domenica 31 marzo 2013

Mammuth Park: è cosa buona e giusta?


Il numero di aprile di National Geographic presenta un bel servizio sui progetti presenti e futuri per riportare in vita alcune specie animali estinte, grazie all'ingegneria genetica.
Alcuni di questi progetti sono molto avanzati, per esempio la "risurrezione" della rana australiana a gestazione gastrica, estinta nel 1983, che ingoiava le uova fecondate per poi partorire i piccoli dalla bocca:


Essendo una specie estinta pochi anni fa, questo è un caso "facile" perché il DNA della rana è integro negli esemplari congelati, tant'è che alcuni embrioni sono già stati "fabbricati" e sono pronti per l'impianto nell'uovo di una rana "ospite".
Ciò non toglie che la procedura tecnica sia molto complessa. Ed è ancora più complessa nei casi, i più frequenti, in cui il DNA di partenza è più o meno danneggiato, per esempio quello del mammut lanoso.

Per cominciare occorrono dei tessuti della specie estinta nelle migliori condizioni possibili, tali da poterne estrarre un DNA quasi integro. Questo è possibile per gli esemplari conservati in laboratorio oppure nell'ambiente naturale, grazie al permafrost siberiano:

Cucciolo di mammut estratto dai ghiacci siberiani 

Milioni e milioni di molecole vengono assemblate per formare il nuovo DNA, in parte "letto" dall'esemplare conservato e in parte ricostruito per le parti mancanti da specie geneticamente molto vicine. Il risultato sarà un DNA fedele all'originale, tale da "codificare" un animale del tutto identico a quello estinto. Questo DNA andrà a sostituire quello presente in una cellula uovo dell'animale che ospiterà la gestazione.

Come dicevo, non c'è dubbio che sarà fatto; e lo sarà a cominciare già da questo decennio. Dopo la rana seguiranno il Piccione migratore (estinto nel 1914), il Tilacino (1934), il Dodo (1662), il Mammuth lanoso (3.700 anni fa) e la Tigre dai denti a sciabola (10.000 anni fa). Sono tutte specie il cui DNA è già esistente completo o ricostruibile da specie affini. Ed ecco lo zoo de-estinto che ci aspetta: 

 Piccione migratore

Tilacino o Tigre della Tasmania, marsupiale. Filmato del 1933.

Dodo

Mammut lanoso

Tigre dai denti a sciabola

E' cosa buona e giusta? Non lo so, sono combattuto tra entusiasmo infantile e matura riflessione.  

Entusiasmo infantile:
- Mi mancano le specie estinte, voglio vedere un mammut vivo!
- E' stata colpa nostra, dobbiamo riparare.
- Sviluppiamo e manteniamo la bio-diversità.
- Da queste tecniche impareremmo molto per la cura delle malattie.
- Questa è scienza!

Matura riflessione:
- Sapendo di poterle far rivivere, avremo meno cura nel mantenimento delle specie.
- Le biosfere di riferimento non esistono più, come vivranno?
- Pericolo di sfruttamento commerciale (brevetti delle specie). Orrore!   
- Basta un solo errore per generare un mostro.
- E, soprattutto, dove possiamo arrivare con queste tecniche? 

Pro: 5; contro: 5 = stallo intellettuale.
Però forse dovremmo fare una più profonda riflessione sull'ultima domanda: dove arriveremo con queste tecniche? C'è una possibile risposta davvero inquietante:

 Un Neanderthal come apparirebbe oggi

Il DNA del Neanderthal, estinto circa 30.000 anni fa, è noto al 70%. Da quello che finora è noto, è uguale al nostro per circa il 99.5%. Prima o poi conosceremo il completo genoma del nostro cugino estinto, il resto viene da sé. 
A quel punto, se diventa fattibile, si farà. Sarebbe troppa la curiosità scientifica, non riusciremmo a fermarla.
Questo era l'uomo europeo, era già qui quando noi siamo arrivati dall'Africa, abbiamo convissuto con lui per decine di migliaia di anni, forse ci siamo ibridati con lui, forse lo abbiamo costretto noi a estinguersi.
Era un vero uomo, era intelligente, ma viveva solo di caccia mentre noi eravamo anche agricoltori, sfruttavamo meglio le risorse e modificavamo i biotopi, sottraendo ambiente alle prede del Neanderthal. E questo potrebbe averlo finito.
Qualche scienziato in buona fede si sentirebbe troppo in colpa per non provarci.
E qualcun altro, mosso da meno nobili intenti, potrebbe brevettare una razza di schiavi per assemblare a costi ridicoli le nostre scarpe di moda. 
Forse è meglio che ci fermiamo prima? 

sabato 16 marzo 2013

Se questo è un uomo

 
Mi perdoni Primo Levi se gli ho “mutuato” il titolo del post, ma è la prima cosa che mi è venuta in mente dopo la lettura di quanto segue, a proposito dell’incendio della Città della Scienza di Napoli:

“Ho scoperto che nei capannoni dell’ex Italsider si propagandava l’evoluzionismo, una superstizione ottocentesca ancora presente negli ambienti parascientifici […]. Il darwinismo è una forma di nichilismo e secondo il filosofo Fabrice Hadjadj dire a un ragazzo che discende dai primati significa approfittare della sua natura fiduciosa per gettarlo nella disperazione e indurlo a comportarsi da scimmia. Dovevano bruciarla prima, la Città della Scienza.” 
Camillo Langone, Il Foglio, 7 marzo 2013 (testo integrale qui)

L’articolo è un florilegio di imbecillità, godetevele, ma adesso mi tocca tornare a difendere la teoria dell’evoluzione, come avevo già fatto qui.
Vi sarete accorti che negli ultimi anni (come al solito importiamo non-conoscenza dagli americani e ce la beviamo) si sente spesso dire che “in fondo, quella dell’evoluzione è solo una teoria”. Vero, ma una teoria scientifica non è come una "teoria" sentita al bar, di quelle del tipo “secondo me quei due se la intendono”.
La parola teoria ha un significato molto preciso nel linguaggio della Scienza, che non è quello del bar.

Potremmo pensare che uno scienziato si svegli al mattino e, mentre sorseggia il caffè, butti giù qualche riga relativa a un’idea che gli è balenata di notte e in questo modo sviluppi una teoria.
No, no, no. Nella lingua della Scienza una teoria è un punto d’arrivo, non di partenza. Si parte dall’osservazione e si sviluppa un modello (ipotesi) che possa fornire una spiegazione a quanto osservato. Il modello per essere tale deve offrire la possibilità di verifica delle predizioni in esso contenute, e solo dopo moltissime verifiche (soggette alla validazione di molti scienziati, non di uno solo) diventa una teoria. Una volta che la teoria è accettata continuano le verifiche e gli eventuali suoi aggiustamenti, o anche del suo modello. Lo schema di sviluppo è riassunto qui (da Wikipedia):


Ben raramente, quasi mai, una teoria scientifica può essere provata fino a derivarne una legge, perché per giungere a questo stadio dovremmo presumere che tutto l’osservabile è stato osservato. E perché spesso non riusciamo a riprodurre un fenomeno che è spiegato dalla teoria.
Pensiamo alla relatività, che pur ricevendo continue conferme, non consente di essere riprodotta in laboratorio e quindi è destinata a essere non provata, ma è accettata al punto tale che molti sviluppi tecnologici ne fanno uso nei loro calcoli e producono tecnologia che funziona (ne abbiamo parlato qui).

La teoria dell’evoluzione si trova in questo stadio e vi resterà ancora per secoli, a meno che non sia rigettata da una nuova teoria, così come la rivoluzione copernicana costrinse a rigettare la teoria geocentrica. Oggi si legge ogni tanto sulla stampa che “Darwin aveva torto”, ma si tratta sempre di distorsioni giornalistiche che riportano opinioni di scienziati sulle lacune della teoria, che indubbiamente ci sono, ma non possiamo riempirle di aria fritta.
Sarebbe come dire che, dato che Copernico ha commesso l'errore di prevedere orbite circolari per i pianeti e non ellittiche, la sua teoria è da rigettare e dobbiamo rimettere la Terra al centro dell’universo.
Quella dell’evoluzione è la miglior teoria di cui disponiamo sulla speciazione, ma da bravi razionali non possiamo escludere che un giorno ne arrivi un’altra che la soppianti; il che, allo stato delle conoscenze, sembra molto improbabile.

E’ invece molto probabile, e accade spesso, che sia sotto attacco da parte dei creazionisti, nonostante la teoria contenga in se stessa degli elementi perfetti per un ottimo compromesso tra la spiegazione teista e quella razionale:
alla base della teoria, infatti, ci sono le mutazioni genetiche che poi vengono validate o meno dalla selezione naturale in base all’adattamento ambientale. Se funziona, nuova specie, se non funziona, come non detto. Ebbene, queste mutazioni genetiche sono definite casuali dalla Scienza, il che lascia tutto lo spazio possibile al credente di ritenere invece che esse siano decise da un creatore. Ben lo rappresenta Joseph Ratzinger: 

“Davanti alla questione fondamentale irrisolvibile dalla stessa teoria dell'evoluzione - se comandi l'insensatezza o il senso - la fede esprime la convinzione che il mondo nella sua interezza, come dice la Bibbia, venga fuori dal logos, cioè dal senso creatore, e rappresenti la forma contingente del suo proprio compimento.” 
Joseph Ratzinger, Fede nella creazione e teoria dell’evoluzione, 1969, testo integrale qui

“La forma contingente del proprio compimento”, un concetto perfettamente evoluzionistico che comporta però l'esistenza di un fine, campo nel quale la Scienza non si addentra, preferendo un onestissimo “non lo so e non mi riguarda”.
"Insensatezza o il senso"? La Scienza dice la prima (il caso), la religione dice il secondo (Dio), ma la teoria resta comunque in piedi, non occupandosi affatto del perché e del fine ultimo.
E allora, cari creazionisti, perché non prendete quello che la teoria vi offre su un piatto d'argento? 

Dopo avervi tediato con cotanta prosa da ignorante consapevole, voglio tornare un attimo al nostro delizioso autore di cui si parlava all’inizio, per una chicca finale. Scopriamo infatti che lo stesso ha scritto nel 2011: 

Togliete i libri alle donne: torneranno a far figli

“Gli studi più recenti denunciano lo stretto legame tra scolarizzazione femminile e declino demografico. La Harvard Kennedy School of Government ha messo nero su bianco che «le donne con più educazione e più competenze sono più facilmente nubili rispetto a donne che non dispongono di quella educazione e di quelle competenze». 
E il ministro conservatore inglese David Willets, ha avuto il coraggio di far notare che «più istruzione superiore femminile» si traduce in «meno famiglie e meno figli». Il vero fattore fertilizzante è, quindi, la bassa scolarizzazione e se vogliamo riaprire qualche reparto maternità bisognerà risolversi a chiudere qualche facoltà.” 
Camillo Langone, Libero, 16 marzo 2011 (testo integrale qui

Mi permetto di giudicare la validità della teoria dell'evoluzione con la misura della qualità dei suoi detrattori. Mi pare di poter dire che Charles Darwin è in una botte di ferro.

mercoledì 6 marzo 2013

Giacobbo for President?


E’ troppo presto per valutazioni sull’operato, che non c'è ancora stato, del Movimento 5 Stelle; quindi me ne astengo, resistendo alla tentazione (che pure ho) di giudizi avventati e processi alle intenzioni (vaffa preventivi, direbbero loro).
Ma in questi giorni ho letto una cinquantina di post sul blog di Beppe Grillo e centinaia, forse migliaia, di commenti. Tanto per capire un po'.
Affermo quindi, con cognizione di causa, che sono rimasto molto impressionato dal contributo del Beppe nazionale e dei suoi accoliti alla non-conoscenza. Non raggiunge l’eccellenza di Giacobbo ma poco ci manca.
 
Ecco qualche perla, cominciando dall’ultima in ordine di tempo, l’intervista di Ballarò al deputato 5 Stelle Paolo Bernini: 

 
Lo so che la TV ti fa vedere solo quello che vuole e forse hanno intervistato apposta il meno dotato (come sono buono oggi), ma è pur sempre un deputato e vi prego di dare un’occhiata al sito da lui citato come fonte di verità: Zeitgeist. E’ una raccolta d’idiozie sul complotto religio-massonico-finanziario che ha pochi emuli nell'universo Internet.  
 
Ed ecco quindi Grillo sulle scie chimiche, annosissima e noiosissima bufala: qui.
E ancora dal blog di Beppe: l’entusiasmo per la pallina magica che lava senza detersivo, qui (magari fosse solo una bufala, è una frode), e l’allarme sui telefonini che cuociono le uova, qui (documentato sbugiardamento qui).
Per tacere delle pochissimo convincenti teorie di Beppe sulle energie alternative che salveranno il mondo. In merito ho già cercato di spegnere gli entusiasmi (che erano anche i miei) qui.  E lo dico da anti-nuclearista, disposto a spegnere il riscaldamento e andare a piedi; non sto attaccando le teorie economiche della decrescita o dello steady state che meritano invece attenzione.

Insomma, il mondo è pieno di gente che non sa e parla tanto (compresi quelli che scrivono sui blog).
Poco danno, se queste persone non hanno grandi responsabilità. Di noi parolai si è occupato Leonardo da Vinci:

“Ecco alcuni che non altramente che transito di cibo, e aumentatori di sterco e riempitori di cessi* chiamarsi debono, perché per loro non altro nel mondo apare, alcuna virtù in opera si mette, perché di loro altro che pieni cessi non resta.”

* Nell'originale la parola è ”destri”, antico eufemismo toscano per “cessi”.

Ben altro è affidare a superficiali parolai il buon governo.
Il Parlamento italiano è un letamaio, e questo è un fatto. Ed è pure un fatto che Mastro Letame è ancora lì. E che cosa abbiamo fatto noi elettori? Con la collaborazione di un centro-sinistra che avrebbe dovuto portare un proposta e non l’ha fatto (o almeno io non l’ho capita), invece di far fuori il Mastro e i suoi seguaci rimestatori abbiamo innestato nel Parlamento un'allegra brigata che ha tanto entusiasmo ma, temo, solo quello. 

Chissà, forse dalla miscela del tutto inedita verrà fuori qualcosa di meraviglioso; il problema è che non abbiamo più tempo per giocare al piccolo chimico e vedere l’effetto che fa. 
Può la cacca, con l'aggiunta di freschi entusiasmi infantili, tramutarsi in un bel florilegio di norme giuste e innovative?   
Se il buon giorno si vede dal mattino, mi pare che la prospettiva presidenziale che dà titolo al mio post sia perfettamente in linea con un governo a 5 Stelle. Spero per l'Italia in clamorose smentite; in tal caso mi cospargerò il capo di leonardesco sterco.