sabato 30 giugno 2012

Noi bambini vogliamo sapere tutto


Io parlerei sempre dell'Universo, perché anche un ignorante come me scopre che in fondo è solo poco più ignorante di chi indaga scientificamente: sappiamo quasi niente e supponiamo tanto. 

Anche il più razionale degli scienziati che lavorano in questo campo ammette che per parlare di Universo una dote indispensabile è l’immaginazione, accompagnata da tanta curiosità.
I punti fermi sul passato e il futuro dell’Universo sono pochi, e tra l’uno e l’altro quasi ogni cosa è possibile; basta immaginarla, verificare che possa stare in piedi senza violare le leggi della fisica, ed ecco una teoria. La maggior parte delle intuizioni crolla immediatamente: magari si sta svegli di notte, ti viene un’idea che potrebbe spiegare un fenomeno inspiegato, il giorno dopo fai quattro calcoli, non regge, getti tutto nel cestino, e ti auguri che un’altra notte ti venga un’idea altrettanto bella.

E’ scienza questa? Certamente.
Tenta e ritenta, alla fine capita che quei quattro calcoli stanno in piedi. Si va avanti, ci si rimette il cappello dello scienziato dopo essere partiti da un’idea che è frutto dell’immaginazione di un bambino. Un bambino cresciuto, curioso e immaginifico, ecco cos’è uno scienziato che percorre vie inesplorate.
Lo è stato per sua stessa ammissione Einstein quando ha intuito la relatività (vedi qui), lo è stato Lemaître quando ha ipotizzato il Big Bang, lo è stato Bojowald quando ha immaginato il Big Bounce (ne abbiamo parlato qui).       

Recentemente tre "bambini", José Senovilla, Marc Mars e Raül Vera delle Università di Bilbao e Salamanca, ne hanno pensata una davvero elegante sull’espansione dell’Universo.

 
Fino ad oggi, le evidenze di cui siamo in possesso ci dicono che l’espansione dell’Universo è in accelerazione, ma non abbiamo la minima idea di quale sia la fonte di energia per quest’accelerazione.
Se pensiamo al Big Bang, possiamo immaginare che tutte le componenti dell'Universo sono state scagliate verso l'esterno come miliardi di proiettili. Ma noi sappiamo che un proiettile, una volta scagliato, può solo rallentare, non accelerare.
Le prove, molte prove, invece ci dicono che i proiettili (noi, le galassie e tutto il resto), stanno accelerando. Ovviamente è impossibile, a meno che non esista una forza invisibile.
Per questo si parla di “energia oscura”, una roba che deve esserci per forza ma nessuno sa cosa sia.
E’ un enigma tra i più indagati, per il quale i dati a disposizione sono un nulla di fronte all’enormità dell’ignoto. Perché ogni scienziato che si rispetti sa bene cosa vuol dire diventare sempre più ignoranti man mano che si acquisisce il sapere.   

I tre meravigliosi bambini hanno sviluppato un’affascinante teoria: l’energia oscura potrebbe non esistere affatto se l’accelerazione dell’espansione dell’Universo fosse un inganno. Noi la vediamo, la constatiamo, ne abbiamo le prove ma non sta accelerando un bel nulla. Perché è il tempo che sta rallentando.
E’ come dire che stiamo accelerando con l’automobile, il nostro tachimetro lo prova inequivocabilmente, ma in realtà facciamo sempre più Km orari solo perché le ore si stanno allungando.
E, rallenta rallenta, arriverà il momento in cui il tempo si fermerà completamente. Se ci pensate, perfino le parole "eternità" e "sempre" acquistano significato: nessun orologio ticchetta più, tutto diventa una fotografia.

Stavolta i calcoli stanno in piedi, la teoria è compatibile con tutto quello che sappiamo. Con, in più, il vantaggio di non dover più pensare all’energia oscura che non c’è.
E questa teoria eliminerebbe anche un paradosso: se l’accelerazione fosse continua e inarrestabile, che ne sarebbe dell’Universo? Si arriverebbe al “Big Rip”, la frantumazione e il progressivo annullamento di tutto ciò che esiste. Game over.   

Credo che sentiremo parlare molto in futuro del rallentamento del tempo. E’ una teoria elegante e sufficientemente intrigante da trovare nuovi adepti che si dedicheranno a studiarla.
E poi l’ho potuta capire anch’io, è alla portata di tutti, almeno di quelli che fanno parte della seconda categoria di Einstein: 

Ci sono due modi di vivere la tua vita. Una è pensare che niente è un miracolo. L'altra è pensare che ogni cosa è un miracolo.”

domenica 24 giugno 2012

A cavallo di una palla di cannone


Appassionati di fantascienza e missioni spaziali, questa è per noi. 
Come sapete nel 2011, dopo trent'anni di onorato servizio, lo Space Shuttle ha cessato la sua attività per finire nei musei di astronautica. 
Ho trovato su youtube uno splendido filmato realizzato montando le immagini di due missioni dello Shuttle, la prima del 2007 dell'Atlantis e la seconda del 2009 dell'Endeavour, ambedue dirette alla Stazione Spaziale Internazionale, che ora ci godremo insieme. 
Il filmato è realizzato a partire da due telecamere fissate ad uno dei booster, i due razzi laterali di spinta che portano lo Shuttle fino a una cinquantina di Km di altezza per poi sganciarsi e ricadere in mare.  
Questa immagine ci ricorda il posizionamento dei booster, i due razzi bianchi tra i quali si trova il gigantesco serbatoio di propellente:

(clicca per ingrandire le immagini) 

La sequenza delle operazioni è riassunta in questo schema, i due booster sono gli SRB (Solid Rocket Booster):


Bene, ora mettiamoci comodi a cavallo di un booster, accompagniamo lo Shuttle fino al distacco e poi ricadiamo sulla Terra, godendoci gli autentici rumori registrati dal booster. 
Dicevo fantascienza perché il risultato è degno di un film, ma è tutto vero. Essendo il collage di due missioni, avremo la fortuna di vedere il distacco dello Shuttle due volte. 
Il tutto dura 8 minuti e mezzo, mettete il filmato a pieno schermo e portate la definizione a 720p. 
Addio Space Shuttle, ci hai fatto sognare! 


venerdì 15 giugno 2012

Just love: semplicemente amore

Suor Margaret A. Farley

Margaret A. Farley è una suora molto ascoltata nel mondo cattolico americano, membro delle Suore della Misericordia e già insegnante di etica cristiana alla Yale Divinity School.
Nel 2006 ha pubblicato un libro: Just Love. A Framework for Christian Sexual Ethics.   

Vi riporto tre piccoli brani dal libro e, le rispettive prese di posizione della Congregazione della Dottrina della Fede (CDF), presieduta fino al 2005 dal Pastore Tedesco e oggi dal cardinale William Joseph Levada:

Farley:
La masturbazione generalmente non comporta alcun problema di carattere morale. Si è certamente verificato che molte donne abbiano trovato un gran bene nel piacere ricercato con se stesse, e forse proprio nella scoperta delle loro proprie possibilità in rapporto al piacere, qualcosa che molte non avevano sperimentato e nemmeno conosciuto al riguardo nelle loro relazioni sessuali ordinarie con mariti o amanti. In questo senso, è possibile affermare che la masturbazione favorisce realmente i rapporti più di quanto non li ostacoli. La mia osservazione conclusiva è perciò che i criteri della giustizia, così come sono venuta presentandoli, sembrerebbero applicabili alla scelta di provare piacere sessuale autoerotico solo in quanto tale attività può favorire o danneggiare, mantenere o limitare, il benessere e la libertà di spirito. E questa rimane ampiamente una questione di carattere empirico, non morale.  

CDF:
Queste affermazioni non sono conformi alla dottrina cattolica: sia il Magistero della Chiesa, nella linea di una tradizione costante, sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato. Qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità. Il godimento sessuale vi è ricercato al di fuori della relazione sessuale richiesta dall’ordine morale, quella che realizza, in un contesto di vero amore, l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana.

Farley:
Dal mio punto di vista, le relazioni e gli atti omosessuali possono essere giustificati, conformemente alla stessa etica sessuale, proprio come le relazioni e gli atti eterosessuali. Perciò, le persone con inclinazione omosessuale, così come i loro rispettivi atti, possono e devono essere rispettati, sia che abbiano o non abbiano l’alternativa di essere altrimenti.

CDF:
Tale posizione non è accettabile. La Chiesa Cattolica, infatti, distingue tra persone con tendenze omosessuali e atti omosessuali. Quanto alle persone con tendenze omosessuali, il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che esse devono essere accolte con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Quanto agli atti omosessuali, invece, il Catechismo afferma: “Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati”.

Farley:
Le legislazioni sulla non-discriminazione degli omosessuali, ma anche sulle coppie di fatto, le unioni civili e i matrimoni gay, possono svolgere un ruolo importante nella trasformazione dell’odio, dell’emarginazione e della stigmatizzazione di gay e lesbiche, che vengono tuttora rafforzati da insegnamenti circa il sesso "contro natura", il desiderio disordinato o l’amore pericoloso. Una delle questioni al momento più urgenti, davanti all’opinione pubblica degli Stati Uniti, è il matrimonio tra persone dello stesso sesso, vale a dire la concessione di un riconoscimento sociale e di una qualifica giuridica alle unioni omosessuali, sia maschili che femminili, paragonabile alle unioni tra eterosessuali.

CDF:
Tale posizione è opposta all’insegnamento del Magistero: “La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società. A sostegno della legalizzazione delle unioni omosessuali non può essere invocato il principio del rispetto e della non discriminazione di ogni persona. Una distinzione tra persone oppure la negazione di un riconoscimento o di una prestazione sociale non sono infatti accettabili solo se sono contrarie alla giustizia. Non attribuire lo statuto sociale e giuridico di matrimonio a forme di vita che non sono né possono essere matrimoniali non si oppone alla giustizia, ma, al contrario, è da essa richiesto”.

Trovo quest’ultimo richiamo alla “ingiustizia” dei matrimoni gay uno splendido esempio di capriola tripla con avvitamento, della quale solo la Santa Sede è capace, come quando Ratzinger scrisse alla Conferenza Episcopale americana affermando che un uomo che avesse irrogato o eseguito la pena di morte avrebbe potuto comunque essere ammesso ai sacramenti, ma non certo chi avesse eseguito un aborto. E certo, avrebbe mai potuto inimicarsi quei cattolici americani per i quali la pena di morte è sacra? Di questo abbiamo parlato qui.  

Tornando alla grande Suor Margaret, la CDF le ha chiesto nel 2010 “spiegazioni”, per finire nel 2011 con l’esplicita richiesta di correggere le affermazioni incriminate.
Non solo Suor Margaret non ha modificato nulla, ma ha anche ricevuto l’appoggio della Conferenza americana delle donne religiose, organizzazione a sua volta sotto indagine da parte della CDF per il suo “femminismo radicale”.
Costretta dalla grave insubordinazione, il 4 giugno di quest’anno la CDF ha pubblicato la “notifica” di cui prima avete avuto un assaggio (testo integrale qui) che bolla come inaccettabile il contenuto del libro, perché:

Qualora, poi comunque rese pubbliche, emergessero dottrine e opinioni contrarie ai principi della fede e della morale e i loro autori, benevolmente invitati a correggerle, non vogliano provvedere, la Santa Sede userà del suo diritto-dovere di riprovare anche pubblicamente tali scritti, per provvedere con proporzionata fermezza al bene delle anime. (Notificazione della CDF riguardante l’abolizione dell’Indice dei libri proibiti, 14 giugno 1966.)

E adesso che la Congregazione ha diligentemente provveduto al bene delle nostre povere anime, non ve la prendete. Ricordatevi che la Santa Sede ci ha messo 350 anni a riabilitare Galileo Galilei (1992), una volta accortasi, pur con leggero ritardo, che effettivamente era la Terra a girare intorno al Sole e non viceversa.
Perciò, tra qualche secolo Suor Margaret avrà ragione. Portate pazienza e nel frattempo siate casti...          

domenica 3 giugno 2012

Botto galattico (prossimo) venturo

Come apparirà il cielo dalla Terra prima della collisione con Andromeda

Non che non si sapesse già, ma solo oggi i mezzi d’informazione hanno dato risalto, anche per i non addetti ai lavori, al mega-botto che avverrà tra qualche miliardo di anni, quando la nostra Via Lattea si scontrerà con la galassia di Andromeda.
Qualcuno ricorderà che in un post di qualche tempo fa mi ero soffermato sugli incredibili moti a cui siamo sottoposti come abitanti del piccolo pianeta periferico chiamato Terra, dei quali il più titanico è quello che ci spinge, insieme al Sole e a tutte le altre stelle della nostra galassia, verso un destino solo in parte conosciuto.

Certo, ci vuole tempo, tanto tempo, benché le velocità in gioco siano mostruose. La nostra galassia si muove a più di 2.000.000 di Km/h, Andromeda a “soli” 400.000 Km/h, il che produce un moto combinato di avvicinamento di 100-200 Km al secondo. Ma le distanze in gioco sono talmente inimmaginabili che ci vorranno miliardi di anni.
Ma vediamo i protagonisti dello scontro:

Andromeda, clicca per ingrandire 

Via Lattea, rappresentazione artistica

Andromeda dista da noi 2.5 milioni di anni luce, detto in Km 23.657.500.000.000.000.000, e ha un diametro di circa 220.000 anni/luce, all’incirca il doppio della Via Lattea, ma una massa complessiva minore. Ambedue sono galassie a spirale; quasi perfettamente circolare la Via Lattea, mentre Andromeda è ellittica.
Tutt’e due queste belle famigliole sono formate da alcune centinaia di miliardi di stelle; in particolare ce n’è una nella periferia della Via Lattea, una comunissima stella medio-piccola, attorno alla quale ruota un pianeta dal quale sto scrivendo. A proposito, tanti saluti dalla Terra.
Le probabilità che in Andromeda ci sia una stella attorno alla quale giri un pianeta da dove un altro blogger sta scrivendo la stessa cosa non sono zero, e tanto mi basta.

Ma veniamo allo scontro. Innanzitutto una brutta notizia (o buona?): nessun essere umano lo vedrà. Primo, perché quando avverrà la Terra sarà stata già bruciata dall’espansione del Sole (delle stelle che si espandono e poi esplodono abbiamo parlato qui); secondo, perché la specie umana si sarà già estinta da molto molto tempo.

Quale catastrofica fine faranno le stelle che compongono le due galassie? Molto probabilmente nessuna. Le distanze tra le stelle di ogni galassia sono talmente grandi che le due galassie si compenetreranno l’una nell’altra senza collisioni, per poi formare una galassia unica più grande. 
Per dare un'idea di quanto siano distanti tra di loro le stelle all'interno di una galassia, prendiamo il caso di Proxima Centauri, la stella più vicina a noi. Se il Sole fosse una pallina da ping-pong in cima alla Torre Eiffel, Proxima Centauri sarebbe una lenticchia a Berlino. Si può capire che nella collisione tra due galassie le probabilità che due stelle si scontrino sono trascurabili. 
   
Ecco una simulazione scientifica di quello che avverrà, notate come dopo il primo scontro le due galassie continuano a rimbalzarsi addosso per effetto della reciproca attrazione gravitazionale:


Adesso prendete il vostro gatto e osservatelo. Lui tutto questo non lo sa e noi invece possiamo saperlo. Tutto ciò che lui sa gli basta e non fa domande. Non impara, noi possiamo imparare sempre.
Noi siamo quelli che da qualunque galassia leggano e scrivano continuano a imparare. E quando questa voglia d'imparare è finita, anche se siamo nati uomini moriamo gatti.