sabato 20 novembre 2010

Antropologia e razzismo non hanno nulla da dirsi

Vorrei proporvi una riflessione sul passato del genere Homo e qualche speculazione sul suo possibile futuro in senso evoluzionistico, ammesso che noi Sapiens lasciassimo tempo al tempo e non ponessimo fine anticipatamente all'avventura umana, cosa che ha purtroppo notevoli probabilità di accadere. Sarebbe ancora più amaro se trascinassimo con noi nel baratro tutte le altre specie viventi che nulla hanno fatto per meritarlo. Noi, ahimé, sì.

Ricostruzione di un giovane Neanderthal

L'Homo Neanderthalensis si è estinto qualcosa come 25.000 anni fa, non sappiamo perché. Non è stato quindi un nostro progenitore, ma un nostro cugino nel cespuglio dell'evoluzione e abbiamo convissuto a lungo. Oggi si pensa che per 100.000 anni Sapiens e Neanderthal abbiano abitato insieme il continente euroasiatico e si siano anche ibridati tra di loro, prova ne sia l'accertata presenza di geni neanderthaliani nel nostro genoma.
In passato si è creduto che il Neanderthal non avesse sviluppato una "cultura" ma studi più recenti, compresi i ritrovamenti di arte figurativa e di un flauto costruito con un osso, gli assegnano una capacità intellettiva pari alla nostra ed un aspetto molto simile, al punto che il paleontologo William Straus afferma che "se un Neanderthal si potesse reincarnare e porre nella metropolitana di New York, opportunamente lavato, sbarbato e modernamente vestito, si dubita che potrebbe attrarre alcuna attenzione".
L'estinzione dei Neanderthal è uno degli enigmi dell'antropologia oggi piû studiati: ci piacerebbe sapere almeno se si è estinto per colpa nostra.

Ancora più sorprendente è una storia di molto molto tempo prima: la coesistenza del nostro progenitore Homo Erectus con l'Australopithecus Robustus, durata qualcosa come un milione di anni, e finita più o meno un milione di anni fa con l'estinzione del Robustus.

Homo Erectus

Australopithecus Robustus

Qui le cose sono molto diverse rispetto alla rapporto Neanderthal-Sapiens: il Robustus aveva una capacità cranica di 1/3 rispetto all'Erectus ed era oggettivamente una specie inferiore in quanto a intelletto, più vicino a quello di uno scimpanzé che a quello di un uomo. Anche per il Robustus, il motivo dell'estinzione è ignoto e molto più difficilmente indagabile a causa dell'enormità di tempo trascorsa.
Comunque ora abbiamo capito che non dobbiamo più pensare all'evoluzione come un unico binario di storia in cui una specie si succede ad un altra. La coesistenza, il parallelismo temporale, sono la normalità. 

A che ci serve questo noioso ripasso di paleoantropologia?  A fare una riflessione e porci una domanda cruciale.
Il fatto che noi siamo l'unica specie vivente di Homo è una contingenza della storia. Le cose sarebbero potute senz'altro andare diversamente e non è escluso che vadano diversamente in futuro, sempre che riusciamo ad allontanare la fine del pianeta. Non possiamo escludere che in un futuro molto lontano un altro primate si evolva in un'altra specie di Homo, con caratteristiche molto diverse dalle nostre.
Scrive Stephen Jay Gould, un grande divulgatore nonché biologo e zoologo: "il Robustus sarebbe potuto benissimo sopravvivere e oggi ci porrebbe di fronte a tutti i dilemmi etici di una specie umana realmente e marcatamente inferiore come intelligenza. Avremmo costruito zoo, costituito delle riserve, promosso la schiavitù, commesso dei genocidi, o forse praticato la gentilezza?"

Ragionando in grandi scale di tempo e di spazio, si vede quanto misero e artificiale sia il razzismo contemporaneo: le cosiddette "razze" umane non esistono; sempre Gould afferma che non c'è un solo gene dell'Homo Sapiens che esista solo in un gruppo e non esista in nessun altro gruppo. Al punto che un genetista di cui purtroppo non ricordo il nome ha detto che se, per assurdo, tutta l'umanità si estinguesse tranne una singola tribù dell'Africa centrale, l'intero patrimonio genetico dell'uomo sarebbe comunque salvo. Einstein e Madre Teresa potrebbero ancora nascere.
Che faremmo oggi se avessimo accanto a noi un Homo veramente inferiore? Meno male che non conosciamo la risposta. 

E, per finire, la storia dell'evoluzione dei primati ci insegna anche un'altra cosa: se noi ci estinguessimo non è detto che sarebbe finita lì. Un altro Homo prenderebbe forse il nostro posto; non è solo per i nostri figli che dobbiamo aver cura della Terra.
Dobbiamo conservare il mondo per altre donne e uomini che oggi non immaginiamo e che, speriamo, avranno ereditato da noi solo le cose belle e dimenticato le altre. 


Tutte le illustrazioni sono tratte da Wikipedia

4 commenti:

  1. io però so, nella mia infinita ignoranza, che se è vero che "non c'è un solo gene dell'Homo Sapiens che esista solo in un gruppo e non esista in nessun altro gruppo", vi sono individui come Ettore che posseggono il gene della curiosità e dell'intelligenza. Gene così raro nell'Homo Sapiens da farmi dubitare che Ettore sia in realtà il primo inidividuo di un'altra razza! una razza magnifica da salvaguardare dall'estinzione!

    RispondiElimina
  2. Anonimo, firmati altrimenti sembra che mi sono commentato da solo!

    RispondiElimina
  3. Personalmente sono dell'idea che l'uomo sia da sempre (geneticamente?) incapace di fidarsi dei propri simili. Se vedo la ricostruzione fotografica del giovane neanderthaliano mi pare di vedere un bel giovane. Qualcuno dei nostri avi ha probabilmente visto in lui un potenziale avversario e se ne e' liberato. Se trovassimo una civilta' piu' avanzata della nostra probabilmente faremmo di tutto per annientarla. Rivedere le proprie idee e' un esercizio ignoto al nostro potere costituito (non parliamo di cambiare). Il mondo e' nelle nostre mani. In pessime mani, purtroppo.
    Caro Ettore, contrariamente alle altre volte, stavolta non voglio lasciare il tuo blog con delle considerazioni negative e prive di speranza. La natura e' molto potente, molto paziente e infinitamente piu' saggia. Probabilmente un paio di sussulti e qualche asteroide sistemeranno tutto in pochi millenni. Sempre che non ci si pensi noi, prima.

    RispondiElimina
  4. Questo blog invece che "per lo sviluppo dell'ignoranza consapevole" sta diventando il blog del pessimismo inconsapevole.

    RispondiElimina