Suor Margaret A. Farley
Margaret A. Farley è una suora molto ascoltata nel mondo
cattolico americano, membro delle Suore della Misericordia e già insegnante di
etica cristiana alla Yale Divinity School.
Nel 2006 ha pubblicato
un libro: Just Love. A Framework for Christian Sexual Ethics.
Vi riporto tre piccoli
brani dal libro e, le rispettive prese di posizione della Congregazione della
Dottrina della Fede (CDF), presieduta fino al 2005 dal Pastore Tedesco e oggi
dal cardinale William Joseph Levada:
Farley:
La masturbazione generalmente non
comporta alcun problema di carattere morale. Si è certamente verificato che
molte donne abbiano trovato un gran bene nel piacere ricercato con se stesse, e
forse proprio nella scoperta delle loro proprie possibilità in rapporto al
piacere, qualcosa che molte non avevano sperimentato e nemmeno conosciuto al
riguardo nelle loro relazioni sessuali ordinarie con mariti o amanti. In questo
senso, è possibile affermare che la masturbazione favorisce realmente i
rapporti più di quanto non li ostacoli. La mia osservazione conclusiva è perciò
che i criteri della giustizia, così come sono venuta presentandoli,
sembrerebbero applicabili alla scelta di provare piacere sessuale autoerotico
solo in quanto tale attività può favorire o danneggiare, mantenere o limitare,
il benessere e la libertà di spirito. E questa rimane ampiamente una questione
di carattere empirico, non morale.
CDF:
Queste
affermazioni non sono conformi alla dottrina cattolica: sia il Magistero della
Chiesa, nella linea di una tradizione costante, sia il senso morale dei fedeli
hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente
e gravemente disordinato. Qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della
facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice
essenzialmente la sua finalità. Il godimento sessuale vi è ricercato al di
fuori della relazione sessuale richiesta dall’ordine morale, quella che
realizza, in un contesto di vero amore, l’integro senso della mutua donazione e
della procreazione umana.
Farley:
Dal mio punto di vista, le relazioni
e gli atti omosessuali possono essere giustificati, conformemente alla stessa
etica sessuale, proprio come le relazioni e gli atti eterosessuali. Perciò, le
persone con inclinazione omosessuale, così come i loro rispettivi atti, possono
e devono essere rispettati, sia che abbiano o non abbiano l’alternativa di
essere altrimenti.
CDF:
Tale
posizione non è accettabile. La Chiesa Cattolica, infatti, distingue tra
persone con tendenze omosessuali e atti omosessuali. Quanto alle persone con
tendenze omosessuali, il Catechismo
della Chiesa Cattolica insegna che esse devono essere accolte con
rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di
ingiusta discriminazione. Quanto agli atti omosessuali, invece, il Catechismo
afferma: “Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni
omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli
atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla
legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il
frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono
essere approvati”.
Farley:
Le legislazioni sulla
non-discriminazione degli omosessuali, ma anche sulle coppie di fatto, le unioni
civili e i matrimoni gay, possono svolgere un ruolo importante nella
trasformazione dell’odio, dell’emarginazione e della stigmatizzazione di gay e
lesbiche, che vengono tuttora rafforzati da insegnamenti circa il sesso
"contro natura", il desiderio disordinato o l’amore pericoloso. Una
delle questioni al momento più urgenti, davanti all’opinione pubblica degli
Stati Uniti, è il matrimonio tra persone dello stesso sesso, vale a dire la
concessione di un riconoscimento sociale e di una qualifica giuridica alle
unioni omosessuali, sia maschili che femminili, paragonabile alle unioni tra
eterosessuali.
CDF:
Tale
posizione è opposta all’insegnamento del Magistero: “La Chiesa insegna che il
rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione
del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni
omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e
proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria
della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle
al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento
deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma
anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità.
La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di
tutta la società. A sostegno della legalizzazione delle unioni omosessuali non
può essere invocato il principio del rispetto e della non discriminazione di
ogni persona. Una distinzione tra persone oppure la negazione di un
riconoscimento o di una prestazione sociale non sono infatti accettabili solo
se sono contrarie alla giustizia. Non attribuire lo statuto sociale e giuridico
di matrimonio a forme di vita che non sono né possono essere matrimoniali non
si oppone alla giustizia, ma, al contrario, è da essa richiesto”.
Trovo quest’ultimo richiamo
alla “ingiustizia” dei matrimoni gay uno splendido esempio di capriola tripla con
avvitamento, della quale solo la Santa Sede è capace, come quando Ratzinger
scrisse alla Conferenza Episcopale americana affermando che un uomo che avesse irrogato
o eseguito la pena di morte avrebbe potuto comunque essere ammesso ai sacramenti,
ma non certo chi avesse eseguito un aborto. E certo, avrebbe mai potuto inimicarsi
quei cattolici americani per i quali la pena di morte è sacra? Di questo abbiamo
parlato qui.
Tornando alla grande Suor
Margaret, la CDF le ha chiesto nel 2010 “spiegazioni”, per finire nel 2011 con
l’esplicita richiesta di correggere le affermazioni incriminate.
Non solo Suor Margaret
non ha modificato nulla, ma ha anche ricevuto l’appoggio della Conferenza
americana delle donne religiose, organizzazione a sua volta sotto indagine da parte
della CDF per il suo “femminismo radicale”.
Costretta dalla grave
insubordinazione, il 4 giugno di quest’anno la CDF ha pubblicato la “notifica”
di cui prima avete avuto un assaggio (testo integrale qui) che bolla come
inaccettabile il contenuto del libro, perché:
Qualora,
poi comunque rese pubbliche, emergessero dottrine e opinioni contrarie ai
principi della fede e della morale e i loro autori, benevolmente invitati a
correggerle, non vogliano provvedere, la Santa Sede userà del suo
diritto-dovere di riprovare anche pubblicamente tali scritti, per provvedere
con proporzionata fermezza al bene delle anime. (Notificazione della
CDF riguardante l’abolizione dell’Indice dei libri proibiti, 14 giugno 1966.)
E adesso che la Congregazione ha diligentemente provveduto al bene delle
nostre povere anime, non ve la prendete. Ricordatevi che la Santa Sede ci ha messo 350 anni a
riabilitare Galileo Galilei (1992), una volta accortasi, pur con leggero ritardo, che effettivamente era
la Terra a girare intorno al Sole e non viceversa.
Perciò, tra qualche secolo Suor Margaret avrà ragione. Portate pazienza e
nel frattempo siate casti...
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