domenica 14 agosto 2016

Mai così vicini



La freccia indica Alfa Centauri, di cui fa parte Proxima.
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Le notizie sono due, ma fatte l’una per l’altra. Eccole in ordine di tempo:

Aprile 2016: è stato annunciato il progetto “Breakthrough Starshot” per raggiungere Proxima Centauri, la stella più vicina a noi, con delle sonde in un tempo di viaggio ragionevole (più o meno 20 anni).

Luglio 2016: proprio intorno a Proxima Centauri, è stato scoperto un pianeta nella zona abitabile. E questa, consentitemi un'espressione elegante, è una botta di culo mostruosa, e ci voleva. Ma procediamo per gradi.
  
Prima notizia, il progetto: veicoli spaziali grandi come un francobollo che, spinti da energia luminosa scaturita da raggi laser, raggiungeranno il 20% della velocità della luce, dirigendosi verso la stella più vicina a noi, appunto Proxima Centauri.
I micro-veicoli, dal peso di pochi grammi, saranno equipaggiati con tutto il necessario per fotografare, filmare, e rispedire i segnali sulla Terra. 
L’idea è del fisico super-visionario Stephen Hawking, i soldi sono del fisico e magnate russo Yuri Milner e di Mark Zuckerberg. Finalmente l’inutile e dannoso FessBuc serve a qualcosa. 

Il 20% della velocità della luce equivale a circa 216 milioni di chilometri orari. Per dire, a quella velocità vai da casa tua alla Luna in circa 6,3 secondi. Per arrivare a Proxima Centauri circa vent’anni, più circa quattro anni per rimandare le foto sulla Terra; un tempo del tutto ragionevole, soprattutto se paragonato ai circa 30.000 anni necessari con i sistemi di propulsione tradizionali.
Ma come funziona? La spinta cinetica per l’accelerazione del veicolo sarebbe fornita da un raggio laser sparato dalla Terra che va a colpire una sorta di “vela” del veicolo dallo spessore di appena qualche centinaio di atomi. Ecco un filmato che spiega:


E siccome tante cose potrebbero andare storte, i veicoli lanciati saranno decine o centinaia. Se volete saperne di più sul progetto, il sito ufficiale è questo.  

Seconda notizia, il pianeta: l’annuncio ufficiale arriverà a fine agosto, ma già se ne parla.
Intanto ricordiamo che vuol dire “zona abitabile”: è la regione intorno ad una stella ove è teoricamente possibile per un pianeta mantenere  acqua liquida sulla sua superficie, condizione imprescindibile per la vita.
Non vuol dire che l’acqua sicuramente c’è, ma le condizioni ne permettono la presenza. Ad esempio, nel sistema solare la zona abitabile va dalla Terra a Marte. Mercurio e Venere sono troppo caldi e Giove è troppo freddo.

Il telescopio orbitante Keplero, lanciato nel 2009, ha scoperto in pochi anni migliaia di pianeti, di cui alcune decine nella zona abitabile delle rispettive stelle.

Il telescopio Keplero 

Ad oggi, facendo un rapporto tra la quantità di spazio osservato ed il numero di pianeti scoperti, è ragionevole pensare che nella sola nostra galassia esistano alcune centinaia di miliardi di pianeti.

Se di questi solo uno su mille fosse nella fascia abitabile, sarebbero alcune centinaia di milioni.
Se di questi solo uno su mille avesse acqua liquida, sarebbero alcune centinaia di migliaia.
Se di questi solo uno su mille avesse sviluppato la vita…  
E i numeri, vi assicuro, sono del tutto prudenziali.  
 
Però, e qui casca l’asino (anzi, cascava), sono tutti maledettamente distanti. Nessuna speranza, almeno per i prossimi secoli, di esplorarli da vicino. Nessuna speranza, ammesso che vi fosse vita intelligente, di tentare di comunicare. Il pianeta più promettente scoperto (il più simile alla Terra) è Kepler-452 b, a 1.400 anni luce da noi. Solo per dire “Hei, c’è nessuno lì?” e aspettare una improbabile risposta ci vorrebbero 2.800 anni. Troppo anche per la più paziente e visionaria delle menti.

Rappresentazione artistica di Kepler-452 b 

Quindi, se da una parte è esaltante pensare alle alte probabilità di trovare prima o poi la vita, dall’altra è sconfortante pensare che dovremo accontentarci sempre di evidenze indirette.
Ma il destino ha bussato alla porta il mese scorso, con l’incredibile scoperta di un pianeta nella fascia abitabile che ruota intorno alla stella più vicina a noi. Siamo a 4,2 anni luce dalla Terra, proprio tanto tanto vicini.
Al punto che non è impossibile pensare di andare a vederlo davvero, grazie alla notizia numero uno. 

C’è una relazione voluta tra le due notizie? Beh, sì. Il progetto Breakthrough Starshot ha puntato a Proxima Centauri per tre ragioni: innanzitutto il sistema Alfa Centauri (anche detto Rigel Kentaurus) di cui Proxima fa parte è un sistema triplo, il che triplica le possibilità di trovare l’ago nel pagliaio. Secondo, due delle tre stelle del sistema sono molto simili al nostro Sole. Terzo, la zona abitabile è molto più vasta di quella del sistema solare, grazie all’influenza combinata delle tre stelle. Quindi, la scoperta del pianeta non è del tutto sorprendente, ma certo non era attesa con questo incredibile tempismo.

Le probabilità dicono che quasi sicuramente non ci sarà acqua né tantomeno la vita.
Ma se trent’anni fa avessimo chiesto ad un astronomo quante fossero le probabilità che nel sistema solare ci sia acqua al di fuori della Terra, avrebbe risposto “molto poche”.
Ebbene l’acqua è stata scoperta su Marte, sui satelliti di Giove e Saturno (su Europa ed Encelado ce n’è più che sulla Terra), e perfino sull’aridissima Luna.
E se ancora trent’anni fa avessimo chiesto allo stesso astronomo quante fossero le probabilità che nella nostra galassia esistano miliardi di pianeti, avrebbe risposto “nessuna”.

La conoscenza non è solo amica della teoria delle probabilità, ma anche delle botte di culo. E più ci diamo dentro, più sono possibili.