venerdì 5 novembre 2010

"Negro" è una parola offensiva?


Lo confesso, siccome questo fine settimana non avrò tempo, riciclo un articolo che ho già pubblicato altrove. Ma dato che i miei lettori si contano sulle dita delle zampe di un millepiedi zoppo, poco male.

Negro. È oppure no una parola offensiva?
Marco Fabio Quintiliano, maestro di retorica del 1° secolo affermava che “la consuetudine è la miglior maestra della lingua” e non posso dargli torto: la parola negro ha una semantica di fatto che ci viene imposta dalla lingua inglese, cristallizzata dall’uso, che la rende decisamente insultante.
Ma da un punto di vista “tecnico”, mi si passi il brutto aggettivo, non dovrebbe essere così.

Per capire, facciamo un po’ di storia della parola nigger che, come sappiamo, è oggi gravemente oltraggiosa negli Stati Uniti. Ebbene, non è sempre stato così; anzi pochi sanno che sono stati i bianchi i primi a considerarla offensiva.
In America erano chiamati negroes i primi schiavi in arrivo sulle navi negriere, probabilmente dal francese nègre, ma hanno sicuramente un ruolo da comprimari anche lo spagnolo e portoghese negro (nero).
Nigger nasce quasi contemporaneamente e si diffonde per la sua più facile assonanza con l'inglese e, come detto, non ha in origine (e per molto tempo) alcuna sfumatura spregiativa.  
Nel corso del XIX secolo si diffonde sempre di più la percezione di queste parole come discriminanti ma non ancora come insulti, man mano che "gli interessati" le sentivano usate per lo più nell'accezione di schiavo. Ciò non impedisce, per esempio, a Conrad e Dickens di usare nigger nei loro romanzi senza alcun intento razzista.

Il vero spartiacque, la consacrazione di negroes e niggers nell’universo degli oltraggi, è rappresentato dalla pubblicazione, nel 1926 a Oxford, di A Dictionary of Modern English Usage di H. G. Fowler. Nel manuale si legge che quando le parole in questione sono usate in riferimento a "others than full or partial negroes" sono percepite come un insulto dalla persona in oggetto, e tradiscono “at least a very arrogant inhumanity, if not deliberate insolence". Questa frase fu poi eliminata nelle edizioni successive del libro.
Ma l'uso indisturbato, cioè non particolarmente avversato dagli anti-razzisti, continuerà fino al 1960, quando lo sviluppo dei primi movimenti di protesta diffonde l'alternativa black.
Intorno al 1980 si afferma colored people e nel decennio successivo afro-american. Oggi tra i giovani afro-americani è in voga lo slang nigga, un tentativo di orgoglioso recupero delle radici schiavistiche. 
L'alternativa preferibile e più affermata anche in italiano è afro-americano, anche se l'appellativo di colore è ancora molto diffuso. Sicuramente afro-americano ci libera da ogni sospetto ma ci complica la vita: va bene solo per gli americani.

In antropologia la questione si fa più complessa. Una persona afro-americana appartiene al tipo umano negroide, così come noi visi pallidi apparteniamo al tipo umano caucasoide; appare poco comprensibile modificare un termine scientifico solo perché non è ben accetto socialmente.
E i nostri amici spagnoli e portoghesi, dovrebbero forse abolire il colore negro perché è spregiativo? E gli stati africani del Niger e della Nigeria, nonché il fiume Niger, dovrebbero cambiare nome?

E adesso possiamo finalmente parlarne da un punto di vista puramente etimologico. Intuitiva la discendenza dal latino niger (nero, nigrum in accusativo), un po' meno quella ulteriore dal greco nekròs (morto), da cui deriva, ad esempio, l’aggettivo necrotico.

Per concludere, se non siamo disposti ad affrontare una difficile ed imprudente discussione in merito, usiamo afro-americano e di colore.
Peccato; avremmo fatto volentieri a meno dell’ennesima ingerenza della perfida Albione nella lingua di Dante.

5 commenti:

  1. A mio parere la parola "negro" non ha alcuna accezione offensiva. Le questioni americane sono buone giusto per gli americani, i quali hanno, come noto, una visione del mondo che si estende per pochi centimetri al di fuori dei loro confini e che, come altrettanto noto, tendono a risolvere un problema creandone altri 10 più grossi.

    Sulla lingua di Shakespeare preferisco attenermi agli inglesi, e quindi sono andato a controllare sul mio "The advanced learner's dictionary of current english" della Oxford University (1963) dove trovo questa definizione di "nigger": (impolite word for) Negro; member of any dark-skinned race.

    Quindi anche i divulgatori oxfordiani della lingua inglese considerano corretta e non offensiva la parola "negro".

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  2. da noi è considerato più "politically correct" il termine "nero". sarà la consuetutidine oppure un vezzo americanofilo ma anche a me sembra che "nero" sia più dolce di "negro". forse è il suono: provate a dirla la parola nero e sentirete che scivola via con molta dolcezza, senza accenti e contenuti offensivi.

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  3. E' vero che "nero" suona molto più dolce. La parola "negro" può avere un suono aggressivo (sarà per via dell'accostamento "gr" che ben si presta al ringhio stile Gattuso...).

    Però bisogna anche dire che il negro non è mai effettivamente nero, così come noi non siamo del tutto bianchi.

    I pellerossa ci chiamavano "visi pallidi" e questo sicuramente rende l'idea della nostra diversità rispetto a quanto per loro era normale. Non ci hanno chiamati "bianchi", visto che per loro bianca era la neve.

    Analogamente noi non dobbiamo chiamare "neri" coloro che neri non sono. Secondo me "negri" è la parola giusta. Serve ad indicare una persona che ha il colore della pelle tendente allo scuro, e anche tra i negri ci sono diverse gradazioni e in un certo senso "colori" diversi.

    La questione deve essere comunque affrontata con il massimo rispetto e attenzione verso tutti. Nessuno deve mai sentirsi offeso o discriminato. Se per loro la parola "negro" non è accettabile, allora trovo giusto che ci si accordi su un altro termine.
    Magari "scuro" potrebbe risolvere il problema.

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  4. Il "niger" latino significa scuro, più propriamente che non "nero". Scura è la terminologia giusta per tutte le popolazioni non chiare, africane e del sud est asiatico. Pertanto negro-nigro non sono termini offensivi. Se fossi un africano mi offenderei ad essere denominato nero, perché in effetti neri non sono in Africa, come noi non siamo bianchi. Avevano ragione i nativi americani a definirci "visi pallidi". Quando scrivo uso il termine negro o nigro (per maggior coerenza latina), senza ipocrisie di sorta o falsi buonismi. Pertanto, per commentare il commento sopra, scuro è già la traduzione di niger, negro. Piantiamola una buona volta di rovinare la lingua e di inserirvi assurdità che non le appartengono. Tra l'altro, ai tempi del termine latino niger, essere negri non era sinonimo di razzismo. Razzisti erano verso i prigionieri, non verso gli altri colori di pelle. Anna Maria

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  5. Il termine latino niger, nigris (nome) o niger, nigra, nigrum (aggettivo) era tale in latino. In italiano ha preso la forma di néro (il colore nero, di colore nero); soltanto nelle lingue ispaniche ha mantenuto la forma latina. Anche nelle lingue anglosassoni l'origne è la stessa.

    In italiano moderno si usa semplicemente il termine néro: il colore nero, il cielo è nero, il suo volto era nero etc. etc. e non "il cielo è negro, il volto era negro, il colore negro", come avviene in portoghese o spagnolo.

    Il termine negro, in italiano moderno o fa riferimento ad un termine scientifico, in antropologia (con tutte le critiche del caso), o per circoscrivere esattamente una determinata categoria umana, in maniera generalizzante.

    Il punto è che si dovrebbe chiedere agli interessati portatori del nome, visti i precedenti storici e la tragedia delle deportazioni di schiavi, quale parola moderna preferirebbero utilizzare per essere appellati senza essere allo stesso tempo, offesi.

    Interessante sarebbe invece studiare le origini della parola niger nella Roma antica.

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