venerdì 15 giugno 2012

Just love: semplicemente amore

Suor Margaret A. Farley

Margaret A. Farley è una suora molto ascoltata nel mondo cattolico americano, membro delle Suore della Misericordia e già insegnante di etica cristiana alla Yale Divinity School.
Nel 2006 ha pubblicato un libro: Just Love. A Framework for Christian Sexual Ethics.   

Vi riporto tre piccoli brani dal libro e, le rispettive prese di posizione della Congregazione della Dottrina della Fede (CDF), presieduta fino al 2005 dal Pastore Tedesco e oggi dal cardinale William Joseph Levada:

Farley:
La masturbazione generalmente non comporta alcun problema di carattere morale. Si è certamente verificato che molte donne abbiano trovato un gran bene nel piacere ricercato con se stesse, e forse proprio nella scoperta delle loro proprie possibilità in rapporto al piacere, qualcosa che molte non avevano sperimentato e nemmeno conosciuto al riguardo nelle loro relazioni sessuali ordinarie con mariti o amanti. In questo senso, è possibile affermare che la masturbazione favorisce realmente i rapporti più di quanto non li ostacoli. La mia osservazione conclusiva è perciò che i criteri della giustizia, così come sono venuta presentandoli, sembrerebbero applicabili alla scelta di provare piacere sessuale autoerotico solo in quanto tale attività può favorire o danneggiare, mantenere o limitare, il benessere e la libertà di spirito. E questa rimane ampiamente una questione di carattere empirico, non morale.  

CDF:
Queste affermazioni non sono conformi alla dottrina cattolica: sia il Magistero della Chiesa, nella linea di una tradizione costante, sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato. Qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità. Il godimento sessuale vi è ricercato al di fuori della relazione sessuale richiesta dall’ordine morale, quella che realizza, in un contesto di vero amore, l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana.

Farley:
Dal mio punto di vista, le relazioni e gli atti omosessuali possono essere giustificati, conformemente alla stessa etica sessuale, proprio come le relazioni e gli atti eterosessuali. Perciò, le persone con inclinazione omosessuale, così come i loro rispettivi atti, possono e devono essere rispettati, sia che abbiano o non abbiano l’alternativa di essere altrimenti.

CDF:
Tale posizione non è accettabile. La Chiesa Cattolica, infatti, distingue tra persone con tendenze omosessuali e atti omosessuali. Quanto alle persone con tendenze omosessuali, il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che esse devono essere accolte con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Quanto agli atti omosessuali, invece, il Catechismo afferma: “Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati”.

Farley:
Le legislazioni sulla non-discriminazione degli omosessuali, ma anche sulle coppie di fatto, le unioni civili e i matrimoni gay, possono svolgere un ruolo importante nella trasformazione dell’odio, dell’emarginazione e della stigmatizzazione di gay e lesbiche, che vengono tuttora rafforzati da insegnamenti circa il sesso "contro natura", il desiderio disordinato o l’amore pericoloso. Una delle questioni al momento più urgenti, davanti all’opinione pubblica degli Stati Uniti, è il matrimonio tra persone dello stesso sesso, vale a dire la concessione di un riconoscimento sociale e di una qualifica giuridica alle unioni omosessuali, sia maschili che femminili, paragonabile alle unioni tra eterosessuali.

CDF:
Tale posizione è opposta all’insegnamento del Magistero: “La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società. A sostegno della legalizzazione delle unioni omosessuali non può essere invocato il principio del rispetto e della non discriminazione di ogni persona. Una distinzione tra persone oppure la negazione di un riconoscimento o di una prestazione sociale non sono infatti accettabili solo se sono contrarie alla giustizia. Non attribuire lo statuto sociale e giuridico di matrimonio a forme di vita che non sono né possono essere matrimoniali non si oppone alla giustizia, ma, al contrario, è da essa richiesto”.

Trovo quest’ultimo richiamo alla “ingiustizia” dei matrimoni gay uno splendido esempio di capriola tripla con avvitamento, della quale solo la Santa Sede è capace, come quando Ratzinger scrisse alla Conferenza Episcopale americana affermando che un uomo che avesse irrogato o eseguito la pena di morte avrebbe potuto comunque essere ammesso ai sacramenti, ma non certo chi avesse eseguito un aborto. E certo, avrebbe mai potuto inimicarsi quei cattolici americani per i quali la pena di morte è sacra? Di questo abbiamo parlato qui.  

Tornando alla grande Suor Margaret, la CDF le ha chiesto nel 2010 “spiegazioni”, per finire nel 2011 con l’esplicita richiesta di correggere le affermazioni incriminate.
Non solo Suor Margaret non ha modificato nulla, ma ha anche ricevuto l’appoggio della Conferenza americana delle donne religiose, organizzazione a sua volta sotto indagine da parte della CDF per il suo “femminismo radicale”.
Costretta dalla grave insubordinazione, il 4 giugno di quest’anno la CDF ha pubblicato la “notifica” di cui prima avete avuto un assaggio (testo integrale qui) che bolla come inaccettabile il contenuto del libro, perché:

Qualora, poi comunque rese pubbliche, emergessero dottrine e opinioni contrarie ai principi della fede e della morale e i loro autori, benevolmente invitati a correggerle, non vogliano provvedere, la Santa Sede userà del suo diritto-dovere di riprovare anche pubblicamente tali scritti, per provvedere con proporzionata fermezza al bene delle anime. (Notificazione della CDF riguardante l’abolizione dell’Indice dei libri proibiti, 14 giugno 1966.)

E adesso che la Congregazione ha diligentemente provveduto al bene delle nostre povere anime, non ve la prendete. Ricordatevi che la Santa Sede ci ha messo 350 anni a riabilitare Galileo Galilei (1992), una volta accortasi, pur con leggero ritardo, che effettivamente era la Terra a girare intorno al Sole e non viceversa.
Perciò, tra qualche secolo Suor Margaret avrà ragione. Portate pazienza e nel frattempo siate casti...          

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