domenica 19 settembre 2010

Assicurazioni malattia: l’ignobile pianto autunnale


Arriva l'uovo di Pasqua autunnale che ogni anno aspettiamo con ansia: di quanto aumenteranno le nostre assicurazioni malattia per l'anno prossimo? Stiamo pur certi che quando avremo rotto l'uovo non rimarremo delusi: è proprio come pensavamo. Sono aumentate. Che strano, ma davvero?

Che cos'è la salute di un popolo? E' un bene individuale ma è anche un bene pubblico, perché se il popolo è in salute la nazione produce di più con maggiore efficienza e minori costi.
Anche il patrimonio forestale di uno Stato è un bene pubblico, perché produce ossigeno, ripara dalle frane ed è bello da fruire. Ma nessuno ha ancora convinto gli alberi a sottoscrivere una polizza assicurativa. Gli alberi non possono essere menati per il naso perché non hanno il naso. Che peccato. E sì che ce ne sarebbero di bravi, solerti e disinteressati imprenditori pronti a fornire magnifici prodotti assicurativi agli abeti.

Quando gli svizzeri sono stati chiamati a decidere se optare per un'assicurazione malattia unica e statale, la maggioranza non ha compreso che stava votando per dei princìpi, non per un modello economico. Se il sistema unico statale fosse riuscito o no ad abbattere i costi della salute (io penso di sì) era secondario rispetto ai princìpi.
Ma di quali princìpi sto blaterando? Eccoli:

1) la tutela di un bene pubblico non può essere affidata ad un'entità privata che abbia scopo di lucro. La logica del profitto fa a pugni con il concetto di "pubblico". Riuscite ad immaginare un azionista di un'assicurazione malattia disperarsi per l'aumento dei costi delle cure? Io no.
L'obiettivo di bilancio di un'entità statale è il pareggio: né dividendi né perdite. L'obiettivo di una SA è incompatibile con questo principio. Potremmo obiettare: sì ma se lo stato non fa utili come fa a investire sulle nuove cure? Attenzione, non confondiamo i dividendi da distribuire agli azionisti con gli investimenti, sono due cose molto diverse.   

2) Il tanto sbandierato principio della solidarietà non è quello che si sforzano di propinarci le assicurazioni: tutti pagano per tutti. Il principio della solidarietà è che tutti pagano per tutti secondo la loro capacità. E' lo stesso principio che governa il pagamento delle imposte e proprio non si vede perché non debba essere applicato per questo tipo di bene pubblico. Ancora una volta, il patrimonio forestale è curato dagli interventi pubblici, quindi ognuno cura gli alberi di tutti secondo la sua capacità, quindi in base al suo reddito.

3) L'assicurazione malattia è, giustamente, obbligatoria. Ma non vedo perché io debba essere obbligato ad un contratto con un privato. Fatemi scegliere un assicuratore che per sua natura non possa fare accordi (cartelli) con i suoi concorrenti. In questo senso tutte le assicurazioni obbligatorie (anche quella dell'auto, sebbene il bene sia individuale e non pubblico) dovrebbero almeno avere un'alternativa statale.  

4) Spero che tutti sappiano che la scelta tra assicurazione privata/semiprivata o di base non è semplicemente la scelta della sistemazione alberghiera: si tratta purtroppo di una classificazione tra pazienti di seie A e pazienti di serie B. Leggete la risposta dell'Ente Ospedaliero Cantonale a questa interrogazione e la umoristica conclusione del Consiglio di Stato:
A dir poco ignobile per un paese civile; una regola di cui l'assicuratore privato non parla al momento della sottoscrizione e che va semplicemente cancellata. Questo non sarà mai possibile senza l'intervento dello Stato.  
 
5) L'applicazione dei principi suddetti non è incompatibile con il liberismo economico: i privati sono liberi di proporre tutte le assicurazioni complementari che vogliono.

Bene, adesso che l'ho detta tutta, accoglierei volentieri commenti che mi dimostrino che ho torto. Ma che dimostrino, non che si limitino ad affermarlo.

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