sabato 26 novembre 2011

Da dove arriva la vita?


Dopo le miserie dell’attualità, è tempo di tornare in uno dei miei giardini preferiti: l’astronomia e l’astrobiologia.

Ricorderete che alcuni mesi fa abbiamo parlato della possibile scoperta di batteri fossili in un meteorite: qui. Sono andato a cercare eventuali nuove prese di posizione della comunità scientifica e ne ho trovate alcune, tutte a sfavore della tesi di Hoover. Quest’ultimo, secondo la maggior parte dei suoi colleghi, avrebbe in buona fede preso lucciole per lanterne, scambiando per batteri delle forme di aggregazione della materia inanimata.
Naturalmente dobbiamo sempre usare il condizionale, il modo verbale più aperto al dubbio e alla ricerca. L’indicativo lo usano i creazionisti, chiudendo con macigni tombali ogni spiraglio alla conoscenza.  
Il cammino della scienza funziona invece con sequenze interminabili di condizionali che poi, raramente, diventano indicativi. Se pensate che per dimostrare il teorema di Fermat1 ci sono voluti più di trecentocinquant’anni
  
La possibilità che la vita terrestre abbia avuto origine al di fuori della Terra (teoria della panspermìa) è oggetto di discussione scientifica da molti anni, ma negli ultimi è diventata più accesa, grazie a strumenti d’indagine sempre più sofisticati.
Mentre i telescopi orbitanti ci hanno aperto il sipario sullo spettacolo dell’universo come mai prima d’ora, si va sempre più affermando una nuova branca dell’astronomia che non ha bisogno di telescopi ma di microscopi: l’astronomia di terra.

Si stima che ogni anno cadano sulla Terra 40.000 tonnellate di meteoriti della più disparata provenienza, non sempre accertabile. Ma siccome, grazie alla spettrografia, conosciamo la composizione dell’atmosfera dei pianeti del sistema solare, se nel meteorite sono presenti “bolle” di atmosfera del pianeta d’origine, siamo in grado di affermare con certezza da quale pianeta sia arrivato il sassolino (o sassolone). Ammesso che sia arrivato dal sistema solare.

E così scopriamo che, per esempio, sulla Terra cadono ogni anno circa 500 Kg di pezzi di Marte. Come accade? Un grosso meteorite colpisce la superficie di Marte e, grazie alla leggera atmosfera del pianeta, non brucia o brucia poco nel percorso, colpendo il pianeta con grande violenza. Frammenti della crosta di Marte schizzano in cielo e riescono ad allontanarsi dal pianeta perché l’attrazione gravitazionale di Marte è molto bassa: la sua massa è appena 0,1 di quella della Terra. I frammenti vagano nel sistema solare e, benché con bassa probabilità, ogni tanto qualcuno di questi è catturato dall’attrazione terrestre.

Frammento del meteorite Murchison

Questi regali che ci arrivano dal cielo sono studiati con mezzi sempre più sofisticati. Ad esempio il meteorite di Murchison, caduto nel 1969 in Australia spargendo frammenti per 13 chilometri quadrati, ha rivelato nel suo interno la presenza di notevoli quantità di molecole organiche tra cui gli aminoacidi, e riserverà ancora molte sorprese man mano che i mezzi d’indagine si evolvono.
Che stanno cercando gli studiosi? Scommetto che lo sapete: le prove di una vita extraterrestre. A supporto, tra l'altro, della teoria della panspermìa.

A questo proposito è del 2009 una delle scoperte più interessanti e promettenti: in una “palla di ghiaccio” irradiata con luce ultravioletta, si è formato l’uracile, una base azotata componente fondamentale dell’RNA, l’acido nucleico atto alla biosintesi delle proteine. Lo studio è qui

E adesso diciamo la stessa cosa in “parla come magni”: il ghiaccio d’acqua è uno dei componenti fondamentali delle comete. Niente ghiaccio, niente cometa.
Le comete sono portatrici d’acqua e, forse, di qualcosa di più. Le comete vagano intorno al sistema solare e qualche volta dentro di esso, e qualche volta si schiantano contro un pianeta. L’acqua delle comete (e forse qualcosa di più) si dissemina sul pianeta.
E le comete, durante il loro vagare, sono bombardate dalla luce ultravioletta continuamente, senza la protezione di un’atmosfera. 

La cometa Hyakutake del 1996

In laboratorio, in un pezzo di ghiaccio puro contenente in soluzione i componenti trovati nel meteorite di Murchison, bombardato con raggi ultravioletti, si è formato l’uracile. Quindi le comete, sottoposte al bombardamento continuo di raggi UV durante il viaggio, devono essere ricche di uracile, e probabilmente non solo di quello. E allora?
E allora, l’uracile in natura serve unicamente alla vita. Non esistono altri usi possibili di questa molecola.
La natura non manca del necessario e non abbonda di superfluo (Aristotele). Se si è formato l’uracile ci deve essere una ragione. E questa ragione somiglia troppo alla disseminazione della vita. Manca poco, ragazzi.

Ben altra cosa è invece la ricerca di altre intelligenze nell’Universo. Probabilmente fallimentare in partenza e troppo affascinante per non provarci. La prossima volta vi spiego come partecipare al progetto. Dico sul serio. 




[1] Il teorema di Fermat, enunciato nel 1637, ha costituito una delle più grandi sfide della matematica degli ultimi secoli. Il teorema enuncia che nell’equazione an+bn=cn non esistono soluzioni intere positive se n>2. E’ stato dimostrato nel 1994 da Andrew Wiles che vi ha dedicato tutta la vita. Notate che invece per n=2 non è altro che il teorema di Pitagora.   

sabato 19 novembre 2011

Usciti dal coma?



Paolo Flores d’Arcais sul Fatto Quotidiano dà una definizione mirabile e impossibile da non condividere per capire da che cosa (forse) l’Italia sta venendo fuori:

[Quella di Monti è una destra] abissalmente diversa dalla destra del signorotto di Arcore, dal carrozzone berlusconiano di bravacci e lacchè, grassatori e tromboni, prostitute e prosseneti, che in questi interminabili anni di buio civile hanno occupato tutti i gangli vitali del paese e saturato gli schermi di servo encomio e codardo oltraggio.
Quest’orgia di mediocrità miracolata, villania cortigiana, ghigno osceno, prepotenza ribalda, ha imposto alla scienza di riabilitare Lombroso e ha costretto la politologia a branca della criminologia. Con il governo Monti tutto questo finisce. Non più sugli scranni di governo i Brunetta e le Santanchè, i Sacconi e i La Russa, o ministri la cui articolazione di pensiero si esprime solo nel dito medio e nel borborigmo: che sia “liberazione”, almeno sotto il profilo estetico e antropologico, nessuno potrà discuterlo, se ha occhi per vedere e orecchie per intendere.

E’ stato l’inferno e mi viene in mente Dante: e quindi uscimmo a riveder le stelle.
Ma, forse, lo avremmo detto di qualunque governo diverso dal precedente fosse venuto.
Non posso dire di essere entusiasta: Monti non ha ancora cominciato e già alcune cosette non mi piacciono: il fortissimo legame con le banche, il ministro dei Beni Culturali rettore di un’università privata, il ministro dell’ambiente nuclearista e “tavvista”. Dulcis in fundo, i salamelecchi a Ratzinger. Un governo tecnico me lo immaginavo ben laico. 

Perciò penso a malincuore che va bene così. Se c’è una via per venir fuori dalla crisi europea, è questa. Se c’è una via per ridimensionare la Casta, è questa. Se c’è una via per togliere la vergogna al Paese, è questa.
Ma non è la via per restituire una speranza duratura: questa è costruita solo dal pensiero libero dagli interessi e dura molto di più di un governo, anche di più delle nostre vite.
Abbiamo bisogno di una società nuova, di princìpi ma non di prìncipi. La chiave è non pensare più per noi e per il nostro piccolo mondo: è troppo tardi. Dobbiamo pensare solo per il grande mondo, per i nostri nipoti e pronipoti. Tutto il contrario di ciò che avviene oggi.    
Su questo siamo ancora a prima dell’alba, dovremo ancora lavorare e studiare tanto. Senza l’aiuto di Monti.       

sabato 12 novembre 2011

Licenza elementare 1903 - Montecitorio 2011


1903 
5a elementare - scolaro Antonio Gramsci. Componimento:
 
"Se un tuo compagno benestante e molto intelligente ti avesse espresso il proposito di abbandonare gli studi, che cosa gli rispon­deresti?"

"Carissimo amico,

Poco fa ricevetti la tua carissima lettera, e molto mi rallegra il sapere che tu stai bene di salute. Un punto solo mi fa stupire di te; dici che non ripren­derai più gli studi, perché ti sono venuti a noia. Come, tu che sei tanto intelli­gente, che, grazie a Dio, non ti manca il necessario, tu vuoi abbandonare gli studi? Dici a me di far lo stesso, perché è molto meglio scorrazzare per i campi, andare ai balli e ai pubblici ritrovi, anziché rinchiudersi per quattro ore al giorno in una camera, col maestro che ci predica sempre di studiare perché se no reste­remo zucconi.
Ma io, caro amico, non potrò mai abbandonare gli studi che sono la mia unica speranza di vivere onoratamente quando sarò adulto, perché come sai, la mia famiglia non è ricca di beni di fortuna.

Quanti ragazzi poveri ti invidiano,  loro  che  avrebbero voglia di studiare, ma a cui Dio non ha dato il necessario, non solo per studiare, ma molte volte, neanche per sfamarsi.
Io li vedo dalla mia finestra, con che occhi guardano i ragazzi che passano con la cartella a tracolla, loro che non possono andare che alla scuola serale.

Tu dici che sei ricco, che non avrai bisogno degli studi per camparti, ma bada al proverbio "l'ozio è il padre dei vizi." Chi non studia in gioventù se ne pentirà amaramente nella vecchiaia. Un rovescio di fortuna, una lite perduta, possono portare alla miseria il più ricco degli uomini. Ricordati del signor Fran­cesco; egli era figlio di una famiglia abbastanza ricca; passò una gioventù brillan­tissima, andava ai teatri, alle bische, e finì per rovinarsi completamente, ed ora fa lo scrivano presso un avvocato che gli da sessanta lire al mese, tanto per vivacchiare.

Questi esempi dovrebbero bastare a farti dissuadere dal tuo proposito. Torna agli studi, caro Giovanni, e vi troverai tutti i beni possibili.
Non pigliarti a male se ti parlo col cuore alla mano, perché ti voglio bene, e uso dire tutto in faccia, e non adularti come molti.

Addio, saluta i tuoi genitori e ricevi un bacio dal
Tuo aff.mo amico Antonio"
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2011
Roma - intervista di “Le iene” all’On. Angelo Cera (UDC):

“Che cos’è lo “spread”?”
“Le famiglie ormai hanno totalmente messo... si sono completamente disseccate di quei pochi risparmi messi da parte per cui si consuma molto di più rispetto a quello che si produce. Lo spread cos’è? È la differenza tra quello che si produce e quello che uno realmente spende”.

“Che cos’è Standard & Poor's?”
“Guarda io l’inglese non lo conosco”.

Sono passati 108 anni. Cera sarà mantenuto dallo Stato a vita. Anche Gramsci è stato mantenuto dallo Stato fino alla morte. Nel carcere di Turi.  

domenica 6 novembre 2011

Franceso Forgione, in arte Padre Pio


Non è un miscredente come me che grida all’imbroglio, ma la Chiesa stessa almeno fino al 1963. Poi tutto cambia: un’escalation di riabilitazioni che si concluderà con la santificazione del 2002.
E’ una storia poco edificante, non tanto per il povero fraticello vittima di un’esaltazione mistica (o isterismo, secondo alcune diagnosi) e che comunque ha fatto del bene, ma per il Vaticano, reo di un bieco sfruttamento commerciale.

L’interessamento della Santa Sede per il fenomeno di San Giovanni Rotondo inizia nel 1919, quando da alcuni anni era cominciato il pellegrinaggio dei fedeli in seguito ai fenomeni “soprannaturali” la cui fama aveva già fatto il giro del mondo.
Una prima indagine è condotta da un luminare dell’Università di Roma, Bignami, ordinario di patologia medica: secondo lui le "stigmate" erano cominciate come prodotti patologici (necrosi neurotonica multipla della cute) ed erano state completate, forse inconsciamente per un fenomeno di suggestione, con un mezzo chimico, per esempio la tintura di iodio.

Nel 1920 arriva la stroncatura di Padre Agostino Gemelli, consulente del Sant’Uffizio:

“È un bluff... Padre Pio ha tutte le caratteristiche somatiche dell'isterico e dello psicopatico... le ferite che ha sul corpo... fasulle... frutto di un'azione patologica morbosa... un ammalato si procura le lesioni da sé... si tratta di piaghe, con carattere distruttivo dei tessuti... tipico della patologia isterica. Uno psicopatico, autolesionista e imbroglione.”

In quel momento esistono già le prove che Padre Pio aveva ordinato al farmacista Dott. Vista acido fenico e veratrina, due sostanze perfettamente in grado di procurare, e soprattutto di mantenere aperte, le lesioni alle mani.

Nel 1921 ancora un’indagine condotta dal vescovo di Volterra conduce (nel 1923) al decreto del Sant’Uffizio di “non constat de supernaturalitate” dei vari prodigi attribuiti a Padre Pio, addirittura negati dallo stesso interessato. Il popolo gli aveva attribuito un gran numero di guarigioni portentose che si rivelarono fasulle.    
Con la consueta velocità dei processi vaticani, solo nel 1931 si arriva al decreto di condanna di Padre Pio, al quale è vietata la celebrazione della messa in pubblico e vietato l’esercizio della confessione.

Naturalmente le confessioni non cessarono affatto, la fede popolare era travolgente e più forte del Vaticano. Aumentarono invece le visite illustri a San Giovanni Rotondo: nel 1938 Maria José di Savoia, poi i reali di Spagna, la regina del Portogallo in esilio, Eugenio di Savoia e moltissimi altri. Nel 1950 fu istituito un servizio di prenotazioni per la confessione.
Intanto la Chiesa era in uno stato di impasse del tipo “condanno ma intanto osservo e tollero”, e così si andò avanti fino al pontificato di Giovanni XXIII, il quale scrive:

“Con la grazia del Signore io mi sento calmo e quasi indifferente come innanzi ad una dolorosa e vastissima infatuazione religiosa il cui fenomeno preoccupante si avvia ad una soluzione provvidenziale. Mi dispiace di Padre Pio che ha pur un’anima da salvare, e per cui prego intensamente.
L’accaduto - cioè la scoperta per mezzo di filmine, si vera sunt quae referentur, dei suoi rapporti intimi e scorretti con le femmine che costituiscono la sua guardia pretoriana sin qui infrangibile intorno alla sua persona - fa pensare ad un vastissimo disastro di anime, diabolicamente preparato, a discredito della S. Chiesa nel mondo, e qui in Italia specialmente.
Nella calma del mio spirito, io umilmente persisto a ritenere che il Signore faciat cum tentatione provandum, e dall’immenso inganno verrà un insegnamento a chiarezza e a salute di molti.”
(Dal Corriere della Sera del 25 ottobre 2007)

Papa Giovanni sarà l’ultima voce critica della Chiesa nei confronti di Padre Pio. Nel 1964, Paolo VI reintegrerà il fraticello nel pieno delle funzioni religiose.
Contemporaneamente, chissà perché, la gestione finanziaria delle opere di Padre Pio passa al Vaticano.
Contemporaneamente, chissà perché, Padre Pio modifica il suo testamento: la Santa Sede è nominata erede universale di tutti i beni della Casa Sollievo della Sofferenza. 

  
Franceso Forgione, in arte San Pio, morirà nel 1968. Morirà da ingannato per non essere più ingannatore.
Per la memoria di un uomo buono, un po' esaltato, è stato un prezzo troppo alto da pagare.