sabato 25 febbraio 2012

Non c’è topo e non c’è gatto


Vorrei commentare queste poche parole di Cicerone, che scrive nel De Republica:

Siamo tratti per natura ad accrescere la felicità del genere umano e, inclini a tale piacere per istinto naturale, ci sforziamo con i nostri pensieri e le nostre fatiche di rendere più sicura e confortevole la vita altrui…

Sei sicuro, Marco Tullio? Mi stupisco di queste tue parole, eppure devono essere vere perché tu ne sai una più del diavolo.  
Ma dimmi, tu sei lo stesso Cicerone che ricorda con plauso la vittoria di Scipione Emiliano su Cartagine? Sei lo stesso che celebra la gloria di quegli eserciti che operarono la più grande e sistematica distruzione di una città della storia antica? Hai dimenticato le decine di migliaia di civili ridotti alla fame dall’assedio, privati di ogni bene, della libertà e perfino di ogni singolo mattone delle loro case? Hai dimenticato i cinquantamila schiavi tradotti a forza a Roma? E i campi cosparsi di sale perché non vi crescesse più nulla?

Già, noi oggi come ci spieghiamo questa doppia identità di Cicerone? Dottor Jekyll quando scrive un trattato di politica e Mister Hyde quando ricorda Cartagine?
L'interpretazione di questo dualismo sta nel pensare come un romano dell’epoca, perché la gente e il mondo non erano come li vediamo oggi.
Dobbiamo pensare a un mondo, quello dei sudditi dell’Impero, i cives di Roma, in cui è compreso tutto l’universo umano degno di considerazione.
Gli altri, i nemici (perché o eri con Roma o contro di Roma) non erano “altri”, erano “alieni”, marziani da temere. In un certo qual modo non erano umani perché non erano romani, una presenza da prendere in considerazione solo come minaccia; e siccome bisognava pensare alla felicità degli uomini, le minacce andavano soppresse.   

Non è quindi “il genere umano” inteso antropologicamente quello di Cicerone, né “la vita altrui” quella di ogni uomo sulla Terra.
Il mondo era fatto dalla “nostra gente” circondata (e minacciata) da razze inferiori che dovevano essere soggiogate per garantire lunga vita allo Stato, l’entità alla quale tutti dovevano ubbidienza, pena il disfacimento delle sacre istituzioni che garantivano il benessere materiale e morale ai cives.   
Perciò, continua Cicerone nel seguito del De Republica, quale migliore applicazione della naturale, umana inclinazione al bene si può trovare se non dedicare la vita a servire lo Stato? E servirlo significa anche schiacciare i topi che lo minacciano.
Non possiamo indignarci per questo. Quando trascorri tutta la tua vita nel raggio del chilometro in cui sei nato, non hai visto mai nulla che ti sia men che familiare, una visione di questo tipo è culturalmente comprensibile. 

Possiamo solo dire: "quanta strada abbiamo fatto da allora!". Ci siamo evoluti, duemila anni dopo abbiamo capito. Non c’è topo e non c’è gatto, mangiamo tutti allo stesso piatto (m’è venuta pure la rima). Il piatto sono le non infinite risorse che dovremmo equamente e prudentemente consumare e rinnovare.
Poi ci sono gli avidi, quelli che hanno capito ma il piatto lo vogliono tutto per loro: le classi dominanti e i loro governanti servi.
Dulcis in fundo, purtroppo la natura non è mai avara d'imbecilli, spesso ben accompagnati dagli ignoranti. Sono quelli che ancora pensano di vivere nel chilometro di cui sopra. Sono quelli che sono rimasti a duemila anni fa: “la nostra gente” e fuori gli altri.
Non glielo dite, poveretti, che sono dei romani purosangue!




sabato 18 febbraio 2012

Siamo tutti greci


Qualche giorno fa ho parlato con una mia amica greca, volevo sapere da lei come stanno vivendo i greci questo momento terribile e storico perché volevo scriverne sul blog. Alla fine lei mi ha fatto una domanda: tu che faresti?
Le ho risposto che sarei andato a protestare in strada, ma niente di più. Non sapevo cos’altro fare. Scrivere mi aiuta a pensare, forse adesso una risposta ce l’ho.   

Ci avete fatto caso che sul retro di tutte le banconote in Euro ci sono disegnati dei ponti? Sono il simbolo di un sogno vano e sciagurato: unire dei popoli solo con la forza della moneta comune.
Vano, perché ci ha illuso che fosse l’inizio di un processo di unione che andasse al di là della finanza, ma che è sempre più lontano.
Sciagurato, perché i ponti servono a unire se c’è la pace e servono a invadere se c’è la guerra.
Ho sempre pensato che la mia generazione ha avuto una fortuna sfacciata: niente guerra, niente fame. Ma quando un popolo è ridotto alla disperazione senza usare i fucili, vuol dire che la guerra c’è. Solo le armi sono cambiate.  

Che colpa ha il popolo greco? Tanta, se ha consentito che un governo incapace, corrotto e spendaccione imperversasse nel paese per anni. Ma “incapace, corrotto e spendaccione” ricorda qualcosa anche a noi italiani.
Che colpa ha il popolo tedesco? La stessa, se ha consentito che un governo egemone pensasse solo a se stesso fregandosene di quei ponti. La locomotiva ha sganciato i vagoni, che vanno avanti solo per inerzia e stanno per fermarsi. Quando arriverà quel momento, i ponti torneranno utili solo alla Germania.

Alcuni greci pensano che la Germania stia puntando alla proprietà delle isole, per avere basi nel Mediterraneo. Scenario fantasioso? Forse no.
La polveriera israelo-iraniana può esplodere davvero, ambedue sono abbastanza pazzi per farlo succedere.
Gli inglesi hanno Malta, perché non pensare a una Creta germanica?
Ci aveva già pensato un certo Adolf, con l’aiutino di un tale Benito. I greci di lunga memoria non hanno dimenticato e hanno paura di nuovo:

(da Wikipedia, clicca per ingrandire)

Chi in Grecia ha ancora abbastanza lucidità per pensare, pensa al passato. Perché solo a quello si può pensare quando il futuro non c’è più.
Ma sono sempre di più quelli che invece non riescono più a pensare perché hanno un solo problema: riempire il piatto.
I bambini svengono a scuola e si vergognano di raccontare che non hanno mangiato, i genitori lasciano i bambini agli orfanotrofi, le aziende chiudono, il lavoro non c’è più, lo Stato è impotente di fronte ai diktat europei.
Ma il peggio è l’assenza di prospettive, non hanno più la speranza.   
La guerra è in corso, fa le sue vittime, e noi siamo tutti greci. Ormai la finanza ha perso il controllo di se stessa; a decidere delle nostre sorti sono algoritmi che girano nei computer delle borse. Non credo che ci sia al mondo qualcuno capace di predire come andrà a finire.
Sarà un nuovo mondo quello che ne verrà fuori, non necessariamente migliore.          

Io ho un dubbio: prima che quei ponti siano percorsi in un solo senso, sarebbe cosa buona e giusta farli saltare?
Ci dicono che se la Grecia uscisse dall’Euro sarebbe una catastrofe, ma se io guardo quel piatto vuoto e penso che nessuno mi sa dire quando e come lo riempirò, che altro devo temere?
E allora io greco mi dico: forse faremmo bene a fare da soli. All’inizio andrebbe ancora peggio, ma ci sarebbe un barlume di luce, quella della dignità ritrovata.
Con la dignità si fanno grandi cose, e i greci le hanno già fatte per tutti noi. Hanno insegnato le basi della convivenza al mondo intero, sono loro che ci hanno insegnato la differenza tra civiltà e barbarie. Neanche Roma sarebbe stata Roma se prima non ci fosse stata Atene.

Che direbbe Socrate adesso? Che ogni popolo ha bisogno delle proprie leggi, non di quelle degli altri. Se voglio sottostare alle leggi di Sparta vado a Sparta, ma se voglio restare ad Atene sono solo quelle le leggi che valgono.
Una Grecia fuori dall’Euro avrebbe vita durissima e tanta dignità. Rischiando di affogare s’impara a nuotare senza aspettare i salvagente degli altri.
La Grecia può tornare a percorrere quei mari di tanto tempo fa, quando ha portato la luce nel mondo.             

sabato 11 febbraio 2012

Cronache da altri mondi

La sagoma del lago Vostok in un’immagine satellitare

Prima che lo dica il cretino nazionale a Kazzenger lo dico io, cretino periferico: sulla Terra ci sono gli extraterrestri.
Si tratta dei microrganismi che si presume abitino nel lago Vostok, sotto il ghiaccio sempiterno dell’Antartide. Il lago è stato scoperto verso la fine del secolo scorso, si trova proprio al di sotto della stazione Vostok, nata per ricerche climatologiche, e sarà al centro dell’attenzione scientifica per i prossimi decenni, se manterrà quello che promette: la scoperta di organismi che non hanno mai avuto contatto con l’atmosfera terrestre. Con buona ragione possiamo chiamarli extraterrestri.
“Mai” è una parola grossa, l’isolamento dura “solo” da 15-20 milioni di anni (o 150-200 mila secoli, fa più effetto, vero?). Un periodo che ci autorizza a supporre un cammino evolutivo molto diverso dal nostro, anche tenendo conto delle caratteristiche dell’acqua del lago: una concentrazione di ossigeno cinquanta volte più alta dei laghi che conosciamo.

Dov’è e com’è fatto? Intanto localizziamolo sulla superficie dell’Antartide:


Proprio in corrispondenza del lago, sulla superficie della crosta di ghiaccio, è stata misurata la temperatura più bassa sulla Terra: -89,4 °C, che in quel punto, a causa dei venti, conduce a una temperatura percepita di -150 °C. Freschetto.
Il ghiaccio al di sopra del lago è spesso circa 3.600 metri, mentre il lago stesso ha una profondità di 700 metri, è lungo circa 250 Km e largo 50, e contiene più di 5.000 Km cubi di acqua dolce.
Mentre in superficie (del lago, non della crosta superiore) l’acqua ha una temperatura vicina a 0 °C, sul fondo del lago raggiunge i 30 °C, con tutta probabilità a causa di una o più sorgenti geotermiche che fuoriescono in quel punto. Ecco la struttura in sezione:

(clicca per ingrandire)

E’ proprio di questi giorni la notizia che i ricercatori russi hanno completato la trivellazione della crosta di ghiaccio e sono arrivati all’acqua. Prossimamente un gruppo internazionale si occuperà di raccogliere campioni d’acqua del lago, utilizzando un protocollo di ricerca che è in via di definizione. Il prelievo va fatto con molta prudenza per evitare contaminazioni in tutt’e due i sensi.

A proposito della vita che si sviluppa negli ambienti più inospitali che possiamo immaginare, guardate questa foto:


Si tratta di una sorta di gamberetto che si è attaccato al cavo di trivellazione durante un’altra perforazione, sempre in Antartide ma in un altro punto, a circa 200 metri di profondità. Non è meraviglioso? Che troveremo sotto altri tre chilometri e mezzo di ghiaccio?

Quello che sarà trovato avrà una grande influenza sulla ricerca della vita nel sistema solare. Le condizioni chimiche, geologiche e climatiche del lago Vostok, sono molto simili a quelle che esistono su Europa, il più piccolo dei satelliti galileiani di Giove, candidato n. 1 per la presenza di vita al di fuori della Terra. Europa ha una quantità d’acqua allo stato liquido, al di sotto della crosta ghiacciata, superiore a tutta quella che c’è nei nostri oceani, per una profondità di circa 100 Km:


In natura non esiste acqua senza vita. Non è mai stata trovata, neanche dove l’acqua risulta con tutta evidenza inadatta a ospitarla. E’ il caso delle sorgenti idrotermali che abbiamo in mezzo all’oceano Atlantico, dove l’ambiente è impossibile: saturo di zolfo, senza luce e apparentemente senza cibo. Più di trecento specie animali sono state scoperte in quest’inferno: nascono, fanno l'amore e muoiono come noi. La vita è troppo forte per arrendersi davanti a un po’ di zolfo.
       
Non c’è nessuna ragione al mondo perché il lago Vostok e Europa debbano fare eccezione.
Sono passate solo poche decine di anni da quando i libri di scuola recitavano “la Terra è l’unico pianeta del sistema solare adatto a ospitare la vita” e siamo adesso lontanissimi da questo teorema ormai preistorico.
La probabilità, ammette qualunque scienziato, è molto alta. Ci manca solo l’evidenza, ma non c’è da aspettare molto.   

sabato 4 febbraio 2012

Una satira di duemila anni fa

Claudio diventa imperatore di Lawrence Alma-Tadema

Avete presente l’espressione della Carfagna? Quello sguardo carico di meraviglia che le si è stampato in faccia ad aeternum quando le hanno detto che era diventata ministra?

“Io?”

Lo stesso sguardo si deve essere stampato in faccia all’imperatore Claudio quando scoprì che, suo malgrado, lo era diventato.
Siamo nel 41 d.C. e Claudio, considerato un fesso matricolato dai suoi contemporanei (e anche da sua madre Antonina, che lo aveva definito “uno stupido mostro”), è l’ultimo rampollo rimasto in vita della dinastia giulio-claudia, proprio perché considerato innocuo e quindi scampato ai massacri di Tiberio e Caligola contro quella famiglia.
Il Senato si vede costretto a nominarlo imperatore, e la cosa non dispiace ai senatori più di tanto, un pupazzo da manovrare a piacimento.
Ci racconta Svetonio che Claudio cercò di nascondersi dietro una tenda ma fu trovato da un soldato che gli si inchinò salutandolo imperatore. Il momento poco edificante è ritratto nel quadro che vedete in alto.   

Cotanto uomo di Stato fu sempre irriso dalla nobiltà romana e anche dalla plebe; in particolare non gli perdonavano di non saper parlare in pubblico: nessuno capiva i suoi discorsi che somigliavano molto a quelli di alcuni nostri amati esponenti politici.  


In realtà, almeno secondo gli storici, l’impero di Claudio non fu poi tanto male: furono emanate molte nuove leggi e la politica estera fu alquanto giudiziosa.
Ma certo è che all’epoca nessuno avrebbe speso una buona parola per il povero imperatore, il quale fu oggetto di frizzi e lazzi di ogni genere. Tra questi una sorprendente satira del mio amico Seneca che, come tutti i saggi, sapeva ridere e far ridere.

Ma prima di parlare della sua satira, dobbiamo fare un passo indietro e parlare della consuetudine dell’apoteosi, la trasformazione in divinità dell’imperatore defunto.
Dopo l’assassinio di Giulio Cesare, evento che colpì profondamente il popolo di Roma, il Senato decretò l’apoteosi: il compianto imperatore fu ammesso nell’Olimpo come divinità e l’avvenimento fu sottolineato da una performance popolare che consisté nel bruciare in pubblico una statua di cera dell’imperatore, a simboleggiare la sua assunzione in cielo. Da quel momento Giulio Cesare assunse il titolo di divus.
Questa tradizione continuò con quasi tutti gli imperatori, con poche eccezioni per quelli che si erano macchiati di particolari nefandezze (per esempio Nerone e Caligola) o erano stati colpiti dal decreto di damnatio memoriae (per esempio Commodo, vedi qui).  

Roma - apoteosi di Antonino Pio, base della Colonna Antonina

Dunque Lucio Anneo Seneca ci racconta, nel suo libretto “Apokolokyntosis” della “zucchizzazione” dell’imperatore Claudio, la sua trasformazione in zucca.
Il racconto comincia con il momento del trapasso; l’imperatore scorreggia con gran clamore e pronuncia le sue ultime imperiali parole: “Oddio, mi sono cagato addosso”. 

Giunto nell’Olimpo, viene ammesso a colloquio con Giove il quale gli chiede chi sia e che cosa voglia. Il povero Giove non capisce niente della risposta di Claudio e allora lo manda a parlare con gli altri dèi, ma con identico risultato.
Bellissima l’immagine di Claudio che assiste dall’Olimpo al suo funerale e “capisce finalmente di essere morto”.
L’intero Olimpo si sforza di capire chi diavolo sia il nuovo arrivato, senza riuscirci. Alla fine, nell’infinita bontà degli dèi, Claudio è nominato segretario dell’anima di uno schiavo, tanto per non buttarlo fuori.

Peccato che l’aldilà non esista, nutrire la speranza della zucchizzazione della Gelmini sarebbe stato bello. Dobbiamo accontentarci della zucca in vita. 



domenica 29 gennaio 2012

Poi dice che uno invoca Baffone


Non è che uno, ripensando con pena all’era del Nanostatista di Arcore, possa andare in avanti in eterno a dire “sì, ma se pensiamo a quello che c’era prima, Monti va benissimo”.
Tutti noi normo-pensanti l’abbiamo detto e l’abbiamo accettato come cura, ma poi uno si aspetta che, oltre a riguadagnare la stima in Europa (ma non era difficile, bastava rimuovere la vergogna), un governo che voglia davvero svoltare cerchi di riguadagnare la stima del popolo. Ma non sta avvenendo.
Archiviati (sicuro?) i diciott’anni di immondizia governativa, io vedo che:

non ci si appresta a revocare nessuna delle leggi ad schifezzam. La ministra della giustizia ha appena affermato che “la prescrizione non è una priorità”. E’ invece una priorità svuotare le carceri, ma soprattutto evitare che si riempiano di corruttori e corrotti. I morti di fame continueranno a entrarci.

I poteri forti stanno molto bene. A che serve liberalizzare l’apertura dei negozi se non a favorire le grandi catene che possono permettersi di restare aperte 24 ore su 24 e a deprimere ancora di più il piccolo commercio?

Privilegi della casta: voi avete visto qualcosa?

Le banche stanno molto bene. Lo spread scende e la depressione del cittadino sale. Ci vorrebbe un indicatore di quest’ultima che sia oggetto della stessa attenzione della stampa per il differenziale Bund-BTP.

Nessuna svolta all’orizzonte sulla Torino-Lione. Un’opera che è stata ampiamente dimostrata inutile e dannosa resta prioritaria come prima. Assistiamo da una parte a una protesta civile, dall’altra all’uso spregiudicato del manganello.

La voce dei partiti si è spenta, ma non quella della Lega. Nessuna reazione del governo alle bossate, alle calderolate e alle maronerie, consentite oltre ogni misura. Ecco un ambito dove sarebbe necessario il manganello.     

Alle proteste dei ricchi (evasori, farmacisti, imbroglioni di ogni risma) non fa eco la protesta unitaria degli operai: è frammentaria, orientata al caso particolare, perché non rappresentata da nessuno. Un sindacato, la Fiom, è di fatto fuori legge, benché la Costituzione affermi il contrario.

Sempre più campo libero al disinvolto Marchionne: l’altro giorno il Wall Street Journal si è chiesto “una Maserati resta una Maserati anche se prodotta a Detroit?”. Il pericoloso giornale comunista ha dato voce ai dubbi che sarebbero dovuti nascere a Roma, non a New York.

Non c’è stata una parola chiara da parte del governo sul sacrosanto rispetto dei referendum: l’acqua pubblica è ancora in pericolo e, vedrete, anche il nucleare. Veronesi è in naftalina, pronto alla riesumazione.  

Legge elettorale, non se ne parla. O meglio, se ne parla a sproposito. Vuoto normativo se si fosse fatto il referendum? 115 costituzionalisti hanno detto e sottoscritto che non è vero.   

Che fine ha fatto la famosa proposta di legge popolare sul parlamento pulito sostenuta da Grillo? 350.000 firme del 2007 aspettano di essere onorate. Ma anche qui tutto tace. Monti, Napolitano, la dite una parolina?

Sicuramente ho dimenticato tante cose, ma forse tutte si possono riassumere in una sola: il popolo esiste, sta sempre peggio, e merita un rispetto dimenticato.
Monti ha un solo modo per dimostrare che sta sulla stessa barca del popolo: che torni a bordo, cazzo!

sabato 21 gennaio 2012

Ma che ce ne facciamo della relatività?

 
Il tempo non trascorre con un ritmo fisso e immutabile, anche se la nostra limitata esperienza umana ci dice il contrario. La velocità del tempo dipende dalla velocità nello spazio di chi misura il tempo. Più andiamo veloci, più il tempo rallenta, fino a divenire praticamente fermo al raggiungimento della velocità della luce. Perché? Perché man mano che ci avviciniamo a questa, una parte sempre maggiore del tempo si trasforma in spazio. E’ la relatività.

Non ne abbiamo nessuna esperienza perché, benché l’effetto di rallentamento esista anche andando in auto a 50 all’ora, è talmente insignificante che nessun orologio è capace di registrarlo.
Questo simpaticissimo filmato ci regala la relatività spiegata da Piero Angela con i disegni di Bruno Bozzetto:   
 

Dunque ora abbiamo (quasi) capito, ma ci risulta ancora difficile immaginare una roba così. Figuriamoci a chi l’ha pensata per la prima volta.

Adesso spostiamoci a Berna nei primi anni del ‘900: un giovanotto, vestito in maniera alquanto trasandata, con i capelli lunghi e ondulati, sale sul tram. Si siede, il tram riparte e lui guarda fuori. Guarda un campanile, il suo sguardo si sofferma sull’orologio; il campanile con l’orologio gli scorre davanti; all’improvviso il giovanotto dischiude le labbra, la mandibola gli cade sempre di più e il suo sguardo si perde. Scatta a guardare dall’altro lato, torna al campanile che sta ormai scomparendo all’orizzonte, s’immagina a cavallo di un fotone che scappa dal campanile, immagina l’orologio ormai fermo perché lui ha raggiunto la velocità della luce. Albert Einstein ha intuito la relatività.          
                  
Così si racconta, non sappiamo se sia la verità, ma una considerazione sorge spontanea: ma come diavolo gli è venuto in mente? Almeno Newton aveva visto una mela cadere, Einstein non ha visto nulla, ha solo immaginato.
La risposta la facciamo dare a lui, intervistato negli anni ’40:

“Certe volte mi domando perché sia stato proprio io a elaborare la teoria della relatività. La ragione, a parer mio, è che normalmente un adulto non si ferma mai a riflettere sui problemi dello spazio e del tempo. Queste sono cose a cui si pensa da bambini. Io invece cominciai a riflettere sullo spazio e sul tempo solo dopo essere diventato adulto. Con la sola differenza che studiai il problema più a fondo di quanto possa fare un bambino”

Fatto sta che l’enunciato della teoria della relatività, del 1905, è puramente teorico, non è suffragato da nessuna verifica sperimentale perché nessuna era possibile all’epoca.
Oggi è veramente sorprendente quanto di tutto quello che aveva postulato Einstein sia oggetto di continue verifiche e quanto i risultati corrispondano esattamente a ciò che lui aveva previsto.

E a noi comuni mortali che tiriamo avanti i nostri giorni tra una banalità e l’altra, la relatività che ci ha portato? Che ce ne frega?
Facciamo finta che Einstein non sia mai esistito e vediamo se cambia qualcosa.
Mettiamo che dobbiamo andare a Usmate Carate a casa di amici, e dove sarà mai ‘sto posto? Saliamo in macchina, dotati di carte stradali di ogni genere, accidenti se inventassero qualche diavoleria che ci guidasse a destinazione…

Ecco che cosa non potrebbe mai funzionare senza la relatività: il navigatore satellitare. Il nostro GPS misura continuamente la distanza da tre satelliti, facendo una “triangolazione” tra i tre risultati. A causa della velocità dei satelliti però, il tempo misurato su di essi è più lento del nostro di 7 milionesimi di secondo ogni 24 ore. Il che si tradurrebbe, alla triangolazione, in un errore di alcuni chilometri. Se non ci fosse nel software dei satelliti una correzione di questa differenza, prevista esattamente da Einstein, a Usmate Carate non ci arriveremmo mai.   
  
Adesso però sto pensando a quella frase di Albert: “queste sono cose a cui si pensa da bambini”. Meglio che io vada a letto se no la mamma mi sgrida, ma non prima di avervi raccontato questa chicca (autentica):
   
il giorno dopo che Einstein si trasferisce negli Stati Uniti, nel 1933, arriva una telefonata all’Università di Princeton, dove era andato a insegnare:
“Pronto, vorrei andare a trovare il professor Einstein, può dirmi per favore dove abita?”
“No, mi dispiace, non possiamo fornire quest’informazione”
“Senta, non lo dica a nessuno, sono io il professor Einstein. Sto andando a casa, ma ho dimenticato dove abito”.  

venerdì 13 gennaio 2012

Cercare i Marziani è facile, ma trovarli...

Il famoso "Wow! Signal"

Come si cercano gli extraterrestri? E’ semplice, basta ascoltare le loro trasmissioni radio, le loro partite di calcio, i loro talk show, la pubblicità…
C’è del vero, ragazzi. Partendo dal presupposto che una civiltà intelligente faccia uso di segnali radio, basta mettersi in ascolto e prima o poi qualcosa la capteremo, visto che un segnale radio si propaga in linea retta per sempre. E’ il succo del progetto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) nato nel 1974 e tutt’ora in corso.

Da quando poi esistono gli strumenti di informatica individuale, ci sono nel mondo tantissime persone che partecipano al progetto fornendo gratuitamente la loro capacità di calcolo, quella che i nostri PC possono fornire in rete quando non sono impegnati a fare altro. Uno dei 2.300.000 pazzi volontari  partecipanti al progetto sono io.

Si tratta di analizzare i dati provenienti da un radiotelescopio cercando l’ago nel pagliaio, un ago piccolissimo in un pagliaio cosmico. Impresa titanica e pressoché disperata.
Il programma che gira sul mio PC scarica i dati dal sito del progetto Seti@home, li analizza cercando delle “triplette”, cioè dei segnali radio che si ripetano uguali almeno tre volte in una unità di tempo ragionevolmente piccola, e ritrasmette i risultati al server centrale.
Questa attività di analisi distribuita dei segnali radio, che usa appunto i PC dei volontari, è iniziata nel 1999 e continua ininterrottamente. Qui sotto vedete il mio “certificato” che testimonia da quanto tempo sono attivo e quante unità di calcolo ho elaborato. Nella classifica mondiale sono intorno alla 20.000ma posizione su due milioni virgola tre.   

 
Che cosa abbiamo trovato? Nulla. Nel 1977 c’è stato un falso allarme che ha tenuto i ricercatori col fiato sospeso per molto tempo: un radioastronomo ha captato un segnale inequivocabilmente intelligente che poi, dopo molto tempo, si è rivelato un’interferenza terrestre. E’ il famoso “Wow Signal” che vedete fotografato in alto. Il nome deriva dall’espressione annotata sul foglio della stampante dal radioastronomo quando ha visto il segnale e per poco non sveniva. Ma, come detto, un buco nell’acqua, sebbene qualche ricercatore nutra ancora dei dubbi sulla sua origine terrestre.     

Che speranze abbiamo di trovare qualcosa? Quasi nessuna, almeno non in un tempo ragionevole calibrato sulla durata delle nostre vite.
Adesso guardatevi questo video; prendetevi sei minuti e mezzo di tempo, ingrandite bene l’immagine, mettetela in HD, rilassatevi e godetevi lo spettacolo, non ve ne pentirete. Cliccate qui.


Avete visto che ridicola estensione hanno raggiunto segnali radio partiti dalla Terra da più o meno 100 anni? Capite perché un dialogo con un’intelligenza aliena non sarà mai possibile?
Mettiamo che captiamo un segnale da una distanza di 100 anni luce, per dire una distanza vicinissima in scala astronomica, lo comprendiamo (e già qui è dura), e rispondiamo. Altri cento anni per far arrivare il messaggio e altri 100 ancora per un’eventuale risposta. Pensate se uno dicesse “scusa, non ho capito, puoi ripetere?”  

Ma allora perché? Perché è bello e impossibile; una posta in gioco così alta non ce l’ha mai avuta nessuna attività di ricerca. Se poi invece secondo voi è inutile, è meglio che vi dedichiate a incrementare il PIL. Lasciate le seghe mentali a noi matti.