Quasi tre anni fa ho dovuto rinunciare all’auto nei giorni di lavoro, per motivi logistici che non dipendevano da me. All’inizio ho digerito male la faccenda, ma poi lentamente ho fatto una scoperta che oggi non mi farebbe tornare indietro neanche se potessi.
Ho scoperto che ho guadagnato un’ora al giorno di tempo da dedicare a me stesso.
Adesso cammino un po’, il che non guasta, ma soprattutto nel tragitto in autobus faccio quello che mi pare, tutto tranne preoccuparmi della guida. Leggo soprattutto, ma anche dormo, chiacchiero, ascolto musica, penso e sono rilassato. Una roba, direi, imperdibile. Guardo dal finestrino del bus gli automobilisti nelle loro scatolette come un uomo libero guarda un prigioniero. A volte capita che mi dispiace di essere arrivato perché devo interrompere la lettura!
Ah, penso, se tutti potessero fare l’esperienza che ho fatto io e capire!
E’ vero, vivo in un paese dove i trasporti pubblici funzionano bene e difficilmente resti in piedi nel bus, quasi mai. Ma, pensa il mio cervellino sovversivo, se il traffico privato non esistesse i trasporti pubblici funzionerebbero bene dovunque.
Così sto immaginando un mondo dove le automobili private non esistono, dove questa che è una delle più perniciose invenzioni dell’umanità possa essere al massimo un taxi se proprio lo vuoi. In questo mondo fantastico il trasporto pubblico è di altissimo livello, capillare e completamente gratuito, perché gli illuminati amministratori hanno scoperto che si risparmia una montagna di soldi abbattendo l’inquinamento cittadino, diminuendo il dispendio di energia, facendo meno manutenzione alle strade, aumentando il benessere fisico della popolazione e quasi azzerando gli incidenti stradali. Ma proprio tanti tanti soldi, al punto che perfino le ferrovie non si pagano più.
In questo mondo immaginario la gente ha scoperto che è diventata molto più cortese e disponibile, non s’incazza più perché non incontra più gente incazzata.
Gli addetti alle catene di montaggio che costruivano automobili ora sono più contenti, perché costruiscono autobus, vagoni, tram e locomotive. Non costruiscono più oggetti del desiderio ma servizi per la popolazione. Adesso la gente non prova più invidia per una scatola di lusso con i sedili in pelle. Adesso la gente, spogliata dell’armatura con le ruote, ti sorride spesso.
In questo mondo immaginario i grandi centri commerciali non ci sono più, c'è stato un gran fiorire di botteghe e mercatini rionali come un tempo. Fare la spesa sotto casa è ora una bella esperienza di piccola socialità; ci conosciamo tutti, ci parliamo, ci aiutiamo. La piccola imprenditoria di tanti ha soppiantato la grande imprenditoria di pochi.
In questo mondo immaginario i grandi centri commerciali non ci sono più, c'è stato un gran fiorire di botteghe e mercatini rionali come un tempo. Fare la spesa sotto casa è ora una bella esperienza di piccola socialità; ci conosciamo tutti, ci parliamo, ci aiutiamo. La piccola imprenditoria di tanti ha soppiantato la grande imprenditoria di pochi.
In questo mondo immaginario, all’inizio, le autorità hanno consentito l’uso dell’automobile privata nei giorni festivi; ma a poco a poco la gente, che ha scoperto un mondo nuovo, vi ha rinunciato spontaneamente. E' stato costruito un grande monumento in piazza, fatto di carcasse di auto, dedicato a tutte le vittime della passata follia collettiva.
Il mondo, che è messo davvero male, ha bisogno di visionari, gente che metta in campo le utopie. Nel mio piccolo, io immagino.
Che magnifico sognatore che sei! E se ci inventassimo un MOVIMENTO PER LA REALIZZAZIONE DEL SOGNO? E se questo movimento diventasse una cosa grande, molto grande, con milioni di sostenitori in tutto il mondo, e davvero riuscissimo ad eliminare il trasporto privato dalla nostra scassatissima vita di candidati al cancro del polmone? Dai, inteventati qualcosa, chiediamo il sostegno di tanti e cambiamo sto' casino che abbiamo combinato!
RispondiEliminaTemo che al massimo potremmo creare un movimento per sensibilizzare, il che vuol dire continuare a sognare, ma in tanti.
RispondiEliminaPer farlo occorre un atto di forza, non c'è scampo. Chiamasi rivoluzione.