornita da un raggio laser sparato dalla
Terra che va a colpire una sorta di “vela” del veicolo dallo spessore di appena
qualche centinaio di atomi. Ecco un filmato che spiega:
E siccome tante cose potrebbero andare storte, i
veicoli lanciati saranno decine o centinaia. Se volete saperne di più sul
progetto, il sito ufficiale è questo.
Seconda notizia, il pianeta: l’annuncio ufficiale
arriverà a fine agosto, ma già se ne parla.
Intanto ricordiamo che vuol dire “zona
abitabile”: è la regione intorno ad una stella ove è teoricamente possibile per un pianeta mantenere acqua liquida sulla sua superficie, condizione imprescindibile
per la vita.
Non vuol dire che l’acqua sicuramente c’è, ma le condizioni ne permettono la presenza. Ad esempio, nel sistema solare la zona abitabile va dalla Terra a Marte. Mercurio e Venere sono troppo caldi e Giove è troppo freddo.
Non vuol dire che l’acqua sicuramente c’è, ma le condizioni ne permettono la presenza. Ad esempio, nel sistema solare la zona abitabile va dalla Terra a Marte. Mercurio e Venere sono troppo caldi e Giove è troppo freddo.
Il telescopio orbitante Keplero, lanciato nel 2009,
ha scoperto in pochi anni migliaia di pianeti, di cui alcune decine nella
zona abitabile delle rispettive stelle.
Il telescopio Keplero
Ad oggi, facendo un rapporto tra la quantità di spazio osservato ed il numero di pianeti scoperti, è ragionevole pensare che nella
sola nostra galassia esistano alcune centinaia di miliardi di pianeti.
Se di questi solo uno su mille fosse nella fascia
abitabile, sarebbero alcune centinaia di milioni.
Se di questi solo uno su mille avesse acqua
liquida, sarebbero alcune centinaia di migliaia.
Se di questi solo uno su mille avesse sviluppato la
vita…
E i numeri, vi assicuro, sono del tutto prudenziali.
E i numeri, vi assicuro, sono del tutto prudenziali.
Però, e qui casca l’asino (anzi, cascava), sono
tutti maledettamente distanti. Nessuna speranza, almeno per i prossimi secoli,
di esplorarli da vicino. Nessuna speranza, ammesso che vi fosse vita
intelligente, di tentare di comunicare. Il pianeta più promettente scoperto (il
più simile alla Terra) è Kepler-452 b, a 1.400 anni luce da noi. Solo per dire
“Hei, c’è nessuno lì?” e aspettare una improbabile risposta ci vorrebbero 2.800
anni. Troppo anche per la più paziente e visionaria delle menti.
Rappresentazione artistica di Kepler-452 b
Quindi, se da una parte è esaltante pensare alle
alte probabilità di trovare prima o poi la vita, dall’altra è sconfortante
pensare che dovremo accontentarci sempre di evidenze indirette.
Ma il destino ha bussato alla porta il mese scorso,
con l’incredibile scoperta di un pianeta nella fascia abitabile che ruota
intorno alla stella più vicina a noi. Siamo a 4,2 anni luce dalla Terra,
proprio tanto tanto vicini.
Al punto che non è impossibile pensare di andare a
vederlo davvero, grazie alla notizia numero uno.
C’è una relazione voluta tra le due notizie? Beh,
sì. Il progetto Breakthrough Starshot ha puntato a Proxima Centauri per tre
ragioni: innanzitutto il sistema Alfa Centauri (anche detto Rigel Kentaurus) di cui Proxima fa parte è un
sistema triplo, il che triplica le possibilità di trovare l’ago nel pagliaio.
Secondo, due delle tre stelle del sistema sono molto simili al nostro Sole. Terzo, la
zona abitabile è molto più vasta di quella del sistema solare, grazie
all’influenza combinata delle tre stelle. Quindi, la scoperta del pianeta non è del
tutto sorprendente, ma certo non era attesa con questo incredibile tempismo.
Le probabilità dicono che quasi sicuramente non ci
sarà acqua né tantomeno la vita.
Ma se trent’anni fa avessimo chiesto ad un astronomo
quante fossero le probabilità che nel sistema solare ci sia acqua al di fuori
della Terra, avrebbe risposto “molto poche”.
Ebbene l’acqua è stata scoperta su Marte, sui
satelliti di Giove e Saturno (su Europa ed Encelado ce n’è più che sulla
Terra), e perfino sull’aridissima Luna.
E se ancora trent’anni fa avessimo chiesto allo
stesso astronomo quante fossero le probabilità che nella nostra galassia
esistano miliardi di pianeti, avrebbe risposto “nessuna”.
La conoscenza non è solo amica della teoria delle
probabilità, ma anche delle botte di culo. E più ci diamo dentro, più sono
possibili.