domenica 29 aprile 2012

Il disco d’oro e altri messaggi

Il Voyager Golden Record

Il disco che vedete qui su, in due esemplari, sta viaggiando a bordo delle sonde Voyager 10 e Voyager 11 oltre i confini del sistema solare. Forse un giorno molto lontano un non immaginabile qualcun altro lo troverà e scoprirà di noi, che saremo probabilmente a quel tempo già estinti.
Il disco contiene immagini e suoni della Terra, con un messaggio di pace in 55 lingue. Se vi va potete dare un’occhiata alle immagini e ascoltare i messaggi in questo video:


La sonda Voyager 1 è stata lanciata nel 1977, ha fatto un lavoro eccezionale di esplorazione dei pianeti del nostro sistema e poi ci ha lasciato, allontanandosi nello spazio profondo. Prima di lasciare il sistema solare, nel 1990, gli scienziati l’hanno orientata verso di noi, quando era a una distanza di 6 miliardi di chilometri dalla Terra, e le hanno chiesto di mandarci una foto. Eccola:


Questa celebre foto è nota come il “pale blue dot” (pallido puntino blu). Ingranditela e guardate a circa metà della banda marrone a destra un piccolissimo puntino blu: è la Terra.
La comunicazione radio con Voyager 1 funzionerà fino al 2025, poi non sapremo più nulla. L’8 aprile di quest’anno si trovava nella zona dell’eliopausa, il limite oltre il quale il vento solare non riesce ad arrivare, più o meno a 18 miliardi di chilometri da noi. Tecnicamente è lì che inizia lo spazio interstellare, il buio profondo.
Si spera che Voyager riesca a mandarci ancora qualche dato interessante sull’ipotetico muro d’idrogeno che dovrebbe trovarsi da quelle parti, poi avrà finito il suo lavoro, a parte quello di portare il disco d’oro in giro per la galassia. Raggiungerà la costellazione dell’Ofiuco tra circa 40.000 anni.

Voglio mostrarvi un campione del lavoro fatto da Voyager 1, guardate questa incredibile foto dell’atmosfera di Giove, cliccateci su:


Non è fanatastica? E’ Van Gogh all’ennesima potenza.

Il disco d’oro si trova anche a bordo della Voyager 2, anch’essa lanciata nel 1977 con una rotta divergente rispetto alla prima. L’8 aprile si trovava a 14.6 miliardi di chilometri da noi e anch’essa sta entrando ora nello spazio interstellare. Tra 296.000 anni passerà vicina a Sirio.
Cavolo, ma ci vuole tanto a raggiungere un’altra stella? Ma che lumache ‘ste sonde!  

Eh sì, le Voyager viaggiano a una velocità di soli 61.200 Km orari, gli oggetti più veloci costruiti dall’uomo ma se avete fretta non basta.
Che dire allora delle due sonde Pioneer 10 e 11, lanciate nel ’72 e ’73 che stanno viaggiando a una velocità simile verso Aldebaran e la costellazione dell’Aquila? Le raggiungeranno rispettivamente tra 2 e 4 milioni di anni! Un po’ di pazienza e tutto arriva.
Anche le sonde Pioneer, con le quali si è perso ogni contatto ormai da anni, sono portatrici di un messaggio: tutt’e due trasportano una placca metallica così fatta:

Placca delle sonde Pioneer 10 e 11. Clicca per ingrandire 

Ma se mai un’altra intelligenza dovesse davvero entrare in contatto con questi messaggi, saprebbe interpretarli?

      

sabato 21 aprile 2012

Polvere di stelle, polvere di noi

 La nebulosa di Orione
(clicca sulle immagini per ingrandire)

Abbiamo parlato tempo fa qui delle supernovae, le stelle che alla fine della loro vita esplodono come miliardi di miliardi di bombe atomiche dissipando tutta la loro energia e il loro materiale nello spazio in qualche secondo.
Anche una stella che invece si consuma lentamente e tranquillamente diffonde il suo materiale nello spazio: il vento solare espelle lontano le particelle di polvere, che arrivano a viaggiare a 30.000 Km orari per formare quelle meravigliose nubi (nebulose) le cui immagini sono tra le più belle che gli odierni telescopi ci stanno regalando.

 La grande nube di Magellano

Negli ultimi decenni una vivace discussione scientifica è sorta intorno a una questione apparentemente irrisolvibile: come fanno queste particelle (è quasi tutto silicio, praticamente sabbia) ad allontanarsi dalla stella senza prima essere disintegrate dalla sua radiazione? Soprattutto i modelli matematici elaborati al computer indicano che non c’è scampo per un atomo di silicio che voglia allontanarsi senza prima essere fuso.
So che non ci dormite la notte su questa questione e allora ho una buona notizia: sembra che l’enigma sia stato risolto da un astronomo australiano, Barnaby Norris.

Utilizzando il VLT (Very Large Telescope) in Cile, Norris ha determinato che le particelle che compongono il vento solare sono molto più grandi di quanto ci si aspettasse, ben 1/1000 di millimetro, e quindi capaci di riflettere la radiazione luminosa senza esserne danneggiate. Non dimentichiamo che gli specchi sono fatti di silicio.
Quindi queste nubi sono in grado di allontanarsi dalla stella madre senza danno, per finire dove? A formare nuove stelle!
Guardate quest’immagine che ritrae la nube intorno a Betelgeuse, la gigantesca stella che dista “solo” 600 anni luce da noi:  


Il vento solare che sta allontanando la nube dalla stella potrebbe in diecimila anni dimezzarne la massa, a meno che Betelgeuse non decida di esplodere prima in una splendida supernova che sarebbe ben visibile nel nostro cielo, evento che gli astronomi ritengono più probabile.
Anche quando la stella esplode, la nube che ne rimane si espande rapidamente per portare lontano il patrimonio di materiali che servirà alle nuove stelle.    

Circa 4 miliardi e mezzo di anni fa una nube che era in viaggio da tanto tempo, retaggio di una grande stella lontana, si condensò a formare una nuova stella e nuovi pianeti lasciando la sua firma silicea in tutto quello che creava: il 27,7% della crosta terrestre è fatto di silicio, che risulta l’elemento più diffuso dopo l’ossigeno. Le piante devono la loro struttura al silicio, gli alberi stanno su grazie a questo.
E noi, con 1,4 grammi di silicio a testa che alberga nelle nostre cellule, siamo gli ultimi destinatari di quel viaggio di cui non abbiamo visto nulla, ma tanto immaginato.
Proprio gli ultimi? Ovviamente, no.      

domenica 15 aprile 2012

Energie rinnovabili e panzane


Circa un anno fa, all’epoca del disastro di Fukushima, da bravo ignorante avevo cercato di raccogliere le idee sull’energia nucleare in questo post, facendo tabula rasa di tutti i preconcetti e basandomi solo su dati ufficiali e/o accertati.
Le conclusioni erano state per me alquanto sorprendenti, soprattutto era parso chiaro che oggi l’informazione di massa fa molti danni nel trasmettere idee che vengono sdoganate come dimostrate ma sono solo panzane.
Mi ero riproposto di affrontare con la stessa aria disincantata il tema delle energie rinnovabili, avrei voluto farmi un’opinione libera dagli stereotipi e dai luoghi comuni su questo tema. Cercando cercando, ho trovato qualcuno che lo ha fatto molto meglio di quanto avrei potuto io: David MacKay.

MacKay è un fisico, professore di filosofia naturale a Cambridge, primo consigliere del governo inglese per la politica energetica e i cambiamenti climatici. Non è tifoso del nucleare né delle rinnovabili, è solo amante dei numeri.
Con un suo libro del 2009, che ha chiamato “Energia sostenibile senza aria fritta” ha semplicemente paragonato grandezze: la quantità di energia necessaria all’uomo con la quantità di energia prodotta attraverso i vari sistemi, facendo piazza pulita di tante idee sbagliate e preconcetti, e di tutte quelle leggende sull’energia che si propagano di bocca in bocca, di giornale in giornale e, anche di blog in blog.
La notizia fantastica è che il libro è gratuito, si può scaricare in pdf da qui, quella un po’ meno fantastica è che il libro è in inglese; ne esiste un riassunto in italiano, cliccate per scaricarlo. Anche la sola lettura del riassunto è estremamente interessante, direi obbligatoria, soprattutto se siete come me dei sognatori solari.

E veniamo al dunque: le notizie sono pessime. Anticipando le conclusioni di MacKay, non c’è modo alcuno di mantenere l’attuale livello di consumo energetico rinunciando sia alle fonti fossili di energia sia al nucleare. E’ matematico che neanche riempiendo la superficie di una nazione di pannelli solari e pale eoliche il fabbisogno possa essere lontanamente soddisfatto.
Dobbiamo essere consapevoli che i piccoli gesti come spegnere gli apparecchi in standby o staccare dalla presa il caricatore del cellulare sono troppo piccoli e portano a risultati troppo piccoli, insignificanti. Giusti, ma troppo poco per poterci assolvere come consumatori di energia. Pensate che un caricatore di cellulare assorbe in un giorno quanto un’automobile consuma in un secondo.

A proposito di automobili, c’è molto da dire. Io credevo che l’auto elettrica fosse una stupidaggine, se l’energia consumata dall’auto è comunque prodotta da fonti fossili. Invece sbagliavo, perché il motore elettrico consuma un decimo dell’energia di un motore a benzina; senza contare che un motore elettrico è anche molto più duraturo a causa della quasi totale assenza di attriti. Per una locomotiva elettrica fare 30 milioni di chilometri con lo stesso motore è normale.
Un progetto morto in partenza è invece l’auto a idrogeno: un controsenso energetico, visto che quest’auto consuma dal doppio al quadruplo di un’auto a benzina.

E’ giusto mettere i pannelli solari sui tetti e costruire case ad alta efficienza energetica; ma tutto questo non basta. Il problema è che queste piccole cose ci illudono, e ci illudono i mass media quando parlano di “futuro alle porte”. Ci mettono tranquilli, abbiamo fatto la nostra parte e invece non è vero. Vogliamo la botte piena e la moglie ubriaca. Perché noi vogliamo assolutamente andare in auto e non ci rompete le scatole, abbiamo già messo i pannelli solari, la nostra acqua calda è solare, la nostra doccia è gratis. Quindi possiamo andare all’edicola e al bar in macchina.

L’amara verità è un’altra. Dobbiamo spostare la discussione dalle energie alternative alla riduzione dei consumi, quella vera. Se vogliamo rinunciare davvero al petrolio (e prima o poi dovremo) e al nucleare, s’impone un radicale cambiamento delle nostre vite. Si va a piedi e con i mezzi pubblici, si riducono gli spostamenti per le vacanze (dimenticare l’aereo, che ne dite di un “Basilicata coast to coast”?), si mangiano solo frutta e verdura di stagione, si sta attenti al famoso “chilometro zero”, ci si riscalda molto di meno e ci si copre di più (che ne dite di mettere il riscaldamento a 18° e infilarsi un altro maglione?). E, soprattutto, dobbiamo dimenticare la crescita del PIL.

E quando qualcuno ci parla di energie rinnovabili impariamo a diffidare dei non addetti ai lavori, per esempio di me, piuttosto andate a leggere MacKay.
Nel 2009 sul Corriere della Sera, Dacia Maraini ha scritto che la Germania soddisfa il 30% del suo fabbisogno energetico con l’energia solare, e quest’affermazione è passata di bocca in bocca, di giornale in giornale e data per vera. La Maraini ha fatto una confusione di cifre, scambiando potenza con energia, perché non è un’addetta ai lavori. La verità è che la Germania, pur essendo il paese europeo con la maggior quantità d’impianti fotovoltaici, soddisfa con questi solo il 4% del fabbisogno.
5 febbraio 2010, La Repubblica: in un articolo a firma di Giovanni Valentini si legge che “la Puglia di Nichi Vendola, è la prima in Italia per la produzione di energia solare ed eolica, in grado di coprire il 180% del proprio fabbisogno”. Non credo che sia necessario commentare, se non per dare la cifra reale: 5%.

Insomma, per me MacKay è stata una doccia fredda, ma salutare. Leggetelo, il riassunto è solo di dodici pagine.

sabato 7 aprile 2012

Te lo do io l'oroscopo

Margherita Hack sull'astrologia, 1989

Qualche giorno fa leggicchiavo qua e là un libro di igiene alimentare e mi stavo alquanto interessando all’equilibrio acido-basico dell’organismo quando mi sono imbattuto in quest’affermazione: “naturalmente ogni individuo elabora le sue sostanze vitali e produce la sua energia in base a tante variabili personali, per esempio il proprio segno zodiacale”.
Chiuso il libro, che ovviamente non sarà mai più riaperto, mi sono detto che dovevo scrivere qualcosa su questa micidiale pseudo-scienza che è l’astrologia.  

Non conosco nessuno che non abbia mai letto il suo oroscopo, e non c’è niente di male a divertirsi un po’. Tutti noi ci divertiamo ad assistere a uno spettacolo di magia sapendo che non c’è nulla di vero. Tutt’altro è crederci davvero, e tutt’altro è abusare della credulità popolare facendoci dei soldi. Il peggio è assistere alla lettura dell’oroscopo su radio e TV di stato, pagate dai contribuenti, che rinunciano totalmente alla loro funzione educativa per seguire solo leggi di mercato.

L’influenza degli astri sulla nostra vita è storia antichissima e perfettamente in linea con uno stato del sapere primordiale. Scusabile, come dice Margherita Hack nel filmato, se non si conoscono la natura e le distanze delle stelle; ridicola, allo stato attuale delle conoscenze.
Partiamo dalle costellazioni: ho già detto tempo fa qui che la nozione di “sfera celeste”, seppure utile per la localizzazione degli astri, c’induce nell’errore di considerare le stelle tutte su uno stesso piano. Di più, quando parliamo di costellazioni, le apparenti figure mitologiche che spuntano dal cielo come se questo fosse un foglio bi-dimensionale sono un inganno inventato dall’uomo, quell’uomo che migliaia di anni fa guardava con stupore e timore al cielo.
Prendiamone una a caso, la Bilancia: le stelle principali sono quattro, distanti dalla Terra rispettivamente 160, 77, 292 e 195 anni luce. Sulla ingannevole sfera celeste possiamo tracciare delle linee rette che le congiungano, formino una figura e ci diano l’impressione che queste quattro stelle siano vicine tra di loro, abbiano qualcosa in comune.
Ma oggi noi sappiamo che in realtà le distanze tra queste quattro stelle sono enormi, dell’ordine di decine e centinaia di anni luce. Per capire meglio di che grandezze distanze stiamo parlando, ricordiamo che il Sole dista da noi 0.000016 anni luce e che Proxima Centauri, la stella più vicina alla Terra dopo il Sole, è distante 4,2 anni luce.  
E quelle quattro stelle sono anche nate in momenti diversi dello sviluppo della nostra galassia, sono molto distanti nel tempo. Non hanno nulla in comune, non sono in grado d’influenzarsi a vicenda a causa delle rispettive distanze, figuriamoci se possono influenzare alcunché di ciò che accade sulla Terra.

Per citare ancora la Hack:
Gli astri sono troppo lontani per poterci influenzare. Che possa esistere un’influenza di qualche tipo di cui, beninteso, io non sono al corrente, sul carattere di chi nasce in un periodo dell’anno piuttosto che in un altro, forse, e sottolineo forse, potrebbe anche essere. Ma le stelle di sicuro non c’entrano nulla. L’astrologia è pura superstizione. Chi sostiene che le stelle possano esercitare una qualche influenza su di noi, non sa evidentemente a che distanza si trovano dal nostro pianeta.
Sarebbe come dire che la terra esercita un’attrazione gravitazionale su una formica, ma che anche la formica la esercita sulla terra. Ciò in realtà è vero, ma si può ben capire che l’attrazione della formica nei confronti della terra è irrilevante.

E adesso faccio anche il bacchettone ricordando ai cattolici che l’astrologia, come qualunque altra superstizione, è contraria al primo comandamento: “non avrai altro Dio all’infuori di me”. Gatto nero o oroscopo, stessa cosa.
Il premio Nobel per la chimica Irving Langmuir ha definito “scienza patologica” quel complesso di idee di cui “non ci si riesce a liberare”, anche molto tempo dopo essere state dichiarate erronee dalla scienza.
Quelle idee sono un male di cui, ahinoi, all’uomo piace ammalarsi.