domenica 15 aprile 2012

Energie rinnovabili e panzane


Circa un anno fa, all’epoca del disastro di Fukushima, da bravo ignorante avevo cercato di raccogliere le idee sull’energia nucleare in questo post, facendo tabula rasa di tutti i preconcetti e basandomi solo su dati ufficiali e/o accertati.
Le conclusioni erano state per me alquanto sorprendenti, soprattutto era parso chiaro che oggi l’informazione di massa fa molti danni nel trasmettere idee che vengono sdoganate come dimostrate ma sono solo panzane.
Mi ero riproposto di affrontare con la stessa aria disincantata il tema delle energie rinnovabili, avrei voluto farmi un’opinione libera dagli stereotipi e dai luoghi comuni su questo tema. Cercando cercando, ho trovato qualcuno che lo ha fatto molto meglio di quanto avrei potuto io: David MacKay.

MacKay è un fisico, professore di filosofia naturale a Cambridge, primo consigliere del governo inglese per la politica energetica e i cambiamenti climatici. Non è tifoso del nucleare né delle rinnovabili, è solo amante dei numeri.
Con un suo libro del 2009, che ha chiamato “Energia sostenibile senza aria fritta” ha semplicemente paragonato grandezze: la quantità di energia necessaria all’uomo con la quantità di energia prodotta attraverso i vari sistemi, facendo piazza pulita di tante idee sbagliate e preconcetti, e di tutte quelle leggende sull’energia che si propagano di bocca in bocca, di giornale in giornale e, anche di blog in blog.
La notizia fantastica è che il libro è gratuito, si può scaricare in pdf da qui, quella un po’ meno fantastica è che il libro è in inglese; ne esiste un riassunto in italiano, cliccate per scaricarlo. Anche la sola lettura del riassunto è estremamente interessante, direi obbligatoria, soprattutto se siete come me dei sognatori solari.

E veniamo al dunque: le notizie sono pessime. Anticipando le conclusioni di MacKay, non c’è modo alcuno di mantenere l’attuale livello di consumo energetico rinunciando sia alle fonti fossili di energia sia al nucleare. E’ matematico che neanche riempiendo la superficie di una nazione di pannelli solari e pale eoliche il fabbisogno possa essere lontanamente soddisfatto.
Dobbiamo essere consapevoli che i piccoli gesti come spegnere gli apparecchi in standby o staccare dalla presa il caricatore del cellulare sono troppo piccoli e portano a risultati troppo piccoli, insignificanti. Giusti, ma troppo poco per poterci assolvere come consumatori di energia. Pensate che un caricatore di cellulare assorbe in un giorno quanto un’automobile consuma in un secondo.

A proposito di automobili, c’è molto da dire. Io credevo che l’auto elettrica fosse una stupidaggine, se l’energia consumata dall’auto è comunque prodotta da fonti fossili. Invece sbagliavo, perché il motore elettrico consuma un decimo dell’energia di un motore a benzina; senza contare che un motore elettrico è anche molto più duraturo a causa della quasi totale assenza di attriti. Per una locomotiva elettrica fare 30 milioni di chilometri con lo stesso motore è normale.
Un progetto morto in partenza è invece l’auto a idrogeno: un controsenso energetico, visto che quest’auto consuma dal doppio al quadruplo di un’auto a benzina.

E’ giusto mettere i pannelli solari sui tetti e costruire case ad alta efficienza energetica; ma tutto questo non basta. Il problema è che queste piccole cose ci illudono, e ci illudono i mass media quando parlano di “futuro alle porte”. Ci mettono tranquilli, abbiamo fatto la nostra parte e invece non è vero. Vogliamo la botte piena e la moglie ubriaca. Perché noi vogliamo assolutamente andare in auto e non ci rompete le scatole, abbiamo già messo i pannelli solari, la nostra acqua calda è solare, la nostra doccia è gratis. Quindi possiamo andare all’edicola e al bar in macchina.

L’amara verità è un’altra. Dobbiamo spostare la discussione dalle energie alternative alla riduzione dei consumi, quella vera. Se vogliamo rinunciare davvero al petrolio (e prima o poi dovremo) e al nucleare, s’impone un radicale cambiamento delle nostre vite. Si va a piedi e con i mezzi pubblici, si riducono gli spostamenti per le vacanze (dimenticare l’aereo, che ne dite di un “Basilicata coast to coast”?), si mangiano solo frutta e verdura di stagione, si sta attenti al famoso “chilometro zero”, ci si riscalda molto di meno e ci si copre di più (che ne dite di mettere il riscaldamento a 18° e infilarsi un altro maglione?). E, soprattutto, dobbiamo dimenticare la crescita del PIL.

E quando qualcuno ci parla di energie rinnovabili impariamo a diffidare dei non addetti ai lavori, per esempio di me, piuttosto andate a leggere MacKay.
Nel 2009 sul Corriere della Sera, Dacia Maraini ha scritto che la Germania soddisfa il 30% del suo fabbisogno energetico con l’energia solare, e quest’affermazione è passata di bocca in bocca, di giornale in giornale e data per vera. La Maraini ha fatto una confusione di cifre, scambiando potenza con energia, perché non è un’addetta ai lavori. La verità è che la Germania, pur essendo il paese europeo con la maggior quantità d’impianti fotovoltaici, soddisfa con questi solo il 4% del fabbisogno.
5 febbraio 2010, La Repubblica: in un articolo a firma di Giovanni Valentini si legge che “la Puglia di Nichi Vendola, è la prima in Italia per la produzione di energia solare ed eolica, in grado di coprire il 180% del proprio fabbisogno”. Non credo che sia necessario commentare, se non per dare la cifra reale: 5%.

Insomma, per me MacKay è stata una doccia fredda, ma salutare. Leggetelo, il riassunto è solo di dodici pagine.

1 commento:

  1. datemi un mezzo pubblico e vi solleverò il mondo (da Roma)

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