domenica 3 luglio 2011

La Scuola Ionica e il percorso accidentato della conoscenza

Mileto

Se l’evoluzione del pensiero umano fosse una bella storia lineare in cui tutti quelli che vengono dopo imparano sempre dai loro predecessori, oggi saremmo molto più avanti nel nostro grado di comprensione del mondo. Idealmente la nostra missione ce l’ha spiegata Seneca, ne abbiamo parlato qui: ogni uomo aggiunge un pezzetto di conoscenza al bagaglio dei nostri antenati e lo mette a disposizione di chi verrà dopo.

Questa missione ideale l’abbiamo già trovata clamorosamente smentita nel caso di Lucrezio (qui), dimenticato, o meglio “killerato” dalla Chiesa per quasi mille e cinquecento anni, ma ancor più clamoroso è il caso della Scuola Ionica (o Scuola di Mileto), che intorno a cinque secoli prima di Cristo stava gettando le basi della comprensione dell’Universo e della scienza moderna, una rivoluzione sostanziale del pensiero che finì completamente nel dimenticatoio, per essere iniziata da capo solo con Copernico e Galileo Galilei. Due millenni di stop.
Di chi la colpa? Beh, una grossa fetta di responsabilità ce l’ha quel marpione di Aristotele. Ma procediamo con ordine.

Mileto era una colonia greca dell’Asia Minore che ebbe il suo periodo di massimo splendore intorno al VI secolo a.C. Per capirci, siamo nell’attuale Turchia:

 

Per qualche secolo fu un faro del sapere, grazie soprattutto a Talete (624-547 a.C.), che è considerato il fondatore della Scuola. Fu un validissimo astronomo, ma anche lui probabilmente riscoprì quello che era già stato scoperto dalla civiltà egizia, per non dire delle straordinarie conoscenze dei Maya in Sudamerica.
L’importanza fondamentale di Talete sta però nell’aver affermato per la prima volta che il mondo può essere compreso, che i suoi fenomeni obbediscono a leggi di natura che possono essere investigate. Sembra poco? No, è tutto, se consideriamo che prima di Talete solo gli Dei avevano la facoltà di fare e disfare, per di più senza regole.

L’influenza di Talete fu enorme su tutto il “gotha” dei pensatori dell’epoca e dei successivi, sia nell’area ionica che in tutta la sfera d’influenza greca.
Anassimandro (610-546 a.C.) osservò che l’uomo nasce troppo immaturo per badare a sé stesso e che quindi non poteva essere stato creato ma doveva essersi evoluto da un altro animale, secondo lui un pesce (fa sorridere, ma è un passo immenso).
Democrito (460-370 a.C.) disse, tenetevi forte, che spezzando o tagliando qualunque materiale in parti sempre più piccole, si arriva ad un punto in cui non può più essere tagliato, ad una grandezza piccolissima non più divisibile che chiamò àtomos (letteralmente indivisibile).
In Sicilia Empedocle (490-430 a.C.) osservò che l’acqua non riusciva ad entrare in un recipiente se s’impediva di farne uscire qualcosa d’invisibile: aveva scoperto l’aria (non fritta).
Aristarco (310-230 a.C.) osò ancor di più: la Terra non era al centro dell’Universo, né il sole le ruotava intorno ma piuttosto il contrario. Studiando la dimensione dell’ombra della Terra sulla Luna durante un’eclisse, giunse alla conclusione che il Sole era enormemente più grande della Terra e ipotizzò che le stelle non sono altro che soli lontani.    
Tutto questo fiorire d’idee derivava da un presupposto fondamentale sancito da Talete: non è sulla causa prima (che riconduceva inevitabilmente all’arbitrio degli Dei) che dobbiamo indagare ma sul modo in cui avvengono i fenomeni. Dal modo si può risalire alle cause, che un giorno capiremo. Mancava solo una cosa: il metodo scientifico. Ma per questo dovremo aspettare Galileo.

Saltando con nonchalance Socrate e Platone (ma ne parleremo un dì, è una minaccia), arrivò Lui, sua Maestà Aristotele. La scuola Ionica era a Mileto, pur sempre solo una colonia; Aristotele era ad Atene e questo fece una grande differenza. Atene era caput mundi molto prima che Roma lo diventasse; l’imposizione del modello ateniese passava anche attraverso i suoi pensatori.   
Padre del pensiero occidentale, della logica, della retorica e di tante altre cose, Aristotele fu anche padre di alcune aberrazioni che tanto fecero comodo nei secoli successivi a chi aveva un unico interesse: rimettere sul trono gli Dei.
Prima aberrazione: l’Universo è immutabile. Seconda aberrazione: la Terra e l’uomo sono al centro dell’universo. Terza aberrazione: gli atomi non possono esistere, perché l’uomo non può essere composto di entità fisiche prive di anima.  

Cartellino rosso ai pensatori ionici, da mettere in fretta nel dimenticatoio. Ricorderete forse quando abbiamo parlato (qui) del dialogo tra Simplicio e Sagredo nel capolavoro di Galileo: la dottrina di Simplicio è cristiana ma soprattutto aristotelica, perché Aristotele non si discute. Il Dialogo è infarcito di “ma ha detto Aristotele”. Forse se Ary avesse avuto la sfera di cristallo e avesse potuto vedere come sarebbe stato usato dalla Chiesa ci avrebbe ripensato.

Siamo fuori dal rischio dei secoli bui? E possibile, nell’era di Hubble e del CERN che i lumi si spengano? Potrebbe un nuovo Lucrezio essere oscurato?
Non ho la risposta, ma il solo fatto di porci la domanda è buona cosa per restare vigili.   

4 commenti:

  1. Ma adesso c'è internet! E' l'elemento nuovo, rivoluzionario, che ci consente di vigilare ... forse :-)

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  2. ci puoi giurare che tornano i periodi bui. le persone non imparano e se imparano dimenticano. basta guardare la storia politica, economica, sociale. perché come diceva quello nel lungo periodo siamo tutti morti e quelli che arrivano dopo devono comunque reimparare da capo ogni volta

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  3. Nel lungo periodo siamo tutti vivi, se dilatiamo la nostra vita nel passato e nel futuro alla ricerca dei mattoncini di conoscenza da aggiungere al grande edificio che sarà sempre abitato dall'umanità.
    E' l'unica ricetta per la vita eterna.

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