mercoledì 13 luglio 2016

Perché non è possibile essere razzisti


 1920: “Minaccia alla supremazia bianca. La marea montante del colore"

Sarebbe bello non parlare più di questa roba e farsi due risate: “vi ricordate di quando eravamo razzisti?”
E invece, a giudicare dalle ultime nuove provenienti da questo mondaccio, ci risiamo.

Si può essere razzisti per tante pessime ragioni, e si può non esserlo per tanti ottimi motivi, per esempio perché ci si ragiona su. Una delle ragioni che ci può indurre alla tolleranza è che da un punto divista scientifico è impossibile essere razzisti.
Sì, lo so, sono argomentazioni che non potranno mai convincere Giovanardi e Salvini, ma siamo tutti rape? Sono sicuro di no.
Abbiamo già parlato qui di come non è possibile giustificare in alcun modo il termine “razza” parlando di Homo Sapiens, ma vorrei sviluppare meglio quest’argomento.

Quando parliamo di DNA umano, siamo indotti a immaginare una sequenza di dati grande come un elenco telefonico, e ogni individuo ha il suo elenco che differisce dagli altri, così come sono diversi gli elenchi delle varie città. E’ un paragone abbastanza veritiero, salvo che per una caratteristica molto importante: un “elenco” di qualunque individuo differisce da quello di un qualunque altro per il 0,1% al massimo. Come dire che in tutte le città ci sono sempre gli stessi nomi e numeri di telefono, tranne poche eccezioni. 

Prendiamo un giapponese, un cileno, un norvegese e un sudafricano e scopriamo che i loro DNA sono identici al 99,9%. Questa variabilità genica così ridotta è una peculiarità propria della specie umana, non riscontrabile in nessun’altra specie.
E’ un enigma dell’antropologia e della genetica a cui il mondo scientifico sta lavorando da tempo. E’ come se realmente discendessimo tutti da un unico ridottissimo ceppo di individui.
Creazionisti, non vi fregate le mani. Adamo ed Eva non c’entrano nulla.

E se vi dicessi che invece c’entra un vulcano? Andiamo sull’isola di Sumatra e diamo un’occhiata al Lago Toba:

 
 Il lago Toba 

75.000 anni fa questo lago non era un lago ma un vulcano, che decise di esplodere. L’eruzione fu probabilmente la più potente degli ultimi 25 milioni di anni e provocò l’oscuramente del cielo in tutta la Terra per sei anni, con una riduzione della temperatura di circa 12 gradi. Questo provocò l’estinzione di diverse specie e la quasi-estinzione dell’umanità. Tutti gli uomini, tranne quelli di alcune sacche equatoriali in Africa centrale, morirono. L’attuale variabilità genica del Sapiens suggerisce che il ceppo rimanente fu ridotto a qualcosa come 10.000 individui o meno, dai quali tutti noi discendiamo.
Questa è la cosiddetta “teoria della catastrofe di Toba”, enunciata nel 1998 dall’antropologo Stanley H. Ambrose, al momento la più convincente per la spiegazione di questo “collo di bottiglia” drastico per il quale dovette passare la storia dell’umanità. Per i più curiosi l’estratto della teoria è disponibile qui.

Ridicolo quindi parlare di razze umane e ridicolo pensare che possano esserci caratteristiche intellettive peculiari di un certo gruppo etnico. Già nel 1950 l’UNESCO afferma con la sua Dichiarazione sulla razza che:

In base alle conoscenze attuali non vi è alcuna prova che i gruppi dell'umanità differiscano nelle loro caratteristiche mentali innate, riguardo all'intelligenza o al comportamento.
A questa Dichiarazione seguì quella del 1978 che è ancora più precisa:
È priva d'ogni fondamento scientifico qualunque dottrina che pretende di attribuire alle differenze di etnia differenze attitudinali, intellettuali e psichiche.” Testo completo qui.

Come sappiamo, nel 1938 l’Italia precipitò nella barbarie delle leggi razziali. Vorrei qui mostrarvi il “manifesto della razza”, che all’epoca servì al regime per dare una parvenza di scientificità alle discriminazioni sancite per legge:

 
 Clicca per ingrandire

Questo manifesto (testo qui) è particolarmente interessante perché fu firmato da dieci cattedratici universitari, professori di antropologia, zoologia, demografia, fisiologia e psichiatria.
Quindi imbecilli non per nascita, ma perché i tempi li avevano resi tali. 

Potremmo rivivere tempi tali da ricascarci? Faccio rispondere Umberto Eco: 
“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.