Io parlerei sempre dell'Universo, perché anche un ignorante come me scopre che in fondo è solo poco più ignorante di chi indaga scientificamente: sappiamo quasi niente e supponiamo tanto.
Anche il più razionale degli scienziati che lavorano in
questo campo ammette che per parlare di Universo una dote indispensabile è l’immaginazione,
accompagnata da tanta curiosità.
I punti fermi sul passato e il futuro dell’Universo sono pochi, e tra l’uno e l’altro quasi ogni cosa è possibile; basta immaginarla, verificare che possa stare in piedi senza violare le leggi della fisica, ed ecco una teoria. La maggior parte delle intuizioni crolla immediatamente: magari si sta svegli di notte, ti viene un’idea che potrebbe spiegare un fenomeno inspiegato, il giorno dopo fai quattro calcoli, non regge, getti tutto nel cestino, e ti auguri che un’altra notte ti venga un’idea altrettanto bella.
I punti fermi sul passato e il futuro dell’Universo sono pochi, e tra l’uno e l’altro quasi ogni cosa è possibile; basta immaginarla, verificare che possa stare in piedi senza violare le leggi della fisica, ed ecco una teoria. La maggior parte delle intuizioni crolla immediatamente: magari si sta svegli di notte, ti viene un’idea che potrebbe spiegare un fenomeno inspiegato, il giorno dopo fai quattro calcoli, non regge, getti tutto nel cestino, e ti auguri che un’altra notte ti venga un’idea altrettanto bella.
E’ scienza questa? Certamente.
Tenta e ritenta, alla fine capita che quei quattro
calcoli stanno in piedi. Si va avanti, ci si rimette il cappello dello
scienziato dopo essere partiti da un’idea che è frutto dell’immaginazione di
un bambino. Un bambino cresciuto, curioso e immaginifico, ecco cos’è uno
scienziato che percorre vie inesplorate.
Lo è stato per sua stessa ammissione Einstein quando ha
intuito la relatività (vedi qui), lo è stato Lemaître quando ha ipotizzato il Big
Bang, lo è stato Bojowald quando ha
immaginato il Big Bounce (ne abbiamo
parlato qui).
Recentemente tre "bambini", José Senovilla, Marc Mars e
Raül Vera delle Università di Bilbao e Salamanca, ne hanno pensata una davvero
elegante sull’espansione dell’Universo.
Fino ad oggi, le evidenze di cui siamo in possesso ci dicono che l’espansione dell’Universo è in
accelerazione, ma non abbiamo la minima idea di quale sia la fonte di energia
per quest’accelerazione.
Se pensiamo al Big Bang, possiamo immaginare che tutte le componenti dell'Universo sono state scagliate verso l'esterno come miliardi di proiettili. Ma noi sappiamo che un proiettile, una volta scagliato, può solo rallentare, non accelerare.
Le prove, molte prove, invece ci dicono che i proiettili (noi, le galassie e tutto il resto), stanno accelerando. Ovviamente è impossibile, a meno che non esista una forza invisibile.
Per questo si parla di “energia oscura”, una roba che deve esserci per forza ma nessuno sa cosa sia.
E’ un enigma tra i più indagati, per il quale i dati a disposizione sono un nulla di fronte all’enormità dell’ignoto. Perché ogni scienziato che si rispetti sa bene cosa vuol dire diventare sempre più ignoranti man mano che si acquisisce il sapere.
Se pensiamo al Big Bang, possiamo immaginare che tutte le componenti dell'Universo sono state scagliate verso l'esterno come miliardi di proiettili. Ma noi sappiamo che un proiettile, una volta scagliato, può solo rallentare, non accelerare.
Le prove, molte prove, invece ci dicono che i proiettili (noi, le galassie e tutto il resto), stanno accelerando. Ovviamente è impossibile, a meno che non esista una forza invisibile.
Per questo si parla di “energia oscura”, una roba che deve esserci per forza ma nessuno sa cosa sia.
E’ un enigma tra i più indagati, per il quale i dati a disposizione sono un nulla di fronte all’enormità dell’ignoto. Perché ogni scienziato che si rispetti sa bene cosa vuol dire diventare sempre più ignoranti man mano che si acquisisce il sapere.
I tre meravigliosi bambini hanno sviluppato un’affascinante
teoria: l’energia oscura potrebbe non esistere affatto se l’accelerazione dell’espansione
dell’Universo fosse un inganno. Noi la vediamo, la constatiamo, ne abbiamo le
prove ma non sta accelerando un bel nulla. Perché è il tempo che sta rallentando.
E’ come dire che stiamo accelerando con l’automobile, il
nostro tachimetro lo prova inequivocabilmente, ma in realtà facciamo sempre più Km
orari solo perché le ore si stanno allungando.
E, rallenta rallenta, arriverà il momento in cui il tempo si fermerà
completamente. Se ci pensate, perfino le parole "eternità" e "sempre" acquistano significato: nessun orologio ticchetta più, tutto diventa una fotografia.
Stavolta i calcoli stanno in piedi, la teoria è
compatibile con tutto quello che sappiamo. Con, in più, il vantaggio di non
dover più pensare all’energia oscura che non c’è.
E questa teoria eliminerebbe anche un paradosso: se l’accelerazione
fosse continua e inarrestabile, che ne sarebbe dell’Universo? Si arriverebbe al
“Big Rip”, la frantumazione e il progressivo
annullamento di tutto ciò che esiste. Game over.
Credo che sentiremo parlare molto in futuro del
rallentamento del tempo. E’ una teoria elegante e sufficientemente intrigante
da trovare nuovi adepti che si dedicheranno a studiarla.
E poi l’ho potuta capire anch’io, è alla portata di
tutti, almeno di quelli che fanno parte della seconda categoria di Einstein:
“Ci sono due modi di vivere la tua vita. Una è pensare che
niente è un miracolo. L'altra è pensare che ogni cosa è un miracolo.”
Per capire il rallentamento del tempo ho immaginato una clessidra in cui la sabbia venga leggermente strozzata nel passaggio da un imbuto all'altro. Facevo 20 battiti cardiaci nel tempo di 1 passaggio, adesso, a sabbia trattenuta, faccio 21 battiti nello "stesso tempo". Ma, in realtà, il mio cuore non ha cambiato frequenza, è il tempo che ha rallentato. E, quando ho capito di aver capito, il mio cuore ha davvero aumentato i battiti perchè la teoria è straordinaria. Non fosse altro perchè dà un senso alla parola "eternità".
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