sabato 27 agosto 2011

Una crociera in cargo

L'una o l'altra?
(clicca sulle immagini per ingrandire)

Non riesco più a immaginarmi in spiaggia sotto un ombrellone, dopo questa crociera. Mi porto a casa un bagaglio di cui evidentemente avevo bisogno, un’esperienza ricchissima di rapporti umani, una consapevolezza che sicuramente dovrò migliorare nelle prossime crociere che farò. Sì, perché sicuramente non è stata la prima e l’ultima, ma la prima di tante, anche se dovessi imbarcarmi da solo.

Cominciamo dalle banalità, gli aspetti che potremmo definire, secondo gli standard di vacanza a cui siamo abituati, “negativi”.
Il comfort a bordo era molto limitato, il massimo a cui si poteva aspirare era una sedia reclinabile, ed era spesso difficile trovare un punto poco rumoroso a causa delle griglie della sala macchine che davano proprio sula zona di poppa più frequentata dai passeggeri (che erano in tutto cinque), quella dove si trova anche lo splendido salottino giallo e azzurro (ne serberò sempre un bel ricordo) che vedete all'inizio.  
Non esiste un bar. Avere un caffè al di fuori dei pasti era impresa ardua; la prossima volta mi porto il fornellino con la moka. Ma imparando i ritmi di bordo si trovava spesso la possibilità di scroccare un caffè, specialmente frequentando il ponte di comando.  
Le cabine, ampie e comode, non brillavano di particolare pulizia. Alcune dotazioni come le luci e il condizionatore funzionavano non proprio impeccabilmente.  
Il cibo era buono e abbondantissimo, potremmo definirla una cucina da trattoria. Ma si finiva sempre per mangiare troppo (ho messo su un paio di chili).  


La crocierà è piena d'imprevisti di ogni tipo: gli scali effettuati, il tragitto, la durata delle soste in porto, la durata complessiva del viaggio sono soggetti all'attività di carico e scarico che ha la priorità assoluta e può far cambiare anche di molto il programma previsto. Può succedere di tutto, si vive un giorno alla volta, domani si vedrà. E' l'unico aspetto che può veramente rendere difficile pianificare una vacanza di questo tipo.
 
Ciò detto, veniamo ai perché. Una crociera del genere va fatta per due motivi, sempre che li condividiate: un forte interesse per navi, navigazione e traffico merci, nonché l’esperienza di un mondo poco conosciuto fatto di belle persone: i marittimi.
Ho avuto accesso al ponte di comando ogni volta che volevo; avevo preso l’abitudine di svegliarmi molto presto e passare un paio d’ore (dalle 5 alle 7 del mattino) con l’ufficiale di guardia in plancia. Si parlava di navigazione ma soprattutto si ascoltavano le loro storie, perché tutti a bordo avevano tanta voglia di parlare. La canzone era sempre la stessa: “Hai capito che vitaccia?”    


Gli ufficiali, una decina, erano tutti italiani mentre i marinai erano tutti filippini. Normalmente l’imbarco di un ufficiale dura quattro mesi; quando sbarcano non sanno se e quando saranno richiamati per un nuovo incarico. Sono tutti precari.
Durante i quattro mesi d’imbarco, lavorano sette giorni su sette, due turni di guardia al giorno di quattro ore (per esempio 4-8 e 16-20) più lavori straordinari tra i turni. Non scendono mai a terra, perché la nave è ormeggiata in banchina solo lo stretto necessario per il carico e scarico: tenere la nave in banchina è troppo costoso, per cui spesso resta ancorata fuori dal porto, anche per giorni e giorni, in attesa che la merce sia pronta per il carico. Dicono che una volta non era così, che c’era più disponibilità da parte degli armatori a concedere loro delle pause a terra.
Gli stipendi sono buoni, se paragonati a quelli di terra, ma ragionando su base annua il discorso cambia: quando sono a casa non prendono alcuna paga, per cui lo stipendio mensile va mediamente diviso per due, se fanno sei mesi d’imbarco all’anno.  
Il prezzo umano è altissimo: uno di loro ha detto “quando torno a casa non c’è posto per le mie cose negli armadi”. Le famiglie si abituano a fare a meno di loro ma non dello stipendio. Assistere alla nascita di un figlio è a volte impossibile.
Il loro futuro è molto incerto: la concorrenza del personale extra-comunitario (sleale, perché i contratti collettivi per loro non valgono), con la complicità di chi sciaguratamente è al governo, è in agguato anche per gli ufficiali. La storia della marineria italiana potrebbe presto finire.      

Forse per tutte queste ragioni, il calore e le attenzioni dimostrati dal comandante e tutti gli ufficiali nei confronti dei passeggeri sono stati straordinari, al di là di ogni aspettativa. Si stava sempre molto insieme, si assorbiva la loro vita, pareva di conoscerci da sempre.
Alla fine baci e abbracci e commozione, da parte mia un sicuro arrivederci a presto.  


Se vi venisse la voglia, andate qui per organizzarvi la vostra crociera su una nave da carico.

P.S. Dove sono stato? Che luoghi ho visitato? Non ne ho parlato apposta, è del tutto secondario.