giovedì 8 dicembre 2011

Natale a parole


Anche i miscredenti come me, alle nostre latitudini,  debbono avere a che fare con il Natale cristiano. E dato che oggi è festa, un piccolo post infrasettimanale sulle parole delle feste, tanto per aggiungere un'altra dimensione al Natale, che ne ha tante ma le stiamo perdendo tutte. 
E poi l'etimologia è una mia grande passione, un tema sul quale non mi sento neanche troppo ignorante. :-)

Cominciamo dalla fine, e cioè dalla festa che tutte le feste porta via: l’Epifania. La stella cometa apparve ai Re Magi dall’alto, in greco epi (dall’alto) phanéin (apparire). In latino diventa epiphania, in antico volgare Befanìa da cui, ovviamente, la Befana. Ma non è solo la stella ad apparire, è la natura divina del Cristo a rivelarsi agli uomini; quindi festa della rivelazione.
Di rivelazioni ce n’è più d’una: tra le Epifanie bisogna annoverare infatti anche, oltre a quella tradizionale in occidente, il battesimo di Gesù nel fiume Giordano, nonché il suo primo miracolo, la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana. Tutte e tre sono rivelazioni della natura divina del giovane Gesù.   
Per la verità, nella tradizione cristiana non è l’Epifania l’ultima festa: “Risponde la Candeloraci sono io ancora!” Nel giorno della Candelora, il 2 febbraio, si celebra la benedizione delle candele.

Nel nostro percorso a ritroso, c’imbattiamo nel Capodanno. Naturalmente non c’è bisogno di spiegare la natura della parola, però ne approfittiamo per parlare della notte di San Silvestro. Il 31 dicembre del 335 muore papa Silvestro I, proclamato santo in seguito alla miracolosa guarigione dalla lebbra dell’imperatore Costantino. Secondo la tradizione, Costantino curava la sua malattia lavando le piaghe col sangue, e per questo aveva dato inizio ad un orribile eccidio di bambini. Sivestro intervenne per porre fine alla strage, guarendo l’imperatore. La guarigione miracolosa convinse l’imperatore della potenza della fede cristiana ed a promulgare gli editti che posero fine alla persecuzione dei suoi seguaci. Il 31 dicembre si ricorda quindi il papa che permise, grazie al suo intervento, la “ufficializzazione” della religione cristiana.

Proseguendo come gamberi, arriviamo al 26 dicembre, Santo Stefano. C’è una ragione ben precisa per la quale questo santo viene ricordato subito dopo il Natale: egli è stato il primo che ha sacrificato la vita in nome della fede cristiana, quindi il primo dei protomartiri. La sua morte, decretata dal sinedrio nell’anno 36, è riportata negli Atti degli Apostoli.

Ed eccoci a Natale. Nelle nostre case non mancano oggetti e simboli propri del Natale, tra i quali mi sembra molto interessante, da un punto di vista etimologico il presepe (o presepio). Letteralmente significa “luogo circondato da una siepe, preparato per uno scopo”; come si fa a dire tutto questo in una parola sola? E’ l’attitudine alla sintesi della lingua latina: praesepium è composto dal prefisso prae- (prima) e dal verbo saepire (circondare con siepe). Quindi resta sottinteso che il luogo è recintato prima di un certo avvenimento; e l’avvenimento, naturalmente è la nascita del bambinello.

La nostra frenetica attività natalizia del regalare merita una digressione iberica: il verbo ci arriva infatti dallo castigliano regalar, arrivando nella lingua italiana intorno al 1500. E’ probabile che si possa derivare il suo etimo da “fare un omaggio da re”.                     
Per concludere, l’avvento  è il periodo che precede il Natale, dal latino advenire (arrivare). E la vigilia è la veglia che precede la festa, dal latino vigilia (tempo della veglia). E, come sanno bene i bambini, la notte di Natale è difficile dormire.

1 commento:

  1. .. e come dice Marta che ha 3 anni e frequenta un asilo cattolico : "Dumbo è nato per noi!". Certo la bambina ha confuso ma il concetto in fondo è quello, almeno dal punto di vista dei bambini!

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