venerdì 13 gennaio 2012

Cercare i Marziani è facile, ma trovarli...

Il famoso "Wow! Signal"

Come si cercano gli extraterrestri? E’ semplice, basta ascoltare le loro trasmissioni radio, le loro partite di calcio, i loro talk show, la pubblicità…
C’è del vero, ragazzi. Partendo dal presupposto che una civiltà intelligente faccia uso di segnali radio, basta mettersi in ascolto e prima o poi qualcosa la capteremo, visto che un segnale radio si propaga in linea retta per sempre. E’ il succo del progetto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) nato nel 1974 e tutt’ora in corso.

Da quando poi esistono gli strumenti di informatica individuale, ci sono nel mondo tantissime persone che partecipano al progetto fornendo gratuitamente la loro capacità di calcolo, quella che i nostri PC possono fornire in rete quando non sono impegnati a fare altro. Uno dei 2.300.000 pazzi volontari  partecipanti al progetto sono io.

Si tratta di analizzare i dati provenienti da un radiotelescopio cercando l’ago nel pagliaio, un ago piccolissimo in un pagliaio cosmico. Impresa titanica e pressoché disperata.
Il programma che gira sul mio PC scarica i dati dal sito del progetto Seti@home, li analizza cercando delle “triplette”, cioè dei segnali radio che si ripetano uguali almeno tre volte in una unità di tempo ragionevolmente piccola, e ritrasmette i risultati al server centrale.
Questa attività di analisi distribuita dei segnali radio, che usa appunto i PC dei volontari, è iniziata nel 1999 e continua ininterrottamente. Qui sotto vedete il mio “certificato” che testimonia da quanto tempo sono attivo e quante unità di calcolo ho elaborato. Nella classifica mondiale sono intorno alla 20.000ma posizione su due milioni virgola tre.   

 
Che cosa abbiamo trovato? Nulla. Nel 1977 c’è stato un falso allarme che ha tenuto i ricercatori col fiato sospeso per molto tempo: un radioastronomo ha captato un segnale inequivocabilmente intelligente che poi, dopo molto tempo, si è rivelato un’interferenza terrestre. E’ il famoso “Wow Signal” che vedete fotografato in alto. Il nome deriva dall’espressione annotata sul foglio della stampante dal radioastronomo quando ha visto il segnale e per poco non sveniva. Ma, come detto, un buco nell’acqua, sebbene qualche ricercatore nutra ancora dei dubbi sulla sua origine terrestre.     

Che speranze abbiamo di trovare qualcosa? Quasi nessuna, almeno non in un tempo ragionevole calibrato sulla durata delle nostre vite.
Adesso guardatevi questo video; prendetevi sei minuti e mezzo di tempo, ingrandite bene l’immagine, mettetela in HD, rilassatevi e godetevi lo spettacolo, non ve ne pentirete. Cliccate qui.


Avete visto che ridicola estensione hanno raggiunto segnali radio partiti dalla Terra da più o meno 100 anni? Capite perché un dialogo con un’intelligenza aliena non sarà mai possibile?
Mettiamo che captiamo un segnale da una distanza di 100 anni luce, per dire una distanza vicinissima in scala astronomica, lo comprendiamo (e già qui è dura), e rispondiamo. Altri cento anni per far arrivare il messaggio e altri 100 ancora per un’eventuale risposta. Pensate se uno dicesse “scusa, non ho capito, puoi ripetere?”  

Ma allora perché? Perché è bello e impossibile; una posta in gioco così alta non ce l’ha mai avuta nessuna attività di ricerca. Se poi invece secondo voi è inutile, è meglio che vi dedichiate a incrementare il PIL. Lasciate le seghe mentali a noi matti.    


1 commento:

  1. caro magico Ettore,
    ancora una volta mi porti lontano da questa quotidiana piccolissima realtà.
    Farei vedere il viaggio nell'universo, la distanza impossibile percorsa dai nostri modesti segnali, a tutti quelli che litigano per la fila alla posta, per il parcheggio del suv, per la pensione dell'onorevole. Obbligherei tutte le trasmissioni tv a iniziare con questo filmato così da dare la giusta dimensione a Ballarò, a Anno Meno che Zero, al tg di Mentana e via dicendo.
    Personalmente lo userò in ufficio ogni volta che mi sentirò stanca, incompresa, sfruttata.
    Grazie magico Ettore.

    RispondiElimina