martedì 17 novembre 2015

Come li fermiamo?

 
Leggevo il commento di un lettore su un quotidiano:
“ora basta, è ora di finirla una volta per tutte. Ammazziamoli tutti prima che loro ammazzino noi”. 
E poi sui social: "Oriana Fallaci santa subito".
E poi Salvini. 
E poi Belpietro:


E poi Hollande che bombarda a tappeto. 
E poi mi è venuta voglia di dire qualcosa, da ottuso buonista quale sono. 

La strategia di ISIS è chiara, perché per fortuna ce l’hanno svelata loro stessi, ed è illuminante. Il sedicente califfo dei nostri stivali ha detto “esistono tre tipi di islamici: quelli che sono dalla nostra parte, quelli che si sono messi al servizio dei crociati, e quelli nel mezzo, che non sono propensi per nessuna delle due parti”. 
E questi ultimi sono la stragrande maggioranza, dico io.
“La nostra strategia”, prosegue l’uomo nero, “è di compiere azioni che spostino la maggioranza verso di noi, dovranno appoggiarci tutti i musulmani”. 

Come faranno questi assassini a convincere milioni di islamici pacifici? Io dico che possono contare sulla nostra idiozia, che darà loro tutto l’appoggio necessario. Ogni volta che noi rispondiamo “occhio per occhio” con bombardamenti e magari con futuri attacchi di terra, uccidendo inevitabilmente civili islamici, spostiamo la fiducia dell’Islam moderato verso ISIS.

Se fosse una guerra tradizionale, potrei anche essere propenso a una campagna militare internazionale che chiuda la partita una volta per sempre. Ma non è così, questa è una guerra dove non capisci con chi te la devi prendere e dove colpire. Asimmetrica, hanno detto, perché il nemico combatte su un altro piano, quello del terrore, dove noi non possiamo competere a causa di princìpi e leggi che loro non hanno. 
Non solo: noi non abbiamo, come loro hanno, migliaia di caproni ignoranti invasati che non aspettano altro che farsi saltare in aria per andare in paradiso a godersi il premio delle 72 bellissime vergini. Per approfondire questa faccenda delle vergini, cliccate qui

Le 72 vergini 

Non possiamo vincere militarmente, come già ci hanno insegnato Vietnam e Afghanistan. Ma possiamo vincere in un altro modo, e ce lo ha spiegato il pseudo-califfo: la vittoria sarà di chi per primo conquisterà la fiducia degli islamici moderati. Possiamo, noi occidentali, immaginare una strategia in tal senso? Come possiamo convincere gli islamici, chiusi nel loro mondo, a non perseguire la via del male? 
C’è una sola possibilità: accelerare l’integrazione dell’Islam nel mondo europeo. Esattamente il contrario della reazione agli attacchi. 

Direte voi: buonista del cavolo, dobbiamo restare inermi a farci massacrare per anni, in attesa che forse gli islamici ci stiano a sentire?
Dal punto di vista militare, dovremmo improntare la strategia alla difesa e non all’attacco. Ogni attacco occidentale fa il loro gioco, ad ogni bombardamento di civili islamici gli assassini ci ringrazieranno per aver spostato un po’ l’ago della bilancia verso di loro. 
E invece la vera guerra, il vero attacco, dovrà essere lungo e meticoloso, è una guerra laica, della conoscenza contro l’ignoranza, dei lumi contro le tenebre. Non si fa in un giorno e nemmeno in un anno, ma non vedo alternative.  

Giovanni Sartori, che stimo, è di tutt’altro avviso. Ha scritto nel 2009: 
L’Islam non è una religione domestica; è invece un invasivo monoteismo teocratico che dopo un lungo ristagno si è risvegliato e si sta vieppiù infiammando. Illudersi di integrarlo è un rischio da giganteschi sprovveduti, un rischio da non rischiare”.
L’articolo completo qui

Giovanni Sartori 

Io sono un gigantesco sprovveduto, un buonista di sinistra che oggi è un assoluto perdente. Qualche volta, ma solo qualche volta, ho avuto ragione.